Scacco alla rapina

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UN NOIR IN STILE KUBRICK

di Stefano Crisafulli

 

Eppure, il piano era perfetto. Johnny Clay aveva previsto tutte le mosse in anticipo, come un buon giocatore di scacchi, e se non fosse stato per quel cagnolino, avrebbe potuto essere in volo, su quell’aereo, verso una nuova vita. Ma, come a volte succede con Stanley Kubrick e i suoi film, anche il controllo assoluto può lasciare uno spiraglio al caso e allora l’imprevisto, che poi è la vita, si prende gioco di qualsiasi pianificazione. E se in The Killing, pellicola in bianco e nero del 1956, sbrigativamente tradotta in italiano con Rapina a mano armata, il volto del caso è quello di un antipatico barboncino, nel capolavoro di fantascienza filosofica 2001: Odissea nello spazio, l’imprevisto verrà invece dallo stesso essere umano, considerato inaffidabile da Hal, il computer di bordo, proprio perché umano. Ricordiamoci di quel film oggi, visto che, rispetto agli anni ’60, la tecnologia è ormai ben più presente nelle nostre vite.

Ma torniamo al nostro Johnny Clay, interpretato da Sterling Hayden, attore che ritroveremo in un altro film-manifesto di Kubrick, Il Dottor Stranamore. Il suo piano, come già si diceva, è perfetto nei minimi dettagli: l’obiettivo è rubare l’incasso di un ippodromo. Ogni membro della banda ha un compito preciso da svolgere e porta con sé un desiderio di riscatto: c’è il barista con la moglie malata, il poliziotto che deve restituire agli strozzini una grossa somma e il cassiere che vuole guadagnarsi l’amore di sua moglie diventando ricco, non sapendo che lei ha, invece, altri progetti. E poi ci sono due personaggi che non sanno nulla della rapina, ma che sono altrettante pedine importanti perché il colpo vada a segno: un killer professionista, che però, dopo aver ucciso un cavallo, verrà a sua volta ucciso da una guardia (mentre tenta la fuga un ferro di cavallo buca una gomma dell’automobile!) e un lottatore scacchista.

Già, gli scacchi. Li abbiamo nominati fin dall’inizio perché, come scriveva Antonio Rosino in un breve saggio sulle scacchiere di Kubrick apparso nel libro The Kubrick after (ed. il Poligrafo), l’organizzazione della rapina in questo noir un po’ atipico è anche una complessa partita a scacchi che si gioca contro il tempo e in uno spazio ben preciso, l’ippodromo. Kubrick è stato un ottimo giocatore di scacchi in gioventù e ha portato questa sua prerogativa anche nei suoi film, che, guarda caso, sono costellati di partite a scacchi e scacchiere: proprio in Rapina a mano armata si sta giocando una partita quando Johnny entra nel Club per mettersi d’accordo col lottatore (Kola Kwariani, amico di K.). La scacchiera richiama, inoltre, l’idea di labirinto che è anche molto presente nell’opera kubrickiana: uno per tutti, basti l’esempio dell’Overlook Hotel in Shining. Anche in Rapina a mano armata c’è un labirinto, sia pur temporale: la struttura degli eventi viene scandita dalla voce off in senso cronologico, ma poi ci sono dei salti all’indietro che restituiscono la sensazione di un tempo fuori sincrono. Tanto alla fine è sempre lui, il tempo, a vincere la partita.