37^ EDIZIONE TROFEO FOTOGRAFICO ANDREA POLLITZER

Foto di Emma Manestovich

Foto di Emma Manestovich

Oltre 150 le fotografie a colori e in bianco-nero esposte fino al 27 febbraio 2018 nella sede del Circolo Fotografico Triestino in Via Zovenzoni 4, aperta ogni martedì con orario 18-20.

Sono le immagini ammesse e premiate alla 37^ edizione del Trofeo Andrea Pollitzer, concorso fotografico internazionale che il Circolo – attivo dal 1925 e da sempre sede di una Scuola Permanente di Fotografia con corsi base e avanzati – organizza per ricordare il dott. Andrea Pollitzer, figura di spicco nel panorama culturale triestino.

Industriale di professione, scrittore appassionato di alpinismo, fotografo noto in campo internazionale, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale è stato per quasi 25 anni Presidente del Circolo. La Città gli ha intitolato una via nei pressi dell’Università dove si trovava la sua fabbrica di saponi Adria (che dava lavoro a più di 100 operai e 25 impiegati) da tempo non più esistente.

Fra i riconoscimenti previsti dal Concorso, uno è intitolato a Carmen Crepaz, importante socia del Circolo, una delle poche donne in Italia che già dagli anni ’30 (e per 5 decenni) ha primeggiato in prestigiosi concorsi fotografici internazionali.

foto di Jan Leszcynski

foto di Jan Leszcynski

L’edizione del 2017 (con il patrocinio del Centro Unesco di Trieste) si articola in due categorie, una a tema libero, l’altra a tema obbligato “Frammenti di quotidianità” proposto dal Circolo con l’intento di richiamare l’attenzione sul nostro vivere oggi.

Le foto presentate per il tema libero spaziano fra ritratti, architetture e paesaggi a colori e in bianco-nero, segno di vitalità, abilità e curiosità spesso non comuni.

Per il tema obbligato, gli autori hanno colto la quotidianità a partire dai piccoli gesti e dalle cose che imprimono un’ atmosfera “speciale” dove la routine diventa elemento prezioso della nostra unicità, dove peraltro la fretta e i problemi sociali non sono aspetti secondari nelle relazioni interpersonali e quindi nella rappresentazioni fotografiche.

La Giuria, composta da Federica Parri psicologa e psicoterapeuta, Želiko Jovanovi

fotografo, e Paolo Cartagine docente della Federazione Italiana Associazioni Fotografiche, riunitasi a metà dicembre dopo aver esaminato le oltre 450 opere inviate anche da autori di fuori Regione e di nazioni limitrofe – ha concordemente assegnato con specifiche motivazioni i relativi riconoscimenti.

A Stefano Marsi con il portfolio “Un’altra quotidianità” è andato il Trofeo Andrea Pollitzer per la miglior opera in assoluto delle due categorie, mentre la Coppa Carmen Crepaz (per il tema obbligato) è stata assegnata a Emma Manestovich, giovane studentessa di un Istituto d’Arte, con “Arredo urbano 2017”.

Foto di Stefano Marsi

Foto di Stefano Marsi

Il 1° Premio del tema libero è stato attribuito alla stampa analogica “Loro due” di Umberto Vittori, il 2° a Giulia Manca con il ritratto “Determinazione”, il 3° a Tullio Marega con “I giovani fans”; menzioni speciali sono inoltre andate a Silvia Martellani, Umberto Laureni, Maurizio Costanzo e Jan Leszczynski.

Alla premiazione dei vincitori per l’inaugurazione della Mostra, nel ringraziare tutti i concorrenti anche per l’attestazione di stima nei confronti del Circolo, Alida Cartagine, Presidente del Circolo, ha rimarcato la grande soddisfazione per il numero dei partecipanti e par la qualità dei lavori presentati. In particolare, ha messo in luce che per il tema obbligato “sul piano espressivo gli autori hanno colto il senso profondo dei frammenti di una quotidianità fluida con scatti fotografici mai identici, costruiti prendendo per mano il filo del tempo e osservando con attenzione il mondo e la società in cui viviamo

.”Umberto_Vittori

“La fotografia – ha proseguito la Presidente – come modo di approfondire attimi solo all’apparenza ripetitivi, ma in realtà profondamente diversi l’uno dall’altro, che propongono tasselli di tante storie nelle quali siamo inseriti. Come un sottile gioco di luci e ombre – prosegue – con varie sfumature, per spicchi di un ventaglio ogni volta diverso. Alzarsi al mattino, prepararsi per andare a scuola, al lavoro, prendere l’autobus alla stessa ora ma con un altro autista, con passeggeri aggiunti o mancanti, vestiti in modo variegato, allegri o scontrosi, tante differenze che, tra un ieri e l’oggi, solo l’immagine fotografica ci consente di mettere a confronto.”

Chi avrà la possibilità di visitare la Mostra, oltre a constatare la competenza tecnica generale, troverà una grande e positiva sorpresa: quella di notare che le personalità dei diversi Autori emergono in maniera evidente anche nell’epoca della facilitazione tecnologica e della tendenza – con riconosciute eccezioni – a una sorta di omologazione degli sguardi. Non solo attraverso la ricerca dei soggetti scelti per concentrare l’attenzione e veicolare contenuti e messaggi, ma sopratutto nella modalità operative rispettivamente adottate per rendere chiara ed efficace la comunicazione visiva, e coinvolgere in tal modo gli spettatori.

Dunque, in primo piano a questo Concorso è l’elemento cardine della Fotografia: se il “cosa” è importante, il “come” è fondamentale e distintivo proprio perché si tratta di costruire immagini artificiali traducendo dal “vero”.

In proposito viene alla mente il pensiero del grande studioso Seymour Chatman, il quale sosteneva che “ogni narrazione ha sempre due elementi costituenti tra loro intrinsecamente legati. Uno è il soggetto, cioè il tema, il fatto, l’argomento. L’altro è il modo in cui l’autore ce lo racconta costruendo l’opera.”

Naturalmente, il soggetto fotografato deve essere in grado di suscitare una certa attrattiva sullo spettatore recando significati capaci di generare interesse e curiosità. Ma non basta produrre immagini tecnicamente ineccepibili per suscitare sentimenti ed emozioni, ovvero per attivare riflessioni e il desiderio di approfondimenti. Dunque, solo l’apporto dell’autore produce quell’impalpabile equilibrio forma-contenuto-messaggio che attrae e comunica.

In tal senso, dalle foto alle pareti, seppur con gradi e stili differenziati, lo spettatore avrà l’opportunità di trovare la conferma di quanto – nella comunicazione per immagini – predominino e risultino decisive le scelte del fotografo (a iniziare dal punto di vista con cui guarda al mondo, all’inclusione/esclusione del conteso dove ha luogo l’azione principale, ecc.).

Inoltre, ed è un dato positivo e appagante, specie nelle opere premiate e segnalate troviamo il tratto caratteristico delle “fotografie che raccontano”, quasi gli autori avessero seguito la raccomandazione del grande fotografo boemo Josef Sudek – ferito sul fronte dell’Isonzo nelle fila dell’esercito austro-ungarico nella Grande Guerra – a cui non piacevano le immagini che si limitano a mostrare.

In conclusione, grazie all’insieme delle opere esposte alle pareti del Circolo Fotografico Triestino, una significativa opportunità per i visitatori di verificare lo stato dell’arte della fotografia amatoriale attuale immergendosi nelle storie che le immagini ci raccontano.