A bocca aperta

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Capita di scoprirsi, mentre al mattino si leggono i giornali, o meglio, mentre si scorrono le notizie e i commenti della stampa, a bocca aperta, per lo stupore e l’attonita meraviglia che quanto leggiamo non possono non suscitare. Sarà l’età, implacabile, che inizia a farci sentire poco a poco estranei alla realtà che ci circonda, ma alle volte sembra proprio di essere stati paracadutati a nostra insaputa sul suolo di un paese diverso, anzi, proprio su un pianeta che non è quello sul quale siamo sempre stati convinti di essere.

Capita così di leggere che il ministro dell’Interno si rechi in pompa magna – ancorché in abiti insolitamente civili – a trovare in carcere un imprenditore che, con sentenza passata in giudicato, vi è detenuto da qualche giorno per scontare una condanna a quattro anni e dieci mesi per tentato omicidio nei confronti di un ladro che aveva tentato di rubare del gasolio da un escavatore di sua proprietà. Il malvivente (quello del tentato furto) era già stato immobilizzato da un dipendente dell’imprenditore che lo aveva fatto inginocchiare e che lo stava malmenando insieme al suo principale che, a un certo punto, lo ha ferito sparandogli un colpo al petto con un fucile a pompa. Il ministro, che sostiene l’illegittimità della sentenza che ha condannato lo sparatore, ha annunciato che intende intervenire presso il Capo dello Stato per sollecitare un provvedimento di clemenza, in attesa della promulgazione di un intervento legislativo che stabilisca finalmente una volta per tutte la non punibilità per chi spara ai ladruncoli, ivi compresi quelli disarmati e in fuga, o quelli già riempiti di botte e stesi a terra.

Pare di leggere, in questa notizia, un’eco delle dichiarazioni di esponenti di rango del Movimento 5 stelle che, solo qualche giorno prima, sostenevano la necessità di impedire il processo al medesimo ministro in quanto il caso era diverso da quello dei politici che “avevano rubato”. Quest’altro era indagato invece per il delitto di sequestro di persona nei confronti di centosettantasette persone: i famosi migranti invasori trattenuti illegalmente (cioè senza alcun mandato dell’autorità giudiziaria) sulla nave Diciotti della nostra Guardia costiera. Sembra di cogliere in questi comportamenti politici – tanto nel sostegno agli improvvisati giustizieri quanto nella bizzarra scala dei valori tra delitti contro il patrimonio e quelli contro la persona e la libertà personale – un’ossessione per la tutela della “roba”, di verghiana memoria, a scapito della dignità, della libertà e persino dell’integrità fisica delle persone. Un autentico capovolgimento dei valori nei quali avevamo creduto fino a ieri, ma d’altra parte non è forse questo gabinetto che ha definito se stesso il «Governo del cambiamento»?

Non che siano queste le sole o nemmeno le prime notizie che ci hanno fatto restare a bocca aperta: in precedenza c’è stato uno stupefacente contratto che impegnava la Lega a restituire a noi tutti quasi quarantanove milioni di euro in comode rate esenti da interessi che, in appena ottantun anni, ci vedranno restituito l’intero maltolto; poi strabilianti risultano pure le piroette acrobatiche della nostra politica estera, diventata – senza che mai il Parlamento si fosse interessato ad essa – ruvidamente antifrancese e sollecitamente filorussa.

E ancora: pensavamo finito il tempo dei condoni e ce li siamo ritrovati offerti su un piatto d’argento dal «Governo del cambiamento», per ricordare forse che solo gli sprovveduti pagano puntualmente le tasse e le contravvenzioni, richiedono licenze edilizie per costruire case e villette, si astengono dall’edificarle sulle spiagge o nella golena dei corsi d’acqua. Quando ci arriva notizia di tali continuità con il passato, perlomeno, possiamo rasserenarci, pensandoci ancora felici cittadini del Belpaese di sempre.