Il pedalatore di luce

|

di Anna Calonico

 

«Sullo sfondo svettava la Tour Eiffel, sulla cui cima sventolava una bandiera con la svastica dal 14 giugno 1940, giorno in cui Parigi era caduta in mano al nemico. Solo per un attimo Esther smise di pedalare, si fermò e levò gli occhi al cielo e a quella svastica nera come la morte su uno sfondo rosso come il sangue. Quel simbolo pareva lì per dirle che in quel cielo non c’era più nessun dio al quale rivolgersi, ma solo bandiere tedesche e aerei da guerra, e che l’onda rossa e nera di quell’inconcepibile conflitto avrebbe travolto e cancellato persino le stelle del cielo» (p.189).

L’immagine terribile è una delle più eloquenti perché mostra il pericolo e la minaccia oppressiva e costante.

Il libro è Il pedalatore di luce, di Silvia Roncaglia, autrice per ragazzi (Il lunedì scomparso, Io sono, tu sei e Caro Johnny Depp con cui ha vinto il Bancarellino nel 2006), vincitrice di numerosi premi per libri di filastrocche (Parole di latte, Orchi sottosopra, Il signore delle farfalle), insegnante elementare, curatrice di riviste per l’infanzia, autrice di testi teatrali e ideatrice di letture animate. Ambientato a Parigi nel ’42, narra di due ragazzi: Albert Ferréol, detto Bebel, che fa della passione per la bicicletta un mestiere, pedalando al cinema Dumas per trasformare l’energia delle sue gambe sui pedali in energia luminosa, permettendo così agli spettatori di vedere il film, e Esther Mendel, dal carattere infuocato come la sua chioma, bellissima, intraprendente, appassionata, ma con un “difetto”: la stella gialla al braccio, che, in piena occupazione nazista, significa impossibilità di amare e di sognare.

Vi sono diversi piani di lettura: innanzitutto l’amore tra Bebel ed Esther, un colpo di fulmine, ostinato ed urgente perché «è la guerra a rendere urgente l’amore» (p.90). Ma può essere letto anche da un punto di vista storico: infatti protagonista indiscussa e affascinante è l’ambientazione. Parigi si ritrova nella strade e nei quartieri, nei monumenti e nei personaggi: dagli artisti affermati ai falsari impenitenti, agli studenti assetati di vita. L’autrice è riuscita a rendere quel tragico momento della vita parigina, ha citato con precisione eventi, date e nomi della storia e anche della cultura dell’epoca, riferendo di generali, battaglie, sportivi, attori, film di quegli anni, con note esplicative a fine capitolo. Parla dell’Olocausto e del dramma di tante persone costrette a privazioni crescenti, dando voce all’Indicibile, parla di paura e dell’inevitabile, perché sappiamo cosa è successo. Eppure non si dica che è la “solita” narrazione di ebrei deportati, perché finché non verrà scritta la vicenda di ognuna di quelle persone passate per il camino o rinchiuse in un campo di sterminio, non sarà abbastanza. Sono storie simili e tutte diverse, come è Il pedalatore di luce che, pur non essendo un romanzo corale, è anche un insieme di tanti episodi minori. Molti personaggi non solo presentati per fare da sfondo, ma in modo da apparire al lettore come esseri umani con un vissuto indipendente e per creare una ragnatela di fili narrativi. Mettendoli insieme, ne esce un racconto in cui paura e coraggio si legano indissolubilmente, e così dramma e speranza.

Il ritmo è incalzante, la lettura tiene incollati fino all’ultimo, la tensione è forte in ogni capitolo, e in alcune scene il lettore non può fare a meno di cedere all’emozione e di immedesimarsi con i personaggi, anche se è impossibile, per chi non ha vissuto quel dramma, capire cosa significa camminare tra pareti tappezzate di foto di ebrei non sopravvissuti ad Auschwitz e trovare tra esse i volti dei propri genitori. Oppure accorgersi di aver già visto per l’ultima volta la famiglia, senza averla salutata, o ancora, aiutando i fuggiaschi, trovarsi di fronte qualcuno a cui si vuol bene e vedersi costretti a farlo sparire dalla propria vita. Per un momento si pensa a Il giardino dei Finzi Contini, con la compagnia di Micol e Alberto distrutta per sempre, e alla fine torna in mente anche Casablanca, con un aiuto inaspettato che potrebbe far nascere una grande amicizia.

Tutto questo è Il pedalatore di luce, che scorre veloce come un film, fedele alla storia e alla vita, perché «la vita è come un film, e non il contrario» (p.108).

 

 

Silvia Roncaglia

Il pedalatore di luce

Piemme Battello a vapore, 2019

  1. 288, euro 13,00

dai 12 anni