Fronte del porto: un vademecum per attori

| | |

di Stefano Crisafulli

 

Quando uscì, nel 1954, fu un grande successo di pubblico e vinse ben otto premi Oscar (film, regia – Elia Kazan -, sceneggiatura, attore protagonista – Marlon Brando – e attrice non protagonista – Eve Marie Saint -, fotografia, scenografia e montaggio). Ma Fronte del porto (titolo originale: On the waterfront) è un film che, in realtà, ha molte ombre e poche luci, a cominciare dal regista stesso, Elia Kazan, che aveva collaborato con il famigerato senatore Mc Carthy nel periodo della ‘caccia alle streghe’ comuniste. Negli anni ’50, infatti, chiunque, per mezzo di delazioni, poteva essere accusato di attività ‘antiamericane’ solo perché, ad esempio, aveva partecipato a una manifestazione pacifista e registi e attori hollywoodiani, in particolare, vennero messi alla berlina da questo sistema paranoico. Ma anche la struttura del film, ambientato nel porto di New York, delinea una serie di tesi piuttosto discutibili sul ruolo dei sindacati in USA e sul concetto di sacrificio. In realtà, Fronte del porto andrebbe ricordato soprattutto per la grande prova attoriale di Marlon Brando e di Eve Marie Saint, non a caso giustamente premiati agli Oscar.

La storia si sviluppa attorno ad un pugile fallito, Terry Malloy, interpretato da Marlon Brando, che svolge piccoli lavoretti sporchi al soldo di un boss mafioso. La mafia controlla anche il sindacato portuale e i lavoratori sono taglieggiati e sottomessi. Il fratello di Terry, Charlie (Rod Steiger) ha fatto carriera proprio da delinquente ed è diventato uno dei collaboratori più stretti del boss. Ma un giorno muore un lavoratore e Terry, che nel frattempo si è innamorato della sorella del morto, Edie (Eve Marie Saint), capisce che è giunto il momento di rompere con l’illegalità e di denunciare il boss per l’omicidio, anche perché lui è stato testimone diretto del fatto. Ad incoraggiarlo è il prete (Karl Malden), che è rimasto l’unico baluardo a difesa dei lavoratori e dell’onestà. Per fermare Terry viene incaricato proprio Charlie, che però non se la sente di far del male al fratello e lo lascia andare, sapendo, in questo modo, di essere un uomo morto.

Ed è proprio questa una delle scene più famose del film e di tutta la storia del cinema, anche perché venne completamente improvvisata da Marlon Brando: i due sono all’interno dell’abitacolo di un’auto e, all’inizio, Charlie tenta di convincere Terry con le buone, poi però lo minaccia con la pistola. La reazione di Terry/Brando è inaspettata e, proprio per questo, molto vera: guardando il fratello con stupore e affetto, come se non si aspettasse da lui una cosa del genere, scuote la testa e sposta dolcemente la pistola. E infatti Charlie non riuscirà a sparargli. La seconda scena da guardare e da riguardare avviene durante una passeggiata. Terry sta parlando con Edie e ad un certo punto cade, involontariamente, un guanto alla ragazza, ma il regista non blocca la scena e fa bene, perché Marlon Brando prende il guanto da terra e, mentre pronuncia le sue battute, ci gioca e, addirittura, lo indossa, per poi restituirlo a Edie. Tutto merito del ‘Metodo’ dell’Actors Studio che Brando frequentò e che in queste scene venne da lui applicato in maniera sublime.