Kandinsky e le avanguardie

| | |

Una mostra sulle avanguardie del Novecento, realizzata a Monfalcone in collaborazione con la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro

di Francesca Schillaci

 

«In generale, il colore è un mezzo che consente di esercitare un influsso diretto sull’anima. Il colore è il tasto, l’occhio è il martelletto, l’anima è il pianoforte dalle molte corde. L’artista è la mano che, toccando questo o quel tasto, mette opportunamente in vibrazione l’anima umana» afferma Wassily Kandinsky. È basata su questo principio la mostra allestita alla Galleria Comunale Contemporanea di Monfalcone “Punto, linea e superficie. Kandinsky e le avanguardie”, curata da Elisabetta Barisoni, ovvero sull’unione del colore attraverso la sperimentazione del sentimento in relazione al periodo storico e a tutti i relativi cambiamenti.

La mostra racconta il viaggio affascinante che l’arte astratta ha compiuto dalla sua nascita fino alla contemporaneità. L’esposizione si apre con le opere di Kandinsky e Paul Klee, i due maestri che hanno definito in toto la corrente dell’astrattismo: del primo si possono ammirare i quadri degli anni Venti da cui trae spunto anche il nome della mostra, titolo originale del libro scritto da Kandinsky nel 1926 che diventò presto uno dei testi capitali della moderna teoria dell’arte. L’artista russo libera progressivamente la sua pittura da qualunque riferimento alla realtà, dando libera espressione ad un astrattismo lirico fondato su solide basi filosofiche e affinità con il mondo della musica; del secondo invece, si possono ammirare sette opere in mostra che attraversano tutto il suo percorso creativo insieme al quale Kandinsky fondò il movimento artistico Der Blaue Reiter che rivoluzionò completamente l’arte dalle sue origini.

I capolavori presenti in mostra provengono tutti dalle collezioni di Ca’Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna della Fondazione Musei Civici di Venezia, tra cui la scultura di Jean Arp che entrò a far parte della collezione quando l’artista vinse il Premio come “miglior scultore” alla Biennale di Venezia del 1954.

Ma ad affascinare l’eleganza e la consapevolezza dell’esposizione, non è solo la scultura di Jean Arp che apre la mostra insieme ai quadri di Kandinsky e Paul Klee, ma anche la fine della stessa con le sculture del periodo minimalista che vedono coinvolte opere di Mirko Basaldella con la sua Ettore e Andromaca e Richard Nonas a fianco all’artista tedesca Julia Mangold, che introducono il visitatore nel pensiero degli anni Settanta, non permettendo però, allo stesso tempo, di poter apprezzare le opere dei singoli scultori, poiché escluse dal loro contesto estetico di origine (Richard Nonas creò tutta una serie di legni esposti con una precisione millimetrica tra loro con lo scopo di creare un’illusione ottica basata sulla materia viva e non solo sul singolo pezzo).

Il cuore della mostra però consente di toccare l’esperienza del periodo storico che intercorse tra la nascita dell’Astrattismo e il Minimalismo degli anni Settanta: si parte dal Surrealismo dove opere come quelle di Joan Mirò, Max Ernst e Antoni Tapiès per citarne solo alcuni, fanno da cuore pulsante a tutta la mostra. La diversità del colore e dell’uso della tecnica esprimono chiaramente la smania di ricerca che gli artisti del tempo impiegavano per incastrare sulla tela una sensazione (Mirò), un ideale artistico (le forme musicali di Luigi Veronesi) o le visioni extrasensoriali tipiche del pensiero surrealista (le analogie cosmiche di Enrico Prampolini) fino ad arrivare ai quadri di Emilio Vedova, basato sull’uccisione del colore, tipico dell’artista italiano, mentre l’altro si fonda, al contrario, sull’esaltazione della cromaticità all’estremo, quasi a voler far convivere due opposti della stessa arte.

L’influsso di Kandinsky si fece sentire anche nell’evoluzione artistica sia prima che dopo il secondo dopoguerra: gli anni Trenta e Quaranta vedono la nascita di tendenze creative che in Italia si chiamano Informale, Tachisme in Francia, Action painting o Abstract expressionism negli Stati Uniti, dove New York divenne il punto di riferimento più importante dell’innovazione artistica a livello internazionale. Per quanto riguarda l’Informale in Italia, non era né un gruppo né un movimento artistico vero e proprio, ma piuttosto una volontà ben precisa di esprimere una dimensione individuale attraverso l’atto artistico, senza mediazioni e forme di linguaggio a cui dover appartenere per forza. Le tendenze che si ricordano sono l’Informale gestuale, l’Informale materico e lo Spazialismo. La motrice che porta alla formazione di questi pensieri artistici si crea dal pensiero creativo del Maestro russo, dove l’arte viene vissuta come un processo violento di passioni, tensioni e sensazioni attraverso la formazione del gesto, del suono e del tocco nella forma del colore, quindi la matrice si rivela fondamentalmente astratta, ma è il gesto in sé che ne cambio il significato nell’interpretazione del presente.

Nel secondo dopoguerra, invece, l’artista non si ritrova più nella ricerca di un significato della propria contemporaneità storica, poiché annientato e sradicato da ogni antico valore, e inizia quindi a cercare piuttosto un senso dell’esistenza dentro la tragedia umana della guerra. Dal qui ed ora si passò all’esistenzialismo sia nell’arte che nella letteratura, con Sartre e Simone de Beauvoir in Francia e con la Beat Generation negli USA, nel tentativo di comprendere cosa restava dell’umano in quanto essere dopo la tragedia dei bombardamenti, dei campi di sterminio e della bomba atomica.

La mostra “Punto, linea e superficie. Kandinsky e le avanguardie” ha messo in relazione tutto il Novecento artistico mondiale partendo dal grande Maestro russo, per dimostrare quanto sia necessario ripercorrere la storia dalle opere originali, sia dal punto di vista artistico che da quello storico, per poter comprendere e sostenere meglio la riflessione sul nostro presente.

 

Wassily Kandinskij

Kleine Welten

(Piccoli mondi)

Tempera su carta, 1922

Fondazione Musei Civici di Venezia

Cà Pesaro Galleria Internazionale

d’Arte Moderna