La lunga vita di Giuseppina Martinuzzi

| | |

In un libro di Giacomo Scotti ripercorsa la biografia dell’intellettuale socialista istriana

di Silva Bon

 

È appena uscito in libreria l’ultimo lavoro di Giacomo Scotti, noto scrittore e poeta, nato a Saviano, in provincia di Napoli, nel 1928 e attivo tra Fiume e Trieste, in un continuo intreccio di viaggi, di spostamenti, di presenze culturali nelle due realtà contigue, quella croata e quella italiana. Scotti è portatore di valori di dialogo, di conoscenza, di superamento di confini reali e di muri ideologici, di pregiudizi che chiudono all’altro, per promuovere piuttosto un ponte costruito sulla parola, sulla diffusione di saperi, di avventure letterarie che permettono ai lettori italiani, curiosi e aperti, di incontrare il mondo croato-serbo e, a quelli della ex Jugoslavia, il mondo italiano. Per questa sua opera instancabile di fraseggio e di contaminazione intellettuale, politica in senso lato, è stato premiato più volte, in Italia, come a Fiume e a Pola.

Autore di più di centottanta opere di storia, di narrativa, romanzi, sillogi poetiche, saggi, Giacomo Scotti, a novant’anni ancora è presente nel mondo culturale delle nostre terre di frontiera. Come scrittore sensibile, e attento operatore scientifico, oggi ci offre la possibilità di leggere il lavoro più completo ed esaustivo scritto su un personaggio femminile che nella regione dell’Alpe Adria è diventato un mito propositivo di autonomia, emancipazione e valorizzazione delle donne: parlo di Giuseppina Martinuzzi, nata e morta ad Albona, nell’Istria meridionale, negli anni tra il 1844 e il 1925.

Una lunga vita, quella di Giuseppina Martinuzzi: 81 anni vissuti soprattutto a Trieste, la prima donna rossa istriana, come recita il titolo un po’ provocatorio scelto da Giacomo Scotti: cioè la prima donna convintamente e consapevolmente socialista e comunista dell’Istria; eroica combattente del proletariato, della fratellanza e dell’unità italo – slava; scrittrice, poetessa, saggista; oltre che maestra, prodiga e oblativa, operante per decenni alla fine dell’Ottocento e nei primi anni del Novecento, nelle scuole primarie dei quartieri più popolari, degradati e disagiati di Trieste, come ad esempio Cittavecchia.

La scelta di diventare attivista a tempo pieno degli ideali di un socialismo umanitario, e, dopo il 1921, di un comunismo internazionalista, è una scelta della maturità di Giuseppina Martinuzzi: lei aveva poco più di cinquant’anni quando decide di abbracciare la fede socialista, dopo aver affrontato la lettura e il confronto intellettuale con le opere di Marx e di Engels.

Negli anni della giovinezza, pur sempre impegnata nello studio e nella produzione di opere letterarie, poesie, articoli, saggi, lei era ancora confluente e partecipe di quel milieu sociale borghese, entro cui aveva i natali, e che naturalmente la portavano a frequentare l’ambiente irredentista italiano e a condividere idee di un nazionalismo liberale di sinistra, di impronta fortemente mazziniana, repubblicana e garibaldina.

Da sempre sensibile alle sofferenze della povera gente, alla precarietà delle classi più povere della popolazione istriana, Giuseppina Martinuzzi, vivendo ad Albona, ben conosceva e vedeva con chiarezza, da vicino, ad esempio, le terribili condizioni di vita dei minatori della valle dell’Arsia, giovani uomini, donne, bambini costretti ad un lavoro durissimo di sfruttamento economico e sociale. Tutto ciò era colto dalla osservazione non neutra, ma fortemente partecipe di una donna intelligente e aperta verso i problemi del prossimo.

Perciò il passaggio alla militanza socialista è un passaggio naturale, un transito che denuncia la povertà, la impossibilità, in quelle condizioni politico-sociali, e in quel mondo di fine Ottocento e primo Novecento di migliorie concrete di carattere economico e di condizioni lavorative. Giuseppina Martinuzzi vede anche a Trieste lo sfruttamento indiscriminato delle donne e degli uomini del proletariato, degli operai dei Cantieri: le loro richieste, che si concretizzano in proteste, scioperi in massa, sono repressi nel sangue, con l’uso della forza militare da parte delle autorità austroungariche.

Giuseppina Martinuzzi è una donna professionalmente dedita all’insegnamento e al discorso e approccio didattico; perciò lei pensa che la possibilità di miglioramento delle condizioni sociali ed economiche di vita delle classi più umili, in particolare delle donne, delle fanciulle, sia possibile e realizzabile; lavora in favore di un riscatto positivo e sostanziale, che passa, in primo luogo, come primo passaggio, attraverso la strada della alfabetizzazione, della acculturazione.

Opera in una realtà difficile come maestra, educatrice, come letterata e donna di penna scrive su riviste e giornali: dapprima fonda e dirige, prima donna nella regione, una rivista letteraria, un periodico “Pro Patria” negli anni 1888-1889; poi, col passare degli anni il suo impegno e il suo protagonismo diventano sempre più pressanti, scrive articoli di denuncia su giornali istriani, di Capodistria, di Rovigno, di Pola, triestini e friulani, soprattutto di Udine, come ad esempio, tra i molti altri, il Lavoratore friulano; intreccia amicizie collaborative con altre donne, scrittrici emancipate e molto note del suo tempo, come Elda Gianelli, oppure con scrittori di impegno sociale italiani, come Edmondo De Amicis.

Dopo la sua scelta di militanza di campo socialista tutte le opere di narrazione letteraria creativa, i poemetti tra epica e lirica, come Ingiustizia, canto storico-sociale, sono al servizio dell’idea.

Questo bel libro, che Vita Activa ha con orgoglio editoriale pubblicato, rientra nella politica sociale e femminile che opera nell’ambito della Casa Internazionale delle Donne di Trieste; il volume, di ben 330 pagine, fa parte della sezione “Memorie”, diretta da Mariella Grande, cioè della Collana che intende valorizzare le autrici dell’Ottocento e del Novecento, un tempo affermate e famose, oggi cadute nell’oblio.

Nello specifico, il libro dedicato a Giuseppina Martinuzzi e magistralmente curato dall’editor Patrizia Saina, raccoglie, grazie al capillare lavoro di ricerca di Giacomo Scotti articoli e scritti inediti, che completano in modo esaustivo il quadro della produzione letteraria di questa “pasionaria”. Scotti ha potuto avvalersi, tra l’altro, anche dei documenti conservati nell’Archivio presso il Museo della famiglia Martinuzzi ad Albona e negli archivi a Fiume e a Pola, raccogliendo inoltre documenti fotografici di grande interesse, come quello che illustra la copertina del libro, che fotografa un quadro familiare di decoro borghese, come attestano i particolari dei vestiti dei genitori, della sorella e del fratello, e dell’elegante arredo domestico, e vedono Giuseppina Martinuzzi amorevolmente intenta alla lettura proposta e condivisa.

In conclusione, penso che questo libro costituisca una possibilità attiva e vincente di confronto con l’opera e l’esempio di vita di una grande donna, operante tra Ottocento e Novecento; esso giustamente ripropone e valorizza quei semi di ideale ispirazione culturale e di onesto impegno politico-sociale gettati e testimoniati da Giuseppina Martinuzzi: di questi stimoli abbiamo bisogno ancora oggi, in momenti di difficili passaggi di un contesto italiano ed europeo.

 

Copertina:

Giacomo Scotti

La prima donna rossa istriana.

Vita, opera politica e letteraria

di Giuseppina Martinuzzi

Vita Activa, Trieste 2017

  1. 330, euro 16,00