Le parole incorniciate

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La bella vita del critico d’arte / 24

di Giancarlo Pauletto

 

La mostra “molto curiosa” si intitolava Le parole incorniciate.

Erano gli anni novanta, un signore anziano, molto civile, frequentatore abituale delle iniziative culturali del Centro di Pordenone, propose una esposizione riguardante la sua collezione di manifesti, costruita attraverso lunghi anni di pazienza e di ricerche.

Ogni perplessità scomparve quando ci fece vedere alcuni dei “pezzi” di cui si trattava.

Erano veri capolavori di arte tipografica, tutti relativi a fiere e mercati che si tenevano in area veneta e friulana nel corso dell’Ottocento.

Capolavori che fummo ben lieti di esporre, assieme ad altri manifesti che invece non erano capolavori, ma tuttavia importanti documenti storici che insegnavano molto sull’economia e le condizioni di vita della società agricola ottocentesca.

Di questo parlava il collezionista in un chiaro testo in catalogo, all’inizio del quale spiegava che i manifesti formanti l’oggetto della mostra «non hanno lo scopo di esibire una insolita forma di collezionismo, bensì di proporre all’attento lettore la rivisitazione di un travagliato percorso che ha caratterizzato il nostro non lontano passato, il quale ha contribuito al raggiungimento del progresso sociale ed economico di oggi».

Io invece mi occupavo dell’aspetto estetico, sottolineando tuttavia, oltre la singolare bellezza della risoluzione grafica, calibratissima negli spazi e nei colori, anche la felicità, direi la “perspicuità” linguistica di taluni pezzi.

Cito: «Superiormente autorizzata avrà luogo in questo capo-distretto nei giorni 18 e 21 marzo p.v. la nuova Fiera Franca di S. Giuseppe. Essendo questa fiera  specialmente destinata al commercio di Cavalli, per animare il concorso, la Deputazione ha disposto di somministrare, gratis, lo stallaggio ed il foraggio pei giorni 17, 18, 19, 20 e 21 detto mese a ciascun Negoziante che, previamente riconosciuto dall’Autorità Comunale, condurrà in Fiera non meno di otto Cavalli. Li signori Dilettanti che volessero, come si spera, prender parte a corse di piacere, avranno, a cura della Deputazione, alloggi privati pei propri Cavalli.

Del rimanente la Fiera è aperta a qualunque genere di mercanzia, sotto la tutela delle veglianti discipline. Dall’Ufficio Comunale il 1° Febbraio 1864”.

Ecco il testo di un “Avviso” per Fiera e Mercato, che avrebbe fatto la gioia di uno scrittore come Carlo Emilio Gadda, notoriamente amantissimo della precisione tecnica.

Egli avrebbe certo onorato da par suo l’onestà sintattica, la precisione, la inappuntabile calibratura del breve discorso necessario a dire tutto ciò che si dovesse sapere sull’anzidetta “Fiera Franca di S. Giuseppe”, tenutasi nel Comune di Cittadella, in quel di Padova, nel marzo del 1864. Avrebbe lodato, il Gadda, la perspicuità della punteggiatura, la consapevole autorità delle maiuscole, la giusta insistenza con cui il protagonista principale della Fiera, il “Cavallo”, viene gratificato di una costante “C” grande, pur se il termine viene usato nel generico plurale, piuttosto che nel più personificato singolare.

E avrebbe poi, io credo, il Gadda, molto insistito sulla superba finezza di quel “veglianti” riferito alle “discipline”; veglianti, non semplicemente vigenti, non “normali”, “abituali”, “d’uso”; le discipline, per l’anonimo e ottimo estensore del testo, “vegliano”, controllano insonni, soni lì, attraverso questo “veglianti” – diciamo la verità – la legge risulta quanto mai paterna, protettrice, affidabile.

Queste parole, nel citato “Avviso”, sono perfettamente disposte entro una splendida cornice barocca, ricchissima ma niente affatto pesante, costituita da elementi architettonico-vegetali arricchiti, in alto e in basso, da altrettanto splendidi motivi agresti e ippici, come risulta in carattere con l’occasione: in alto, a destra e a sinistra, specularmente, due pacifiche mucche pascolano in sereno ambiente montano, mentre al centro, altrettanto speculari, due possenti deretani di cavallo introducono ad una scena di passeggiata ippico-campagnola; in basso, ancora speculari, quattro vignette di salto all’ostacolo suggeriscono una più sportiva dimensione del cavalcare, anche questa in giusto rapporto con quei “Signori Dilettanti” che, come si spera, durante la Fiera vorranno “prender parte a corse di piacere”.

Insomma questo avviso è, nel suo genere, un capolavoro.[…] Quanti, tra coloro che li leggevano allora, si saranno accorti della loro finezza, della complessa arte tipografica di cui erano frutto? Noi oggi, davanti a certi esemplari, trasaliamo dal piacere, e comprendiamo benissimo la felice cupidigia che induce il collezionista a ricercarli con passione, e a pagarli lire sonanti».