Vetri tra Marsiglia e Venezia

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Nel capoluogo della Laguna un’importante rassegna in due sedi espositive

di Nadia Danelon

L’esposizione “Una fornace a Marsiglia. Cirva – Centre International de recherche sur le verre et les arts plastiques”, aperta al pubblico dal 9 aprile 2018, è suddivisa tra due importanti realtà veneziane attive in ambito culturale: la “Fondazione Querini Stampalia” e le “Stanze del vetro”. Lo scopo di questa mostra è quello di esaltare l’importanza del Cirva, un centro internazionale che dal 1986 si occupa di fornire il proprio supporto ad artisti che per la prima volta scelgono di utilizzare il vetro per creare i loro elaborati. Nell’ambito di questa prestigiosa istituzione, nel corso di poco più di trent’anni di attività, si è formata una notevole collezione che tra la primavera e l’estate 2018 viene esposta a Venezia. La mostra si compone delle opere di 17 artisti (Larry Bell, Pierre Charpin, Lieven De Boeck, Erik Dietman, Thomas Kovachevich, Giuseppe Penone, Jana Sterbak, Martin Szekely, Robert Wilson, Terry Winters, Dove Allouche, James Lee Byars, Giuseppe Caccavale, Hreinn Fridfinnsson, Philippe Parreno, Remo Salvadori e Francisco Tropa) collocate nelle due differenti sedi veneziane dell’esposizione: può essere interessante ricordare che questi capolavori, che il Cirva ha concesso in prestito nel corso degli anni, non hanno mai fatto parte di un’esposizione permanente presso tale istituzione che è appunto proprietaria di questa vasta collezione. Viene a crearsi così l’occasione favorevole, nel contesto di un dialogo legittimo tra due città importanti – Venezia e Marsiglia – unite dalla comune produzione di capolavori realizzati con l’ausilio del vetro, per una mostra interessante e memorabile.

Come ricordato dalle curatrici (Reiher e Bertola), gli autori attivi in questi anni nel contesto del Cirva dimostrano con queste opere quella che può essere considerata anche una parentesi significativa nell’ambito della loro produzione, dettata dalla rivelazione legata all’utilizzo di un materiale fino a quel momento inedito per l’artista preso in esame: il vetro come forma espressiva necessaria in quel particolare momento della sua carriera, rispolverata solo saltuariamente nel contesto delle opere successive. Per questo ed altri motivi, il messaggio legato al contesto di questa mostra risulta nel complesso affascinante: tanto più che i due artisti Caccavale e Salvadori hanno creato delle nuove opere in esclusiva per questa esposizione, entrate a far parte della già vasta collezione del Cirva, esposte al pubblico nelle sale allestite temporaneamente presso il terzo piano della Fondazione Querini Stampalia. Inoltre, nel giardino esterno delle “Stanze del vetro” presso l’isola di San Giorgio Maggiore, è visibile la monumentale opera “Qwalala” dell’artista americana P. White: un grande muro curvo (75 metri) composto da migliaia di mattoni in vetro colorato, esposta eccezionalmente fino al 30 novembre 2018. L’opera è oggetto di specifici laboratori proposti al pubblico, insieme ad altre attività dedicate sia agli adulti che ai bambini. Le due sedi della mostra presentano caratteristiche differenti: la Fondazione Querini Stampalia, in cui vengono temporaneamente ospitate le opere di otto artisti, chiude la sua parte di esposizione il 24 giugno 2018. Al contrario, le “Stanze del vetro” (che abbracciano la produzione di dieci artisti legati alla storia del Cirva), proseguono questo percorso espositivo e didattico fino al 29 luglio 2018.

Comune ad entrambe le sedi della mostra è la presenza di opere dell’artista Jana Sterbak. Come viene ricordato nei testi elaborati per presentare al pubblico questa mostra particolare, il connubio ideale tra Venezia e Marsiglia è dettato da alcune caratteristiche comuni: entrambe le città sono toccate dall’acqua e ricoprono un ruolo fondamentale nel processo di “invenzione” del vetro. Sono proprio le caratteristiche di questo particolare materiale, fragile ed intrigante allo stesso tempo, a dare valore alle collaborazioni che negli anni si sono sviluppate nel contesto del Cirva di Marsiglia: nel corso del tempo, dal 1986 ad oggi, si ricorda il passaggio di circa 200 artisti interessati ad indagare le potenzialità di questo materiale che “nasce dal fuoco per diventare ghiaccio”.

Il centro marsigliese fonda la sua attività didattica sullo scambio di informazioni tra le figure dell’artigiano e dell’artista: con la “scoperta” del vetro, quest’ultimo usufruisce dell’opportunità di poter approfondire le potenzialità di un materiale che potrebbe avere dei risultati inaspettati nell’ambito della sua produzione. Reiher (curatrice della mostra, direttrice del Cirva) descrive nel catalogo l’esperienza di un ambiente che appare frizzante e consapevole del messaggio che offre nell’esaltare le potenzialità di un materiale davvero particolare. Dal canto suo, Bertola (l’altra curatrice dell’esposizione, responsabile per l’arte contemporanea della Fondazione Querini Stampalia) nell’ambito del suo saggio illustra nel dettaglio le caratteristiche del vetro che attraverso le sue parole viene descritto come un materiale “molteplice e poliedrico”, tanto particolare da essere utile per la formulazione di una “pluralità di linguaggi espressivi”. Inserendosi nell’indagine che trova una sua collocazione ideale anche nella realtà delle “Stanze del vetro” (nate dalla collaborazione tra la Fondazione “Giorgio Cini” e “Pentagram Stiftung” nell’estate 2012), legate al prezioso contesto culturale del “Centro Studi del Vetro” che si occupa della conservazione tanto dei fondi artistici quanto degli archivi storici delle vetrerie muranesi con il loro repertorio (formato da disegni, documenti, cataloghi, rassegne stampa e fotografie), questa esposizione contribuisce ad esaltare l’importanza di un materiale particolare che si è reso assolutamente necessario come mezzo d’espressione per gli artisti che lo hanno utilizzato nel contesto della loro produzione. Sono memorabili le parole tratte dal saggio di Chiara Bertola, presente nel catalogo della mostra (stampato a cura di Skira editore): “Ma la cosa fondamentale è che al vetro, semplicemente, non va sottratta l’anima: per vedere il vetro non bastano gli occhi, perché vedere è anche sentire, ascoltare, pensare, immaginare”.