UN’INTENSA STAGIONE ESPOSITIVA

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Nonostante una stagione un po’ impegnativa dal punto di vista atmosferico, con il caldo tropicale che, a successive ondate, ha messo alla prova residenti e turisti, è continuata incessante e vivace l’attività espositiva con significative rassegne sia collettive che personali. Tra queste ultime, due interessanti proposte, entrambe ospitate dal Museo Ugo Carà di Muggia. La prima, in ordine di tempo, è stata nel mese di luglio la mostra dedicata a Claudia Raza, Verso l’infinito, curata da Marianna Accerboni, nella quale l’artista cividalese (residente però sul Carso triestino) ha proposto numerose opere, che offrono la sintesi di alcuni suoi ambiti creativi. In ciascuno di essi l’artista riversa con fluente generosità le prove delle sue versatili abilità, conseguite con un’assidua formazione presso la Scuola internazionale di grafica di Venezia, frequentata per oltre un decennio a partire dai primi anni Ottanta, integrata in seguito dalla partecipazione a diversi seminari internazionali. Ulteriore perfezionamento l’acquisizione delle tecniche di fabbricazione della carta, funzionali alla realizzazione dei suoi libri d’artista. Nella rassegna muggesana, l’esuberante creatività della Raza ha imposto una suddivisione delle opere in tre sezioni: Il respiro dell’anima, la più scopertamente figurativa, articolata in acrilici di medio/grandi dimensioni, in cui la natura viene osservata e poi restituita sulla tela trasfigurata in tonalità decise e sempre in composizioni di suadente lirismo. Le altre due sezioni, Libro d’artista e Parole dipinte, raccontano ancora di un altro aspetto del sentire e dell’attività artistica dell’Autrice, indagatrice attenta di sé e della realtà che la circonda attraverso un ulteriore ambito artistico, quello della poesia espressa per mezzo della parola e della scrittura, fin dagli anni novanta, quando la Raza ha pubblicato le sue prime sillogi di liriche. Nei suoi raffinati libri d’artista l’incontro tra parola scritta e arte visiva si fa esplicito, in un processo centripeto di sintesi che trova il suo corrispettivo nell’altra sezione, dove le parole sono travolte da una forza centrifuga che le scompone in lettere, in caratteri tipografici fornendo base e pretesto per l’astrazione di alcune tecniche miste di forte impatto formale ed emotivo.

La medesima sede espositiva muggesana ha ospitato, dal 31 luglio al 23 agosto, un’importante antologica di Pino Giuffrida, intitolata Il prisma dell’essere, introdotta sul piano critico da Giancarlo Bonomo. Articolata in una trentina di opere di grande formato, l’esposizione offre ala visitatore un’immagine completa dell’opera di questo artista, autodidatta e visionario, che in una esperienza ormai protratta enl tempo è venuto proponendo attraverso una impostazione formale decisamente personale una sua concezione della realtà originale e sofferta, che attinge sovente alle oscure indicazioni dell’inconscio, rappresentando immagini di un lucido indagare entro dimensioni che appaiono oniriche. Da ciò, comprensibilmente, il richiamo al prisma, come elemento ottico che scompone le immagini e rende plurale il percepito, esplicita metafora di una modalità di porsi in relazione con la realtà che assume senso soltanto attraverso la scomposizione e la ristrutturazione dell’apparente. Prendono in questo modo forma le figure, umane e d’altro genere, che assurgono a simboli di qualcosa sempre mutevole e diversa, non più mostri generati dal sonno della ragione, ma al contrario fantastiche rappresentazioni di una ricerca che scandaglia le profondità altrimenti inattingibili della condizione umana.

Dopo un’importante personale a Gradisca d’Isonzo, Annamaria Ducaton ne ha bissato il successo di pubblico allestendone un’altra alla Villa de Finetti di Corona la mostra Dal cuore al silenzio. L’evento, ospitato nella bella sede espositiva dallo scorso 8 luglio al 9 agosto, fa parte del progetto “IncontrArti” patrocinato dal Comune di Mariano del Friuli, e curato dalla critica Eliana Mogorovich. Un anno dopo la grande mostra “La donna del mare”, allestita a cura della Provincia di Trieste al Magazzino delle idee, l’occasione espositiva offerta dall’iniziativa del comune isontino ha consentito di prendere visione di uno dei più recenti cicli pittorici dell’artista triestina, l’impegnativo confronto tra segno e colore e il silenzio, tema inesplorato o assai poco esplorato, cui la Ducaton è approdata dopo precedenti esperienze di valenza opposta, quando la sua ispirazione derivava da un approfondito confrontarsi con la musica (molti ricorderanno il suo cimentarsi con la grande musica di Gustav Mahler).

Accanto a queste e a una miriade di personali, tra le quali sono da segnalare almeno quella in ricordo di Lorenzo Furlani (1922-2012), autore di Ronchi dei Legionari, noto soprattutto come ritrattista, nella sala comunale d’arte Negrisin a Muggia, una retrospettiva intitolata “Sguardi nel tempo”; che propone una trentina d’opere tra caricature, ritratti e paesaggi a matita, a carboncino, a seppia e a olio, dagli anni 40 fino al 2010, quella dedicata al ricordi di Gianni Brumatti (Trieste 1901-1990), scenografo e pittore, noto soprattutto per i suoi paesaggi, tenuta alla Galleria Cartesius Via Carducc, 10 a Trieste, visitabile dal 18 settembre al 6 ottobre.

Sono inoltre da segnalare due importanti collettive, entrambe esibizioni di due istituzioni di formazione. La prima in ordine cronologico cui ci riferiamo è l’atelier di Livio Možina, che ha presentato dal 22 agosto al 4 settembre alla Galleria Rettori Tribbio 2 di Trieste una sessantina di opere di suoi allievi, formati proprio nei locali della sala espositiva, che hanno esibito una tecnica nella maggior parte dei casi ormai acquisita, sotto la guida bonaria e intransigente del maestro, che pure riesce a trasmettere con efficacia gli strumenti di base perché ogni allievo (attualmente sono sessantatre, variegati in termini di età anagrafica e di “mestiere”) possa esercitarsi con consapevole perizia nella resa di soggetti dal vivo o di fantasia, secondo le proprie personali ispirazioni e sensibilità, essendo tutti fruitori di un insegnamento che, per quanto rigoroso, consente a ciascuno di esprimersi sotto il segno di una libertà d’interpretazione che costituisce a ben vedere il merito più notevole del metodo adoperato.

L’altro istituto formativo che ha in questo periodo posto in esposizione le opere degli allievi è la Scuola Libera dell’Acquaforte fondata nel 1960 da Carlo Sbisà, che dopo la scomparsa dell’illustre maestro è stata diretta da Mirella Schott Sbisà dal 1964 al 2003, quindi da. Furio De Denaro, e infine, dal 2008, da Franco Vecchiet, che ha presentato i suoi allievi – in molti casi artisti già affermati –  in via Torrebianca 22, nella sede espositiva dell’Università Popolare di Trieste, la mostra “Incisori” secondo un progetto di Renzo Grigolon. Presenti le opere di venticinque incisori: Livia Alfiero David, Roberto Battaglia, Fabio Bertoldi, Fabrizia Rigarella, Stefano Bratos, Giovanni Brezigar, Egle Ciacchi, Marco Coslovich, Lucia Crismani, Felicita De Fazio, Davorin Devetak, Paola Estori, Ciro Gallo, Gabriella Giurovich, Fulvia Grbac, Ottavio Gruber, Loredana Manzato, Manuela Marussi, Roberto Mercanti, Maria Pia Mucci, Anna Negrelli, Rossana Ravalico, Magda Starec, Rossella Titz, Luca Vergerio.

 

Claudia Raza, Ciuffi d’erba nell’acqua