Cronologia degli anni di piombo

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Messo a disposizione da un giovane storico, Gabriele Donato, un importante strumento di consultazione che ripercorre gli eventi salienti dal 1966 al 1988 della lotta armata nel nostro Paese

di Pierluigi Sabatti

 

Un baedeker per attraversare un ventennio fondamentale nella nostra storia. Non quello, e neanche l’altro, più recente, del basso impero berlusconiano. Il ventennio in questione va dal 1966 al 1988 e lo storico Gabriele Donato lo affronta attraverso i fatti più drammatici che l’hanno caratterizzato nel suo libro La violenza, la rivolta – cronologia della lotta armata in Italia 1966-1988.

Sono 418 pagine costellate di cornici, che, in ordine cronologico, riportano gli avvenimenti più significativi in quella data. Ogni cornice costituisce uno stimolo ad approfondire gli eventi descritti, con l’ausilio dell’ampia bibliografia e degli indici dei nomi, dei luoghi e delle sigle che l’Autore ha curato. L’ingegnoso sistema per fermare l’attenzione del lettore sugli eventi “incorniciandoli” è del grafico Matteo Molinaro, che ha colto l’esigenza di Donato di sottolineare la complessità di quegli anni, “fermati” anch’essi da segnalibri rossi. Anni in cui – ha tenuto a sottolineare l’Autore – non ci furono soltanto violenze e rivolte, ma anche una crescita sociale e civile del Paese.

Da queste cornici emerge la storia, come storia viva e attuale, anche se originata da quanto è accaduto in precedenza. Sono anni da scandagliare profondamente di cui Donato mostra entrambi gli aspetti, positivi e negativi, “collocandoli – ha sottolineato Anna Vinci, docente e storica dell’Irsml, che ha presentato il volume – nel più vasto quadro nazionale e internazionale”.

Gli “Anni di piombo”, come saranno denominati gli Anni ‘70, cominciano, secondo Donato nel ’66 con la prima occupazione di una facoltà universitaria, quella di Sociologia a Trento. È l’avvio di un’epoca di profondi rivolgimenti. Gli Anni ‘70 sono anni di grandi tragedie provocate dal terrorismo nero, da quello rosso e da chi li strumentalizzò, ma sono anni di grandi conquiste sociali. Il nome “Anni di piombo” a quel periodo lo diede, involontariamente, la regista tedesca Margarethe von Trotta con il film omonimo che trattava di terrorismo nel suo Paese. Il film del 1981 divenne di culto ma anche la denominazione fu tale, almeno per il nostro Paese. Donato ha spiegato che la von Trotta intendeva riferirsi al “clima plumbeo della Germania degli anni ’50 e ’60 non al piombo dei proiettili”.

Il ventennio ‘66-’88 è segnato delle terribili stragi, molte delle quali ancor oggi senza colpevoli. Ne cito alcune che Donato riporta:

12 dicembre 1969, piazza Fontana a Milano (17 morti e 88 feriti).

22 luglio 1970: Gioia Tauro (6 morti e 66 feriti).

31 maggio 1972: Peteano, Gorizia (3 morti e 2 feriti).

17 maggio 1973: questura di Milano (4 morti e 40 feriti)

28 maggio 1974: piazza della Loggia a Brescia (otto morti e 102 feriti).

4 agosto 1974: Italicus (bomba sull’espresso Roma-Brennero: 12 morti e 105 feriti).

2 agosto 1980: stazione di Bologna (85 morti e oltre 200 feriti).

Pier Paolo Pasolini dichiarò di conoscere i mandanti delle stragi, pur ammettendo di non avere alcuna prova, in uno dei più famosi “scritti corsari” pubblicato sul Corriere della Sera il 14 novembre 1974: “Io so.
 Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato “golpe” (e che in realtà è una serie di “golpe” istituitasi a sistema di protezione del potere).
 Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
 Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. 
Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di “golpe”, sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi più recenti.
 Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974)”.

Lo scrittore venne assassinato brutalmente nella notte tra l’uno e il 2 novembre 1975 all’idroscalo di Ostia.

Le stragi, quella che sarebbe stata poi denominata “strategia della tensione”, erano figlie di un disegno eversivo contro la profonda trasformazione che stava assumendo la società italiana, avviata sul piano politico con i governi di centro-sinistra per arrivare al compromesso storico elaborato da Berlinguer dopo il golpe in Cile, che aveva deposto il presidente democraticamente eletto, Salvador Allende. Regista Henry Kissinger, esecutore Augusto Pinochet. Era l’11 settembre 1973.

Mi scuso, ma non riesco a trattenermi dall’aprire una parentesi per ricordare che il cosiddetto Presidente emerito, Giorgio Napolitano, ha ricevuto nel 2015, il Premio Kissinger. Forse per aver sconfitto il comunismo? Ai lettori il commento.

La crescita civile della società italiana comincia nel 1970 con lo “Statuto dei lavoratori”, prosegue con il varo della legge sul divorzio dello stesso anno e con la bocciatura del referendum abrogativo nel ’74; con il nuovo diritto di famiglia del ’75 e con la legge sull’aborto del ’78, anno in cui viene approvata la legge 180, meglio conosciuta come legge Basaglia. Un vero scossone che modifica il costume e il comune sentire del Paese anche grazie all’irruzione dei nuovi media, radio e tv private.

Però in quel decennio eccezionale avvengono l’assassinio del commissario Calabresi nel ‘72, l’attentato palestinese a Fiumicino del ’73 che provocò la morte di 34 persone e il ferimento di altre 15 e l’attentato all’Oleodotto di San Dorligo della Valle (Trieste) con la stessa matrice. E poi l’uccisione del militante di Lotta Continua Francesco Lorusso a Bologna nel ’77 e il rapimento Moro nello stesso anno.

Anni terribili, di grandi tragedie,di grandi conquiste e di grandi ideali oggi velocemente traditi, suggellati da una indimenticabile vignetta di Altan: “Sono finiti gli anni di piombo e cominciano gli anni di m…”. Che peraltro continuano e proprio per questo è utile a un Paese senza memoria un baedeker come quello di Gabriele Donato, che Anna Vinci ha definito “uno strumento operativo, un inizio per farsi un’idea di quell’epoca a prescindere dai toni plumbei e drammatizzanti, un libro in cui Donato è andato oltre il suo volume precedente sulla lotta armata, realizzato grazie ai materiali reperiti dalla biblioteca di Bruno Pincherle, medico, antifascista e storico della Medicina, che partecipò alla Resistenza, messi a disposizione da Laura Safred”.

“Non è una cronologia astratta” ha sottolineato Anna Vinci e Donato ha risposto che in quel periodo c’è stata “un’ondata innovativa che ha scosso il Paese e che forse non sapeva dove incanalarsi, condizionata, a sinistra, dall’ideologia o meglio dalla purezza ideologica per giustificare la violenza”. E il paradosso è che la lotta armata si giustifica con la mancata attuazione del riformismo proprio nel realizzarsi del più importante ciclo riformatore del Paese nel ‘900.

La presentazione, organizzata dall’Irsml e dal Circolo della Stampa, ha stimolato un dibattito in cui sono stati toccati temi come quello degli “infiltrati”, tornato di attualità. “Un ruolo – ha spiegato Donato – destinato a dare di quelle vicende aspetti violenti per poi attuare la repressione”. Come quello degli opposti estremismi, “etichetta – ha affermato l’Autore – che accomunandola alla destra in qualche modo neutralizza il pericolo della sinistra”. E poi del ruolo del sindacato, sul quale è intervenuto il presidente dell’Irsml, Mauro Gialuz rifacendosi, tra l’altro, all’omicidio di Guido Rossa, operaio comunista dell’Italsider di Genova. Assassinio che i brigatisti rossi capiranno essere stato un grave errore e che segna la loro distanza dagli operai.

Un libro che è una miniera, che stimola non uno ma più dibattiti. E ora un cenno all’Autore: Gabriele Donato (Cividale del Friuli, 1976) insegna nella scuola secondaria superiore. Collabora con l’Irsml, per il quale ha già pubblicato nel 2012 il libro La lotta è armata. Dottore di ricerca in Storia contemporanea, si è occupato anche dell’antifascismo cospirativo fra le due guerre e dei movimenti sindacali nel Novecento.

 

Copertina:

 

Gabriele Donato

La violenza, la rivolta

Cronologia della lotta armata

in Italia 1966-1988

Irsml Friuli Venezia Giulia

Trieste 2018

  1. 418, euro 25,00