ADRIANO FABIANI ALTRE STORIE DI LUOGHI

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Adriano Fabiani alla Rettori Tribbio

 

La prima cosa che colpisce in Adriano Fabiani è l’eccezionale coerenza formale con la mostra di uno o più anni prima, ma a un’osservazione più attenta si nota invece che – fermi restando i presupposti espressivi che ne individuano la continuità – ci si trova di fronte a un’appena percettibile variazione della tecnica esecutiva. È un procedere per approfondimento e non già per superamento delle qualità formali in precedenza acquisite.

Così, anche in questa personale, assistiamo a una serie di accorgimenti esecutivi che rendono leggerezza alle stratificazioni del colore sulla tela, a cominciare dalla tinta rosata che l’artista ottiene pigmentando leggermente il bianco del fondo su cui poi interverrà con pennelli e spatole, riuscendo in tal modo a ottenere una morbidezza tonale difficilmente conseguibile con mezzi più tradizionali, potendo sfruttare il rosa delicato dello strato di fondo. Su questo colore, come sempre deciso e con qualità a volte espressionistiche, si addensa in stratificazioni successive, fino a conseguire il risultato cromatico e di atmosfera che la sensibilità di Fabiani giudica corrispondente a quella che è stata l’intuizione creativa che ne ha mosso i primi abbozzi di quella che, opera ormai finita, è alla fine offerta alla vista dei fruitori.

Osservando da vicino la tela, perdendo quindi la visione dell’insieme, è possibile scorgere la fine traccia di tale lavoro, quasi in una scoperta archeologica di sovrapposizioni che raccontano la storia del dipinto, che spesso è in corrispondenza con la storia del soggetto rappresentato, sempre rigorosamente un paesaggio.

E qui alla coerenza formale di una pittura che si approfondisce nella ricerca senza mai venire meno all’esigenza di rimanere ancorata ai propri presupposti, si salda con la fedeltà all’ispirazione primitiva che per Fabiani è sempre l’interpretazione del paesaggio, che, com’è noto, non è, semplicemente, quanto vediamo attorno a noi, ma piuttosto quanto sappiamo, o crediamo di sapere, circa gli aspetti, naturalistici o artificialmente introdotti dall’opera dell’uomo, che concorrono a renderlo così com’è,ma anche come sappiamo che si è determinato nel suo divenire storico, saperi che abbiamo ereditato dai nostri studi, oppure anche dal formidabile e fuorviante strumento della nostra fantasia.

Quanto mai opportuna, dunque, l’intitolazione che Fabiani ha inteso proporre per questa sua personale triestina, “Altre storie di luoghi”, mettendo assieme il dato cronologico con quello topografico, conscio che non può darsi l’esibizione di una geografia senza che a questa sia sottesa la sua storia, quanto cioè concorre ad trasformare un luogo in qualcosa che appartiene in prima istanza all’interiorità di chi lo osserva ed alla sua capacità di porsi in relazione ad esso come a una parte di se stesso, riuscendo nel piccolo quotidiano miracolo di far collimare la visione di quanto è all’esterno con la parte di tale materia che è invece dentro di noi.

 

Altre storie di luoghi

Personale di Adriano Fabiani

Galleria Rettori Tribbio

Piazza Vecchia, 6

Trieste

dal 19 marzo al 1º aprile 2016

Orario:

feriali 10-12.30 e 17-19.30

domenica 10-12

(venerdì pomeriggio e lunedì chiuso)