Poesia e prosa di Tommaso di Francesco

| | |

di Marinella Salvi

 

I tempi sono duri, troppa violenza in giro, voglia di andarsene altrove, starsene soli, magari in un sogno semplice per ritrovare un di sorriso, anche solo una briciola. In cerca di un libro piccolo, da leggere magari sulla sdraio ascoltando il mare, così che la giornata passi e si sia stati in altri tempi e in altri luoghi.

Tommaso Di Francesco è un poeta, un giornalista, uno scrittore. Tante le sue pubblicazioni negli anni; l’ultima, a cura di Asterios, A contendere con un sottotitolo che già dice: Quartine da remoto.

Bella la quarta di copertina, da una nota di Massimo Raffaeli, così scopriamo che siamo davanti a un testo che Di Francesco serbava da alcuni decenni «alla maniera di una personale genealogia poetica, o forse di una radice dissepolta, e su cui torna a cadenza, con una fedeltà che piuttosto somiglia a un’ossessiva incombenza». Non semplice, ermetica, la poetica di Di Francesco, con il gusto di assaporare la ricchissima profondità della lingua italiana, quella bella, quella alta. Quartine di endecasillabi divise in due perché c’è un dentro e un fuori, un lacerare e un ricomporre. Si ascolta il suono, armonioso, perfetto, ci si immerge in quello specchiarsi di razionale e irrazionale e si entra nel suo mondo dove la complessità parla di ognuno.

Tra le ultime pubblicazioni di Asteriors c’è anche un breve romanzo di Tommaso Di Francesco, con un bellissimo disegno in copertina di Mauro Biani. Si chiama Ina e Ludwig, un’ottantina di pagine, dimensione perfetta per quel cercato viaggio altrove in un pomeriggio assolato. E sembra davvero un piccolo sogno questo racconto che affonda nella storia con levità e dolcezza. 1919, la campagna romana e i prigionieri austriaci dai campi di concentramento al lavoro bracciantile. Non una invenzione ma la rielaborazione di appunti trovati nel diario della madre e quel pensare che l’ufficiale con la giacca grigia possa essere Ludwig Wittghenstein con tutta la «disillusione di una ragione luminosa ma introversa». L’incontro con i contadini e i loro figli, soprattutto Ina, una fragile bambina che tutti considerano “diversa”, il lavoro nei campi riarsi, lo sfruttamento e la fatica. Intorno i cascami di una guerra micidiale e insensata: il tifo che uccide nei campi di prigionia e l’epidemia di spagnola che uccide nelle case, uno stritolare vite come una campana a morto dopo la tragedia.

Eppure questa consapevolezza non porta soltanto orrore, le pagine si susseguono con passo leggero attraversando storie nascoste e solidarietà inaspettate. La traccia che prevale è l’incontro, l’accettazione dell’altro: non occorre proclamarlo, è nei fatti.

Breve, importante, benedetto, come l’ombra del fico che ripara uomini e bambini, un romanzo che quando si chiude l’ultima pagina ci si trova a sorridere come dopo un buon dolcetto assaporato a occhi chiusi. Che sia la sdraio vicino al mare o il divano di casa, ci si alza con la gioia di aver vissuto in un tempo e in un luogo dove l’essere solidali sembra un dato di natura ma poi ci si guarda intorno con quel pizzico di malinconia per il dover tornare alla realtà. Magari più consapevoli di quanto sia necessario, oggi, stendere una mano e offrire un sorriso.

 

 

Tommaso Di Francesco

Ina e Ludwig

Asterios, Trieste 2021

  1. 80, euro 12,00