Attiva la “Libreria del Ponte rosso”

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Questo è il 31° numero del Ponte rosso. Sì, è il numero 27, ma c’è anche un numero zero, col quale avevamo timidamente testato il possibile interesse di potenziali lettori, e tre fascicoli monografici, dedicati all’edizione 2015 di Pordenonelegge, a Slataper nel centenario della morte, all’edizione 2016 del Lunatico Festival. Tutti i numeri sono riportati e scaricabili, gratuitamente, nel nostro sito web www.ilponterosso.eu, dove pure è disponibile e consultabile (sempre gratuitamente) un archivio di tutti gli articoli pubblicati, con accesso tramite una ricerca “full text”, ossia, detto in italiano, una ricerca automaticamente eseguita su ogni parola contenuta nei testi degli articoli archiviati.

Se segnaliamo tutto ciò non è per mero compiacimento riguardo al lavoro che abbiamo alle nostre spalle, ma per segnalare – questo sì con una punta di compiacimento – un ulteriore traguardo che ci eravamo dati e che nei prossimi giorni vedrà finalmente realizzazione con la pubblicazione di un primo libro di una collana che abbiamo voluto chiamare “Libreria del Ponte rosso”. La denominazione è un po’ pretenziosa, dobbiamo ammetterlo, soprattutto perché l’abbiamo scelta ricordando esplicitamente la “Libreria della Voce”, la Casa editrice della rivista fiorentina di Papini e Prezzolini, che irruppe con baldanzoso giovanile impeto sulla scena culturale e soprattutto letteraria dell’Italia del 1908, ospitando fin dai primi numeri gli articoli di un giovanissimo triestino, Scipio Slataper, che in qualche modo segnò la nascita di una letteratura “triestina”, in seguito posta in rilievo da Pietro Pancrazi, capitolo che oggi è forse – sicuramente in gran parte – melanconicamente chiuso. Consci di esporci all’avvertimento di una vistosa sproporzione rispetto al modello vociano, intendiamo però allargare la nostra attività a includere la pubblicazione di testi significativi della nostra cultura e della nostra tradizione letteraria, offrendo nel primo passo di questa nuova fase un testo percepito immeritatamente come periferico e marginale della letteratura del Novecento quale La Buffa e altre poesie di Giulio Camber Barni. Nella quarta di copertina del volume attualmente in stampa, pubblichiamo un giudizio formulato quasi per inciso da Umberto Saba nella Storia e cronistoria del Canzoniere, quando afferma: “I poeti dell’altra guerra furono Ungaretti, e su un altro piano (popolare) Giulio Barni”.

La Buffa venne pubblicata in dodici puntate sul periodico repubblicano L’Emancipazione, tra il 1920 e il ’21, mentre, integrate di alcune aggiunte, le poesie verranno stampate in volume, a cura di Virgilio Giotti, nel 1935, ma sequestrate in tipografia per decreto del prefetto di Trieste. L’opera venne poi pubblicata postuma da Mondadori, nel 1950, fregiandosi di una lunga prefazione di Umberto Saba, a introduzione del testo. Successivamente fu pubblicato nel 1969 nelle Edizioni dello Zibaldone da Anita Pittoni e quindi nel 2008 dalle Edizioni del Ramo d’oro. La nostra edizione, pur nell’indisponibilità di una redazione manoscritta dei testi, intende qualificarsi come edizione critica, basata sulla lezione del 1935, posta però in stretto confronto con quella dell’Emancipazione, emendando il testo dagli evidenti refusi tipografici e dotandolo di apparati che ne approfondiscono la conoscenza, che evidenziano le varianti e intendono agevolare il compito a quanti volessero approfondire lo studio dell’opera. Curatore attento, meticoloso e appassionato di questo lavoro è Lorenzo Tommasini, un giovane italianista che ha affrontato anche in precedenza le tematiche legate all’opera di Camber Barni. Un importante saggio critico di Fulvio Senardi completa l’edizione.

Nelle scorse settimane si è dipanata sul Piccolo e sulla rete una riflessione sull’abbandono in cui versa la cultura letteraria a Trieste. Questo libro è il contributo che noi del Ponte rosso intendiamo offrire a quel dibattito, con l’esempio di qualcosa che, anche nell’indifferenza di chi ci amministra, si può fare.