LETIZIA SVEVO FONDA SAVIO

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LETIZIA E FAMIGLIA 2di Marina Silvestri

 

Figlia di Svevo e di Livia Veneziani, Letizia Fonda Savio, a cui Silva Bon ha dedicato un volume edito extra serie dalla Società di Minerva, ha attraversato la storia del Novecento triestino con sensibilità, acume e determinazione. Scrive Guagnini nell’introduzione: «quello che più mi ha colpito è l’aver capito nel profondo la personalità di Letizia Fonda Savio, e di avene esplorato senza reticenze il personaggio pubblico e quello privato (di figlia, di moglie, di madre, di figura con ruoli pubblici, di custode delle memorie e dell’opera del padre) cogliendo rapporti e intrecci fra i diversi ruoli». Letizia Svevo Fonda Savio, biografia e carteggi, esamina i carteggi del Fondo Eredi Svevo conservati al Museo Sveviano, riporta testimonianze scritte e dirette come i ricordi di Marina Cobol Zennaro, volte a ricostruire la figura di questa donna che si troverà a vivere sotto la luce dei riflettori e affronterà le prove della vita con raro coraggio, pur mantenendo riservati la sfera degli affetti e i dolore più laceranti. Facendo parlare i documenti, la Bon ci restituisce indirettamente anche il volto di Ettore padre, che nei confronti della figlia è un padre amorevole che però non rinuncia all’abituale ironia e di conseguenza sconcerta Titina (com’è chiamata in casa). Racconterà infatti Letizia: «Quando ero piccola mi sentivo assai vicina a mamma e poco affezionata a papà, che non sempre riuscivo a capire, anche quando scherzava con me, e talora lo temevo. Io prendevo sul serio mio padre e molte volte egli con me sbagliava». Perché per Svevo, la figlia è oggetto di studio psicologico, anche se è un’osservazione «stupefatta e innamorata». Divertente e significativa per la personalità sveviana è la risposta che Ettore dà alla figlia quando lei gli sottopone alcuni versi: «Intravvedo tanti e sì buoni sentimenti in quelle rime (non tanto stentate per una bimba di 10 anni) che ne sono veramente lieto (…) In questa occasione vorrei dirti una cosa che forse mi sarà difficile spiegarti: Tu sei l’unico poeta a cui io voglia bene; tutti gli altri mi sono molto antipatici.» Perché «l’umorismo» come disse Saba (citato da Guagnini) «è la forma suprema della bontà». Coerentemente con le idee dei genitori, Letizia riceve un’educazione aperta, cresce libera di muoversi e di pensare. Nata nel 1897, quando quindicenne si innamora di Antonio Fonda non viene ostacolata (nonostante la giovane età che preoccupa soprattutto la madre Livia) e durante il primo conflitto mondiale le è permesso di andare a Firenze, dalla zia Dora, perché a Firenze può vederlo quando ritorna in licenza dal fronte, (combattente con il nome di Savio). Le nozze sono celebrate nel 1919. Nel ’20 nasce il Piero, l’anno dopo Paolo, nel ’24 Sergio. Ettore e Livia sono nonni affettuosi, si occupano dei nipoti, li portano con sé in vacanza; un periodo felice per Svevo la cui statura letteraria viene riconosciuta dalla critica, interrotto precocemente dall’incidente di macchina in cui perde la vita il 12 settembre 1928. Livia e Letizia depositarie dell’eredità intellettuale di Svevo si spendono nei rapporti con il mondo culturale italiano e internazionale e, dopo la promulgazione delle leggi razziali del 1938, nel difenderne il valore poiché la famiglia è di origine ebraica, benché convertita al cattolicesimo. La storia successiva è nota. Piero e Paolo non fanno ritorno dal fronte russo, Sergio morirà a Trieste nell’insurrezione contro i tedeschi del 1° maggio 1945, comandata dal padre Antonio Fonda Savio. Ha inizio il calvario di Letizia, Niobe moderna che scrive poesie disperate ma, come osserva Silva Bon «i toni non sono solo intimi e retorici colti, frutto di una acculturazione alta; Letizia parla anche di Patria, di Trieste mia, con espressioni civili di elevata nobiltà, esprimendo una preoccupazione e un dolore che è nella collettività tutta.» E per la collettività Letizia inizia a impegnarsi in opere sociali e assistenziali, divenendo poi presidente dell’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra; più tardi avrà un ruolo di primo piano, assieme ad Aurelia Gruber Benco, nella nascita della Lista per Trieste, costituitasi per contrastare le conseguenze del Trattato di Osimo del ’75 che definivano i rapporti fra Italia e Jugoslavia, mentre continua ininterrottamente a lavorare alla memoria del padre.

 

Copertina: Silva Bon, Letizia Svevo Fonda Savio, biografia e carteggi, Società di Minerva, Trieste 2015, pp 220 euro 20