Attraverso il salone

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Riflessioni minoritarie sul SaLiTo 2023, tra considerazioni sull’apporto dei giovani e sulle nuove sfide proposte dall’intelligenza artificiale

di Giulia Gorella

 

«Ti dico quali sono le mie idee sulla Casa dello Specchio. Prima di tutto, c’è la stanza che vedi attraverso lo specchio – che è perfettamente identica al nostro salotto, solo che le cose vanno nell’altra direzione. Io riesco a vederla tutta quanta quando salgo in piedi su una sedia – tutta, meno il pezzettino che c’è dietro il camino. Oh! Muoio dalla voglia di vedere quel pezzettino!».

Così esordisce Alice nel primo capitolo del secondo romanzo a lei dedicato da Lewis Carroll, Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò – seguito del celebre Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie – e che ispira il titolo della trentacinquesima edizione del Salone Internazionale del libro di Torino, Oltre lo specchio.

Ultima edizione che vede la direzione artistica di Lagioia, che passa il testimone a Annalena Benini, la quale dovrà reggere il fardello di un’illustre tradizione di un rinomato festival editoriale e si trova quindi davanti un’importante responsabilità. Sottolineo qui il termine editoriale (al posto del più comunemente usato, letterario) in quanto il Salone è una fiera che serve a illustrare le novità per il mercato; a stringere accordi commerciali; presentare prodotti/aziende e pubblicizzare iniziative a pagamento (corsi, premi, self-publishing, altri festival…). Letterario è invece un festival dove sia centrale il dibattito, la discussione di idee, la condivisione di saperi, nonché l’elaborazione artistica stessa. Non che questi elementi siano assenti dal Salone, ma sono secondari agli aspetti di natura economica.

Per tornare al “pezzettino” cui Alice si riferisce, non sarebbe errato affermare che il Lingotto Fiere racchiude in quel labirinto di palchi e bancarelle anche troppi angoli inesplorati e inesplorabili, data la quantità di visitatori appassionati e curiosi, nonché di argomenti affascinanti e relatori coinvolgenti. Non basterebbe un mese intero per assimilare – e non solo sentire distrattamente mentre si sta in coda per uno o per l’altro intervento – le insolite prospettive e le novità che vengono proposte. Non solo pezzettini, pertanto, ma angoli di mondo mai visti prima: vere dimensioni altre che invitano i visitatori e gli addetti ai lavori a mettersi davanti al riflesso delle proprie conoscenze per riscoprirle distorte, rovesciate, sbagliate e sempre magnificamente limitate, rispetto al fluido universo della letteratura.

Fluido. Non c’è parola più adatta per definire una dimensione che oggi più che mai è entrata in rotta di collisione con altri mondi e non se ne può più distanziare. Contrariamente alle affermazioni – solite minestre rigurgitate, rimescolate e riscaldate – di eminenti personaggi politici riguardo l’assenza della passione letteraria nelle ultime generazioni (a sentire loro parrebbe che i giovani non invecchino mai e stiano sempre ad attendere passivamente l’aiuto di sapienti adulti), l’edizione conclusasi questo maggio vuole essere la prova di come letteratura e giovinezza siano sostantivi perfettamente a loro agio nel trovarsi accostati in una frase. La lettura seduce la giovinezza che inonda i vari padiglioni del Lingotto, dove studenti lavorano come volontari in nome di un amore per la letteratura e la cultura che rende possibile la realizzazione del festival stesso. I giovani sono protagonisti sia come visitatori, sia come concorrenti di premi letterari per opere inedite e infine, cosa più rilevante, giovani sono anche i numerosi autori che sono intervenuti a presentare i loro libri, le loro traduzioni, i loro fumetti. La giovinezza la vediamo anche ricoprire i ruoli che la società si aspetta da lei, ovvero di contestazione al sistema e di innovazione dello stesso. Se già negli ultimi anni, infatti, si è sentito sempre più spesso – a ragione – parlare di graphic novel come genere narrativo elevato allo stato di “letterario” grazie alla contestazione giovanile dell’ormai grigia distinzione tra cultura alta e bassa, ora si parla di letteratura proprio nel campo prediletto dalle nuovissime generazioni: i social media.

Booktok: ovvero parte della community digitale che spopola sulla piattaforma cinese TikTok. Ma cos’è di preciso Booktok? Non si tratta di una piattaforma a sé ma semplicemente di un hashtag con il quale giovani lettori di tutto il mondo, aspiranti influencer e no, si filmano in brevi video prima e dopo la lettura di un testo per poi commentarlo, esprimere emozioni provate e consigliarlo, oppure criticarlo. In altre parole, si tratta di una nuova sintesi in stile social tra la video promozione, la divulgazione scientifica in forma pop e la critica letteraria di stampo accademico. Molti dei Booktoker sono giovani studenti e sebbene alcuni video puntino semplicemente al sensazionalismo, altri lasciano intravedere possibili intellettuali di domani che muovono i primi passi in rete.

Per continuare a indagare il rapporto tra tecnologie e letteratura, e gli interventi al riguardo furono numerosi, non si può non citare l’interessante quanto scandaloso ingresso nell’editoria compiuto da Chat GPT. All’interno dell’illuminante conferenza: “Intelligenza Artificiale. Chi ha paura della rivoluzione?” Si è aperto un dibattito in cui i partecipanti si interrogavano sui vari utilizzi di Chat GPT e Chat GPT-4 nell’industria culturale. Ovviamente, la preoccupazione deriva anche dal recente scandalo riguardante la vincita di Chat GPT al Sony World Photography Award 2023. La fotografia vincitrice, infatti, non è il risultato finale del lavoro umano di Boris Eldagsen – cui fu inizialmente destinato il premio, al quale il fotografo rinunciò con onestà rivelando la vera origine dell’opera – ma è solo frutto dell’Intelligenza Artificiale. Naturalmente, non può non venire in mente che la fotografia a fine ‘800 preoccupava altrettanto se non di più il mondo intellettuale in quanto non dava più ragion d’esistere all’arte pittorica realista, poiché rappresentava la mimesi perfetta della realtà. Baudelaire su tutti lamentava il fatto che la nuova invenzione, non si limitasse a essere ancella al servizio di scienza e arte, ma che cercasse di sostituirsi a queste due muse. Ai giorni nostri ovviamente sappiamo che il fotografo è sia un tecnico, sia un artista e sappiamo anche che un pittore ha ancora senso di esistere. Ma se da un lato la fotocamera ha bisogno di essere azionata da una mano, un software presto potrebbe non necessitare più dell’Intelligenza Umana per l’invenzione o la manutenzione delle sue componenti. Oggi iniziamo a preoccuparci, oggi cominciamo a tentare di regolamentare l’uso di queste app; oggi, come sempre, arriviamo a capire con chiarezza quel disegno che molti decenni fa era solo l’ombra proiettata da una matita su un foglio.

Già nel 1977 infatti fu scritta la prima favola interamente da un’Intelligenza Artificiale e quest’anno è stato pubblicato in Corea il primo romanzo interamente scritto (in inglese), tradotto (in coreano), corretto e illustrato da un’AI. L’editore del testo 45 modi per trovare il senso della vita, Seo Sin, ha avuto il semplice compito di trovare un soggetto su cui l’AI avrebbe dovuto sviluppare una storia. Il risultato? Il libro è andato alle stampe poche ore dopo che Sin avesse dato il primo input all’AI.

Con ciò chi scrive non vuole assolutamente affermare che il “mestiere” dell’autore sia in pericolo. D’altronde, quale autore? L’autore non è morto, non si è nemmeno limitato a rinascere, si è pure sdoppiato, reincarnato e ha caricato un suo doppio in rete che è stato a sua volta scaricato tramite Torrent

Chat GPT è forse solo l’ennesimo riflesso di uno specchio fantastico che apre su nuove dimensioni? Probabilmente, noi creature di un paese tutt’altro che delle meraviglie ci accingiamo ad attraversare un confine apparentemente trasparente come un vetro che nasconde acque ora calme, ora agitate; ora torbide, ora chiare e dolci. L’unica cosa certa è che i mestieri della scrittura creativa cambieranno radicalmente e presto. Alcuni moriranno. Altri ne fioriranno.