Dieci matite per tre volumi

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Dieci matite per Trieste vol. 3 aggiunge la sua copertina viola a quella verde e alla rossa degli anni precedenti e vanta tredici storie e ben sedici autori

di Anna Calonico

 

Nell’ormai lontano 2014, la casa editrice Hammerle e l’Accademia del Fumetto di Trieste hanno unito le forze per dare luce a un progetto valido e ambizioso: hanno fatto lavorare insieme disegnatori esperti e alle prime armi, dando risalto alle peculiarità di ognuno di loro, ascoltando le voci ognuna diversa dall’altra, e così è nato Dieci matite per Trieste, un libro che racchiude appunto dieci storie a fumetti, di dieci autori differenti. Nel 2017, l’esperienza viene replicata e nasce Dieci matite per Trieste vol. 2, una raccolta di ancora dieci storie a fumetti ma con dodici autori, alcuni protagonisti già nel primo volume e altri invece esordienti.

Quest’anno, eccoci di nuovo: Dieci matite per Trieste vol. 3 aggiunge la sua copertina viola a quella verde e alla rossa degli anni precedenti e vanta tredici storie e ben sedici autori: la continuità del progetto è stata confermata e superata.

Anche in questo terzo lavoro viene presentato un piccolo gruppo di fedelissimi, che già aveva partecipato ad un albo precedente (Andrea Kurtz Orlandi, Ruben Rossi), o addirittura ad entrambi (Michele Colucci, Dixio, Vesna Pavic, Francesco Zardini), e viene dato il benvenuto a dei neofiti (Alessandro Carboni, Marilena Cipro, Davide De Biasio, Corinna Milcenich, Andelka Pankovic, Elisabetta Schiavon, Tamara Sturm, Giulia Nova). Tutti loro sono stati coordinati e supportati da Mario Cerne dell’Accademia del Fumetto (che con questo volume ha esordito come coautore in Dieci matite) e da Zivorad Zico Misic, cuore pulsante del progetto, che ricorda come in questi anni gli autori siano cresciuti, non soltanto in senso fisico, dato che alcuni erano poco più che ragazzini, ma anche, e soprattutto, dal punto di vista “lavorativo”, con progetti più chiari, maggior padronanza dei mezzi espressivi, maggior capacità di esporre un’idea. Tema centrale è, ancora una volta, la città di Trieste, che entra nelle storie in maniera e in tempi differenti, rappresentata dal disegno di qualche suo monumento, richiamata dai paesaggi, dal dialetto, dal racconto: ogni autore ha scelto la sua strada e il suo modo di esprimersi, e proprio questa varietà è uno dei punti di forza del volume.

Si parte con Starting Shapes, dell’esordiente Alessandro Carboni, una storia apparentemente semplice che ricorda i manga e i supereroi, dove il protagonista è un ragazzo che con l’appoggio e l’ammirazione incondizionata di una fanciulla, difende Trieste (sì, è proprio Trieste, e non solo per il faro della vittoria nell’ultimo riquadro) da mostri giganti che sembrano arrivare da un universo parallelo.

A seguire si cambia completamente atmosfera: I figli del domani ci presenta la Trieste che conosciamo semidistrutta da una non meglio precisata invasione aliena, ma pervade la speranza: si parla di figli, di futuro migliore. Marilena Cipro ha collaborato con Mario Cerne con una storia dai toni bui ma che ci lascia un senso di positività perché parla di qualcosa che va oltre Trieste e l’universo e ci lega per sempre, in maniera indissolubile. Lo stesso Cerne sostiene che il lavoro a quattro mani è stato un’esperienza esaltante, che ha unito disegni bellissimi a una forte passione, dato che entrambi, disegnando, potevano pensare ai propri figli.

Un altro stacco netto è rappresentato da La luna e la pazzia di Michele Colucci, ormai un caposaldo dell’Accademia, che nelle sue strisce fatte di personaggi assurdi e caricaturali riesce a mettere in atto l’arte più difficile: quella di far ridere il lettore. Parla di alieni, di lato oscuro della luna, di cinesi, di psichiatria, e lo fa sempre con un tocco leggero e umoristico, che prende in giro senza offendere.

Molto più serio invece il contributo di Davide De Biasio, S4b4, che unisce la storia passata di Trieste con un futuro fatto di mostruosi pericoli alieni: ci pensa un’icona della città, il golem S4ba, a sconfiggere il nemico che vuole distruggerci. Ancora supereroi, quindi, ma uniti a temi cari a tutti i triestini: qui, la cultura vince sul male!

Altri alieni, ma ahimè vittoriosi, si trovano in Solo di Dixio: il protagonista, morto e risorto a seguito della sperimentazione condotta dagli alieni su di lui dopo la distruzione del pianeta, guarda la città da Contovello, e poi dall’alto della Ursus, per scoprirsi ultimo uomo sulla Terra.

Invece Ciche, cafè e refoli de bora è una storia romantica, in cui l’autrice Corinna Milcenich ha dedicato ogni tavola ad una persona a lei cara. La sua originalità sta nei protagonisti, animali antropomorfi, e la sua passione per Trieste si intuisce dalla scelta di scrivere in dialetto ma è evidentissima in tutti i particolari della città disegnati nelle sue strisce.

Continuando a girare le pagine di questo prezioso libro, troviamo una triplice collaborazione tra Zico, sceneggiatura e disegni, Andelka Pankovic, disegni, e Elisabetta Schiavon, che ha scritto la storia. Il viaggiatore del tempo è un susseguirsi di pensieri onirici legati ad immagine bellissime ed estremamente particolareggiate, è un viaggio interiore dell’autrice ma anche un viaggio all’interno di chiunque, perché tratta emozioni universali.

Già arrivati a questo punto è chiaro come i partecipanti al progetto abbiano dimostrato coraggio nel mettere in mostra le loro scelte, individuali ed indiscutibili: ognuno di loro ha espresso se stesso, nelle parole e nei tratti di matita, con la certezza di meritare dei complimenti ma anche la consapevolezza di poter ricevere delle critiche. Si tratta di un percorso di maturazione personale ed artistica.

Per esempio, Andrea Kurtz Orlandi, già presente nel secondo volume, sta ancora sperimentando e dopo un racconto fantascientifico si è cimentato questa volta in un giallo: Trieste, dice, è l’ambientazione perfetta per questo genere di narrazioni. Fate attenzione: Giallo triestino, un caso per Samantha Toco, è più complesso di quanto vi aspettiate.

Niente alieni anche per Vesna Pavic, poliedrica e comica, che in New wave mette in scena come supereroina una parrucchiera che ogni giorno fatica e combatte sul suo lavoro a contatto con la gente sempre più difficile da trattare.

Sperimentazione anche per Ruben Rossi, studente di Cinema a Milano, con Totentanz: intanto per la tecnica, che inserisce nelle tavole alcune xilografie, poi per i temi trattati, che uniscono i momenti più tragici del nostro passato al teatro e a Shakespeare.

Diario di una barca a vela di Tamara Sturm è quasi una fiaba per ragazzi. Pone come protagonista una barchetta che partecipa ogni anno alla Barcolana e ci invita ad un amorevole tour dei luoghi più belli di Trieste, il tutto eseguito con dolcezza e sensibilità.

Ci avviciniamo alla fine con Messaggio, di Giulia Nova, convinta che il lavoro del disegnatore sia un gesto di libertà espressiva, così come il lettore può prendersi la libertà di comprendere a suo piacimento quanto ha letto. Di certo, siamo in una Trieste futuristica distrutta da guerre atomiche, ma il timer del messaggio che viene inviato ci invita alla speranza.

Concludiamo con Francesco Zardini che, come nei volumi precedenti, mette a fumetti un pezzo di storia parlando ancora della Guerra: Cosa credete? Questa volta ci racconta cosa succede alla fine di una guerra, che cosa accade ai dimenticati.

Non c’è un fumetto uguale all’altro, e anche se ci sono delle analogie tra alcuni di loro, l’effetto finale è quello dei due precedenti volumi: una grande varietà di stili e idee che, speriamo, non finirà quest’anno. Pur mantenendo il titolo, la Hammerle e l’Accademia del Fumetto stanno già pensando al quarto volume, augurandosi che il numero di storie e di autori sia ancora maggiore.