Buon compleanno, Corto!

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di Anna Calonico

 

Quando mi voglio rilassare leggo saggi di Engels.

Quando voglio qualcosa di più impegnativo leggo Corto Maltese.

Umberto Eco

Ci sono storie che entrano nel cuore e nell’immaginario, ci sono personaggi che restano dentro, vivi come quando li abbiamo incontrati. È il caso di Corto Maltese. 50 anni, e non li dimostra: è sempre il solito saggio, affascinante, coraggioso, un po’burbero e sarcastico marinaio che Hugo Pratt ha fatto comparire per la prima volta nel lontano 1967. La storia aveva come personaggi principali due ragazzini, Pandora e Cain; si intitolava Una ballata del mare salato e probabilmente nessuno, autore compreso, si aspettava che da lì avesse inizio un mito che perdura da mezzo secolo e non sembra aver intenzione di sbiadire.

A Bologna, a palazzo Pepoli, è stata inaugurata il 4 novembre la mostra Hugo Pratt e Corto Maltese. 50 anni di viaggi nel mito, che rimarrà aperta fino al 19 marzo ed è curata da Patrizia Zanotti. Comprende oltre 400 opere originali: tavole, acquarelli, disegni; un interessante video che ci fa conoscere Hugo Pratt (all’anagrafe Ugo Prat) attraverso le foto, i filmati d’epoca e i racconti di quanti lo hanno conosciuto e ci hanno lavorato insieme, e, chicca per gli intenditori e non solo, tutte le 164 tavole che compongono la bellissima storia d’esordio di Corto Maltese.

Quale poteva essere un modo originale per far apparire un pirata? Per esempio, mostrandocelo per la prima volta durante una tempesta, in mare, legato ad una zattera, privo di sensi. La scena ricorda il film La strega rossa, dove l’uomo salvato dalle acque è John Wayne, anche se Pratt ha sempre sostenuto di essersi immaginato il naufrago con le fattezze di Burt Lancaster: Trovare un eroe marinaro in mezzo al Pacifico è un inizio straordinario. È così che è nato Corto. Un inizio a forte impatto (la stessa Ballata ha un incipit da far invidia ai migliori romanzi di mare), e dopo aver sorpreso in questo modo non poteva sparire nel nulla: Pratt, dopo il Salone di Lucca del 1969, trovandosi senza lavoro si presenta a Parigi alla rivista Pif Gadget e decide di riproporre, ma questa volta da protagonista, proprio quell’uomo atletico dai capelli corti, l’orecchino e la perenne sigaretta in bocca, vestito da marinaio: Il segreto di Tristan Bantam è del 1970, il primo di 21 racconti di fantastiche avventure in tutti i mari e in tutto il mondo.

L’autore sosteneva di raccontare la verità come fosse una finzione, e tutte le sue storie quindi mescolano realtà e immaginazione, tenendo come sfondo grandi paesaggi lontani che magari Pratt aveva visitato di persona: non sono, i suoi, fumetti di poco conto, sono storie ricche di cultura, di storia, di citazioni. Ha dichiarato spesso il suo amore per la poesia, non solo perché le sue tavole ne sono intrise, ma anche perché dai versi dei poeti a volte ricavava gli spunti per i suoi racconti: Coleridge viene citato a memoria da Corto, e proprio nella Ballata del mare salato viene ricordata la Ballata del vecchio marinaio, con la maledizione dovuta all’uccisione dell’albatro. I gabbiani tornano spesso nelle sue vignette, magari fanno compagnia a un Corto solitario che li osserva mentre fuma. Anche questa è un’immagine poetica, ed era questo che al disegnatore piaceva dei versi, il modo di procedere per immagini che scaturiscono immediatamente dalle parole. Per quanto riguarda la prosa, invece, il discorso è più complesso: non soltanto Conrad, Melville, Salgari, Jack London (che appare persino come personaggio in La giovinezza di Corto), ma anche Octavio Paz, Borges… Molti letterati hanno influenzato il fumettista veneziano, molti romanzi per ragazzi, molti avventurieri: “Penso che l’avventura sia una componente molto bella della natura umana, ma è necessario saperla vedere, cercare, incontrare. La si può trovare dappertutto, se si ha abbastanza fantasia, perché è una cosa di cui l’uomo ha bisogno e che spesso gli viene tolta. L’avventura è cercare qualche cosa, che può essere bella o pericolosa, ma che vale sempre la pena di vivere.” L’avventura, per Pratt bambino, è iniziata quando suo padre gli regalò un libro dicendogli di “andare a cercare la sua isola”: “Mio padre aveva ragione, l’ho trovata la mia isola del tesoro. L’ho trovata nel mio mondo interiore, nei miei incontri, nel mio lavoro. Trascorrere la vita in un mondo di fantasia, questa è stata la mia isola del tesoro.”

In effetti, Hugo Pratt ha vissuto molte vicende di Corto Maltese, così come Corto Maltese ha vissuto le avventure di Pratt: i due erano così in simbiosi che l’autore e il personaggio si possono identificare. Del resto, il fumettista sosteneva che il suo marinaio era un amico che ci prende per mano e ci accompagna strada facendo. È lo stesso pirata a definirsi: “Non sono un eroe, mi piace viaggiare e non amo le regole, ma ne rispetto una soltanto, quella di non tradire mai gli amici. Ho cercato tanti tesori senza mai trovarne uno, ma continuerò sempre, potete contarci, ancora un po’ più in là…” Di avventure ce ne sono tante, nelle sue epopee, e Pratt/Corto vanno sempre avanti, a braccetto, in cerca della prossima, tanto che il marinaio si troverà a dire: “Nulla è scritto. Nulla che non si possa riscrivere un’altra volta”: per quanto una favola possa essere ispirata da una già raccontata, diventa una fiaba differente. O, per usare le parole di Bocca Dorata: “Quando un adulto entra nel mondo delle favole, non riesce più ad uscirne, non lo sapevi?”

Bocca Dorata è una di quelle figure femminili che non si scordano appena girata l’ultima pagina, come Pandora, come Esmeralda, come Venexiana Stevenson (e che incipit, il suo!). Le donne di Pratt sono forti e affascinanti, intrepide, sensuali. Negli schizzi a matita o negli acquerelli hanno femminilità, grazia e coraggio, e rendono il lettore docile e curioso di seguire i loro passi.

Gli episodi della vita di Corto sono costellati di personaggi, anche maschili, che suscitano un impatto potente: il capitano Rasputin e il Monaco, ad esempio, sono “buoni” o “cattivi”? E Cranio? E gli altri, numerosi indigeni che si trovano a discutere con Corto o ad attaccarlo, ad insultarlo, a salvargli la vita? La risposta non è facile ma passa in secondo piano rispetto agli intrecci, che mescolano avventura e poesia, e prendono il pubblico nel cuore e nella testa fin dalle prime parole: ogni narratore invidia la capacità di Pratt di coinvolgere a partire dall’inizio. Nella famosa Ballata, ad esempio, è il mare a parlare, in prima persona rivela la sua essenza, la sua verità, e ridicolizza gli esseri umani e i loro tentativi di sopravvivere ad onde furiose. In L’angelo alla finestra d’oriente si comincia con il narrare dell’arrivo di San Francesco su un’isoletta veneziana, poi il lettore viene spiazzato: “ma tutto ciò non ha niente a che vedere con la nostra storia”; in Concerto in O minore per arpa e nitroglicerina, dopo le prime vignette “silenziose” si entra subito nel vivo con un’esplosione.

Tante cose resterebbero ancora da dire sul pirata marinaio, sul suo ideatore e sulle altre sue creature, ma ci vorrebbero altri cinquant’anni. Buon compleanno, Corto!