CARLO VIDONI: TRACCE DI ESISTENZA

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di Marco Menato

 

 

“Tracce di esistenza bibliografica” potrebbe essere più correttamente intitolata l’installazione artistica che Carlo Vidoni ha inaugurato nella Galleria d’Arte Mario Di Iorio della Biblioteca Statale Isontina, venerdì 5 giugno.

Le Note di progetto stese da Stefano Chiarandini, presidente dell’Associazione culturale “Venti d’Arte” di Udine e ideatore della articolata serie di mostre di Vidoni, così spiegano: “Il filo conduttore delle diverse mostre è la ricerca di un rapporto tra segni lasciati dal contesto antropologico e segni ritrovati dall’artista in ambito naturale. Le due visioni, quella naturale e quella umana, da sempre dialogano nell’opera di Vidoni, in un rapporto sia conflittuale sia apertamente dialettico. Il legame con la realtà regionale di matrice rurale, il ricordo dell’infanzia dell’artista, sono rievocati ed elaborati in opere che spesso riprendono elementi naturali, mescolati e talvolta fusi con oggetti realizzati dall’uomo. Inoltre, l’esperienza acquisita nel corso del tempo sulla lavorazione di resine sintetiche, legno e materiali vari, consente all’artista di operare una metamorfosi continua, in un’ibridazione di diversi ambiti usualmente separati tra loro”.

Certamente la mostra allestita a Cormons, nel Museo Civico del Territorio (22 maggio – 28 giugno), risponde in pieno alla descrizione presente nelle Note, e non a caso è stata anche la prima mostra inaugurata. Le altre mostre si apriranno alla Fondazione Ado Furlan a Pordenone (12 settembre – 4 ottobre), nella Galleria Spazzapan di Gradisca d’Isonzo, a Casa Cavazzini a Udine (le ultime due, tra ottobre e novembre) e, per finire, nella sede del Comitato delle Regioni d’Europa a Bruxelles (primavera 2016).

Il catalogo sarà ovviamente unico, in italiano e in inglese, e conterrà saggi di Angelo Vianello, Alessandro Bertinetto, Vania Gransinigh e Annalia Delneri. Tutte le mostre hanno avuto o avranno un corollario di eventi collaterali, come oramai siamo abituati a richiedere.

La mostra goriziana, come dicevo, mi pare invece che sia anomala e non vuole ricordare un passato reale o ancestrale che sia.

Chi è entrato nelle due sale della Galleria si è trovato davanti a quattro isole, contraddistinte da 40 libri aperti (questo è un particolare importante) e appesi con un filo sottilissimo, quasi invisibile, alle volte in pietra. Sopra le volte si erige la Biblioteca Statale, ma una volta era il Collegio gesuitico e poi l’I.R. Ginnasio austro-ungarico: severe strutture dedicate agli studi e alla sapienza racchiusa nei libri.

Quei libri aperti e appesi sono le radici di ogni cultura, passata presente e anche futura, senza il libro non si dà insegnamento, ricerca e progresso. Quei libri sono anche l’immagine concreta della bibliografia, ossia la scienza (o meglio: la metascienza) propria del bibliotecario, dalla quale non si può prescindere se si vogliono percorrere utilmente le mappe della ricerca, costruire biblioteche pubbliche ma anche la nostra personale e piccola biblioteca (anche quella di Vidoni, i cui resti sono sul tavolo di cui più avanti?). Senza i libri, l’uomo è perduto e preda degli istinti più ferini, prova ne sia che ogni guerra o rivoluzione (Isis insegna) mira subito a distruggere gli emblemi fisici della cultura e della memoria (musei, biblioteche e archivi).

Quei libri sono stati raccolti da Vidoni con attenzione e passione, sono stati riempiti di disegni, quasi preziosi scarabocchi, a mo’ di moderne miniature, che tuttavia permettono la lettura dei testi sottostanti.

E ancora, nove libri sono aperti su un semplice e rude tavolo bianco, liberi di essere sfogliati, consultati, toccati e forse anche portati via (è l’augurio silenzioso di Vidoni): si tratta di Chomsky, B. H. Levy, H. D. Thoreau, Cartesio, Popper, sant’Agostino, Bakunin, Foucault e Malcom X, in edizioni economiche.

Ritengo che quei libri, non casuali (come casuale non è mai la bibliografia), debbano essere descritti nel catalogo come – appunto – la bibliografia insegna: sono essi stessi la bibliografia di questa intelligente mostra. Dal tavolo spunta un ramo d’albero al quale sono appese cinque torce (di evangelica memoria?): la sapienza è sempre del mondo reale e lo illumina.

 

Carlo Vidoni è nato a Udine nel 1968, vive e lavora a Tarcento. Dopo la frequenza dell’Istituto d’arte “Sello” di Udine, si è laureato in Storia dell’arte contemporanea all’Università di Udine. La sua ricerca artistica si muove da anni all’interno di vari ambiti espressivi, oscillando dalla sperimentazione scultorea, condotta attraverso l’uso di molteplici materiali, alla fotografia ed al disegno. Ha esposto in numerose rassegne d’arte sia personali che collettive.

 

FOTO DI  Massimo Poldelmengo