Album Calvino

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In attesa del centenario della nascita, il prossimo 15 ottobre, un libro ricorda, con testi e con una quantità di immagini, il grande scrittore

di Paolo Cartagine

 

Trecentocinquantuno pagine, oltre duecentoquaranta fotografie, una settantina di riproduzioni documentali, cinque capitoli, due autori, un testo, un protagonista.

È l’Album Calvino nel terza edizione uscita lo scorso novembre curata da Luca Baranelli ed Ernesto Ferrero, promossa da Eredi Calvino e Mondadori Libri in vista del 15 ottobre 2023 data in cui Calvino avrebbe compiuto cent’anni.

Come in un lungometraggio che unisce in ordine cronologico quotidianità della vita privata, lavoro e occasioni pubbliche, testo e foto si parlano tra loro valorizzando i rispettivi contenuti, mettendo in risalto soprattutto l’apporto testimoniale delle fotografie, specie di quelle finora inedite che erano state conservate come ricordi di famiglia dalla moglie Esther Singer: conosciamo così i genitori di Calvino, il fratello, i nonni, gli zii, e vediamo lui quando aveva due mesi in braccio alla balia a La Habana dov’era nato.

Parole e immagini – che si integrano a vicenda arricchendo le informazioni e suscitando nuove curiosità nel lettore – compongono questa biografia che ci fa attraversare le fasi più significative della sua vita per ricostruire situazioni e luoghi, e per incontrare le persone che lo hanno via via accompagnato nella sua esistenza: gli anni della scuola in Liguria (c’è anche il suo compagno di studi Eugenio Scalfari in una foto di gruppo della terza liceo a Sanremo nel ’40), e la partecipazione alla Resistenza. E più avanti, l’impegno politico, la frequentazione di esponenti della cultura internazionale, l’incontro con Borges, gli amici scrittori francesi Queneau e Perec dell’OuLiPo (con i quali condivideva gli esperimenti di scrittura basati su limitazioni formali, letterarie o matematiche), per citare solo alcuni dei momenti più salienti.

Dunque Album Calvino, oltre che raccolta fotografica commentata, è anche una mappa per invogliare il lettore ad addentrarsi ulteriormente nella sua produzione letteraria e saggistica, dove i temi del guardare e della “visibilità” (declinata sotto il profilo filosofico e concettuale nella quarta delle Lezioni americane) sono sempre stati per lui centrali.

In questa galleria ogni immagine sollecita riflessioni, così come i testi invitano il lettore pagina dopo pagina a soffermarsi per approfondire. E tra le opportunità che il volume offre vi è anche quella di analizzare il rapporto privilegiato che intratteneva con il cinema.

Baranelli e Ferrero – amici e colleghi all’Einaudi, i quali per ampliare le loro precedenti ricerche si sono avvalsi di interviste, articoli, lettere mai pubblicate e appunti manoscritti – scrivono «che proprio il 14 luglio 1948, giorno dell’attentato a Togliatti, esce sull’Unità torinese una corrispondenza di Calvino dal set di Riso amaro, in cui manifesta il suo entusiasmo per la giovanissima protagonista Silvana Mangano» diretta da Giuseppe De Santis. Per inciso, un racconto di Calvino aveva ispirato I soliti ignoti di Mario Monicelli che poi lo ha chiamato alla sceneggiatura dell’episodio Renzo e Luciana in Boccaccio ’70. Il suo racconto Il cavaliere inesistente era stato trasposto in pellicola, e la RAI aveva prodotto gli sceneggiati Marcovaldo con Nanni Loy e L’avventura di un fotografo con regia di Cito Maselli tratti dagli omonimi racconti.

Quando era cominciato l’interesse di Calvino per le immagini? E da dove? Lo spiega lui stesso ricordando che «da bambino passavo e ripassavo ripetutamente con gli occhi sulle tavole illustrate del Corriere dei Piccoli». Erano storie corredate di brevi rime che, data l’età, non sapeva leggere per cui il senso glielo porgeva la sua immaginazione. Salva poi la sorpresa, dopo aver imparato a leggere, nel capire che quelle descrizioni non aggiungevano niente di che.

La sua intera attività – come rilevano gli autori – si nutriva altresì degli insegnamenti della «grande pittura dei pittori-narratori, come Carpaccio», fonte di ispirazione indiretta e inesauribile miniera da cui far germogliare idee e racconti.

In L’avventura di un fotografo – novella che fa parte della raccolta Gli amori difficili nata come trasposizione in racconto dell’articolo saggistico La follia del mirino scritto nel ’55 per il settimanale romano Il Contemporaneo – Calvino ha affrontato il tema “fotografia” in relazione agli effetti sulla comunicazione visiva generati dal medium fotografico e dall’iperproduzione di immagini. Una trama di straordinaria attualità per una storia ambientata nell’Italia di allora alle soglie del boom economico.

Calvino inventa il fotoamatore Antonino Paraggi, lo fa pensare, agire e parlare al fine di mostrarci l’individuo singolo e la società: «Con la primavera, a centinaia di migliaia, i cittadini escono la domenica con l’astuccio a tracolla. E si fotografano. Tornano contenti come cacciatori col carniere ricolmo». Ma Antonino si sente escluso da tutti perché non sa fotografare, perciò acquista macchine, obiettivi, pellicole e si affida alla tecnologia. Con un paradossale crescendo Calvino conclude: «Antonino capì che fotografare fotografie era la sola via che gli restava, anzi la vera via che lui aveva oscuramente cercato fino allora».

Calvino si lasciava ritrarre volentieri dalla penna e dalla matita dell’amico Tullio Pericoli, così come non disdegnava di essere ripreso in servizi televisivi o venir fotografato senza mettersi in posa, come al Festival del Cinema di Venezia nel 1981 ritratto sorridente tra la moglie e la figlia Giovanna.

Dunque com’è Calvino nelle fotografie dell’Album?

La cosa che più colpisce nei primi piani è lo sguardo profondo, penetrante e gentile dei suoi occhi scuri, mai ostile, quasi sempre venato da una latente pensierosità che sembra scivolare verso una sottile e ineludibile tristezza impossibile da dissimulare. Come se davanti ai suoi occhi – in una sorta di doppia trasparenza simile alla dissolvenza incrociata cinematografica – passassero nello stesso istante due immagini, una del mondo esterno con cui era venuto a contatto, l’altra interiore del suo essere. Occhi che sembrano nascondere enigmi irrisolti e che adesso scrutano anche noi che lo stiamo osservando nelle fotografie.

Forse nel suo inconscio si incrociavano i due processi della “visibilità” in cui tanto credeva? Ovvero quello che dalla parola pensata produce un’immagine visibile, e l’altro di direzione opposta che dall’immagine fisica approda all’espressione verbale? Un perenne lavorio di esperienze cognitive e linguistiche per «cercar di capire il mondo»?

Ovviamente ogni nostra risposta non è altro che un’ipotesi interpretativa.

E se invece Calvino ci avesse già scritto tutto in filigrana in una delle sue riflessioni riportate nell’Album?

«Comincerò dicendo che sono nato nel segno della Bilancia: perciò nel mio carattere equilibrio e squilibrio correggono a vicenda i loro eccessi. Sono nato mentre i miei genitori stavano per tornare in patria dopo anni passati nei Caraibi: da ciò l’instabilità geografica che mi fa continuamente desiderare un altrove».

 

Album Calvino

a cura di Luca Baranelli

ed Ernesto Ferrero

Mondadori, 2022

  1. 352, euro 28,00