Il desiderio delle donne

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“If you men only knew” (Se solo voi uomini sapeste)

di Martina Vocci

 

“If you men only knew (Se solo voi uomini sapeste)” Con questa laconica e beffarda frase inizia una memorabile scena di Eyes Wide Shut, il capolavoro postumo del cineasta-demiurgo Stanley Kubrick. Interno notte, camera da letto borghese, una stanca e annoiata Nicole Kidman/Alice apre la specchiera del bagno e ne trae una scatola di cerotti. In realtà non sono Band-Aid per la figlia, ma una panacea per combattere la routine quotidiana: uno spinello. Lascivi e seminudi, Alice e Tom Cruise/Bill Harford condividono qualche boccata e iniziano a parlare di gelosia, umanissimo sentimento che potrebbe smuovere una qualsiasi normale coppia dopo qualche anno di matrimonio dal torpore dell’abitudine. Solito schema: lei corteggiata da un conte ungherese vuole essere solo sedotta, mentre il semplice dottore di Manhattan può flirtare con due anonime modelle senza pensare al tradimento. “Se solo voi uomini sapeste” arriva dopo un lungo argomentare in cui è palese la semplice e piana mente del dottore contro la complessa e raffinata mente di Alice che, con una spettacolare performance attoriale, racconta la bellezza del desiderio femminile.

Dodici minuti che vale la pena guardare e riguardare, non solo perché Kubrick rimane uno dei più grandi maestri del cinema, dotato della capacità di plasmare l’esperienza umana attraverso la polimorfia del mezzo cinematografico, ma perché in fondo questa scena riassume la difficoltà del rapporto uomo- donna con potenza impensabile per qualsiasi saggio sull’argomento. Certe cose non si possono spiegare, si devono vedere e vivere per coglierne profondità e sfumature, ma soprattutto per capire l’intreccio unico che nasce da quello stimolo con la propria esperienza.

La confessione di Alice è una pura forma di ingresso nell’Alterità, con l’altro da sé, con tutto ciò che è esterno al proprio limite e sfugge al controllo (maschile). Un fenomeno che tutti conosciamo e che per primo si manifesta nella vita adulta con le difficoltà nel rapporto di coppia, tra maschile e femminile – le famose e maledette due parti della mela di cui parlava Platone. Il capolavoro di Kubrick, e la sua smodata ambizione nel trasformare la Traumnovelle (Doppio sogno) di Arthur Schnitzler, si nutre proprio di questo: l’esplorazione della parte più difficile e complicata del rapporto di coppia, ovvero la conservazione dell'”Amore”. Non è una pellicola semplice, Eyes Wide Shut, che già dal titolo fornisce la risposta alla domanda che di fondo contiene: un ossimoro e una contraddizione in termini “occhi ampiamente chiusi”, così si conserva l’amore anche dopo anni di matrimonio e gli scogli di quotidianità e routine. Un gioco di parole – che abbia ereditato qualcosa dalla disastrosa collaborazione con Vladimir Nabokov per Lolita? – chiama in causa l’espressione inglese “Eyes Wide Open” lo sguardo spalancato sul mondo di cui Kubrick perverte i termini giocando all’ipotetica chiusura che implica il matrimonio, intesa in senso negativo.

Ma ancora una volta, la chiave di tutto è il gioco perverso tra realtà e finzione: lo stesso Kubrick dopo un primo matrimonio naufragato, sposò una donna libera e straordinaria, Christiane con cui rimarrà dal 1959 fino alla morte nel 1999. È curioso che l’ultimo lascito di questo regista riguardi proprio quello che forse nella vita gli è riuscito meglio: il matrimonio, certo il secondo, che sarà il suo buon ritiro dalla grande fatica della produzione cinematografica e il lungo lavoro di regista che difficilmente, nella sua totale mania di controllo, riesce ad affidare al caso anche il minimo dettaglio di una pellicola. Un tiranno del grande schermo, basta chiederlo alla povera Shelley Duvall che sul set di Shining ebbe un esaurimento nervoso e ancora ricorda come un incubo il maniacale perfezionismo di Kubrick.

Non è una scelta casuale il tema dell’Amore e del Matrimonio, è forse l’ultimo messaggio complesso di un uomo raffinato, filosofo e colto che voleva lasciare in eredità qualcosa al mondo. Pur non essendo stato molto compreso: il film ebbe recensioni timide, insinuazioni sulla paternità del montaggio. Io penso sia invece uno straordinario messaggio d’amore per la donna e per l’umanità che oggi vive una profonda crisi proprio alle fondamenta del suo essere: il rapporto “più antico e difficile del mondo” – per dirlo con le parole di Saba- quello tra il maschile e il femminile. Uso termini neutri perché non credo che il genere sia biologicamente determinato, men che meno al giorno d’oggi in cui stiamo assistendo a un progressivo svuotamento del ruolo dell’uomo nella millenaria società patriarcale, un tema che scuote coscienze in tutte le file e priva del sonno un po’ tutti quelli che sono curiosi di capire che posto occupare nel mondo.

Tornando a Eyes Wide Shut, che di fondo è una formidabile metafora di questa incomprensione ontologica tra uomo e donna (ecco che torna la frase “Se solo voi uomini sapeste”), Alice è una donna libera e come tale sceglie ogni giorno di “sopportare” la semplicità di Bill Harford, nelle sue piccole idiosincrasie e insicurezze sostenute dallo sfoggio di un tesserino medico, il riconoscimento del ruolo come unica fonte di legittimazione nel mondo. Alice sceglie, ma non per questo reprime istinti e fascinazioni per l’ufficiale con cui sogna di tradire Bill: il suo desiderio esiste ed è sufficientemente coraggiosa (o stordita dallo spinello) per confessarlo al marito che, gettato nello sconforto dalla lucida e calda apertura di uno spiraglio sul vero Io della moglie, vaga in cerca di tradimento tutta la notte tra prostitute, orge iniziatiche a cui partecipare purché mascherati e in cui il sesso altro non è che una brutale forma di ginnastica eccitante e anonimamente meccanica. Il sesso matrimoniale non viene mai mostrato nel film, quasi ci fosse una forma di pudore e una forma di rispetto per esso. (Anche se, lasciatemelo dire, trovo assolutamente geniale che Kubrick abbia terminato la sua carriera con la parola “Fuck”, scopare, la soluzione a qualsiasi forma di tradimento desiderato o per vendetta anelato, pronunciata proprio da Alice, la donna).

Cosa rende questo film una metafora di uno dei problemi più seri che attraversa la nostra società in questo momento? La sua assoluta umanità in un perverso circolo vizioso che ha distrutto anche la coppia reale Nicole Kidman e Tom Cruise, lasciatisi poco dopo la fine delle riprese, probabilmente consci che il loro amore non raggiungeva nemmeno la soglia minima di ciò che Kubrick pensava dell’amore e del matrimonio. La donna è il cuore del mondo di Eyes Wide Shut e da indiscrezioni sembra che ciò che ferì di più Kubrick fu proprio questo fraintendimento e l’accusa di misoginia. Da donna, penso che la figura di Nicole Kidman sia una delle più belle donne mai create nella storia del cinema: forte e insieme vulnerabile, solida eppure così effimera nel sorseggiare champagne con il conte ungherese, così dannatamente bella nel suo collo lunghissimo sul corpo nudo eppure mostrata anche in ambiente domestico con i gambaletti sotto la gonna nell’impacchettare libri di Van Gogh insieme a sua figlia. Ecco, questa pellicola rappresenta la vera rivoluzione del femminile nella nostra società: il rifiuto da parte della donna di essere solo musa e ispirazione per arrivare in un posto più terreno e umano in cui, sotto la perfezione che ogni uomo vorrebbe e vede, ha anche il diritto di sognare di tradire, e soprattutto appropriarsi di una voce non stereotipata, ma comunque potente ed energica fuori dalla sua nomea di affidabilità’ e sicurezza. E non per questo rischiare violenza, ma questo è un altro discorso.