Condividere il sogno

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Pubblicato il carteggio 1982-1985 tra Biagio Marin e Anna De Simone

di Edda Serra

 

Lasciami il sogno è il titolo del nutrito dialogo epistolare appena edito dal Ponte del Sale, intrattenuto da Anna De Simone e Biagio Marin a partire dalla fine del 1982 per arrivare a dicembre 1985, gli ultimi anni della lunga vita del poeta. Il titolo è trascrizione italiana del verso di apertura della breve raccolta antologica Pan de pura farina pubblicata a Genova nel 1976 presso San Marco dei Giustiniani, entrata poi nel tascabile Rizzoli Nel silenzio più teso, 1980.[1]

Làsseme el sogno è invocazione e preghiera di Marin, e il sogno è la poesia; ma dallo stesso testo

viene anche il titolo di un saggio di Anna De Simone dedicato a Marin, che in quegli anni fa conoscere il poeta ai suoi alunni del Liceo Carducci di Milano dove insegna: Un fior de siel.

è da Pan de pura farina che parte il discorso di Anna De Simone, anzi il suo approccio alla poesia di Marin, che la galvanizza, i cui raggiungimenti poetici sono da lei poi giudicati insuperati nella poesia del Novecento. Analogo ed inverso è il discorso di Marin, sorpreso di trovare nella valutazione di lei una adesione totale accompagnata da motivazioni precise, come altri critici in genere non fanno.

Noi conosciamo bene Anna De Simone la cui firma è stata presente anche in Ponte rosso (in diversi numeri, dal 2016 al 2017, n.d.r.): per il culto della poesia di Giotti e del suo mondo e il dialogo con i figli dispersi, per la collaborazione a Diverse lingue di Amedeo Giacomini, per avere seguito da vicino Ida Vallerugo, Pierluigi Cappello, i poeti del Friuli tra Casarsa e Chiusaforte, oltre a Bianca Dorato e Franco Loi. La conosciamo per la biografia del poeta, L’isola Marin (Castoldi, Torino 1992), di cui l’ epistolario oggi pubblicato è preparatorio, esplicitandone le ragioni di fondo: lei vuole una biografia costruita sul rapporto poetico tra ambiente e poeta, tra paesaggio e suggestione interiore, che fa di lei a sua volta poeta.

La fitta corrispondenza si dipana come un discorso amoroso che esige una lettura di intonazione alta, ad evitare equivoci. Da un lato una donna giovane di acuta sensibilità critica che si misura direttamente con l’autore nel momento in cui le poesie nascono o sono nate da poco, e nell’assiduità del dialogo continua a rivolgersi al poeta come ad un maestro, dall’altra parte c’è il poeta anziano che vede nella giovinezza di lei il miracolo della comprensione critica e della vita, e continua a tormentarsi sul valore dei suoi canti (“non ho nessuna fiducia del futuro dei miei canti”), e nel dialogo epistolare , di per sé esclusivo ,vede realizzato il bisogno di sempre, dell’altro da raggiungere, di una femminilità cui affidarsi, di una persona cui lasciare in eredità un’ impronta, anzi il bisogno rinnovato di un erede che abbia cura della sua poesia.

Noi apprezziamo le lettere di Anna non solo per i giudizi espressi sulle poesie di Marin da lei ampiamente citate, che danno conferma anche al mio lavoro, ma soprattutto perché richiamano l’attenzione sui Canti de l’isola e per il lettore di oggi rappresentano una possibile guida. Buona parte delle lettere di una prima fase del dialogo si richiamano infatti ai testi poetici mariniani.

Nella fase successiva, Anna, ormai determinata a scrivere la biografia di Marin, lo interroga per sapere la matrice delle sue esperienze personali e poetiche e vuole conferme, gli invia alla fine lettere che pur nella affettuosità del dialogo sono già saggi e prova d’ autore, per averne l’approvazione, in un ondeggiare tra determinazione e timore di insufficienza e inadeguatezza, convinta però della necessità del suo impegno per la sorte di questa poesia. Anche lei evangelista della poesia di Marin.

Le lettere di Marin, che a noi non dicono nulla di più di ciò che già non sapessimo, sono appunto lettere di poetica e confermano il carattere religioso dell’esperienza poetica mariniana, nella quale Anna ripetutamente riconosce l’epifania del divino: sono lettere di poeta e di intellettuale, o semplicemente di amico che da lei ha consolazione e conforto, che ha gioia di darsi amorosamente, e un giorno invita Anna ed altri cultori della sua poesia che potrebbero essere gelosi uno dell’altra ad un incontro di “festa della poesia, anzi dell’amore”. Più sottile e diffuso è poi il discorso di appartenenza della sua poesia, che sa non essere sua, ma di Anna o di chi la legge e la fa sua facendola vivere in sé.

Sono lettere preziose queste di Marin per la bellezza e la chiarezza del discorso, che nella misura della lettera sa sintetizzare le esperienze, inquadrarle in una narrazione nuova , e semplificare concetti. Marin ci dà pagine in prosa fra le più belle da lui composte, di coesione ammirevole. Fra queste hanno rilievo quelle dedicate alla moglie Pina.

Del resto la pubblicazione del carteggio ha la funzione di documentare più ampiamente, non interamente, gli ultimi anni di vita del poeta, che vedono la scansione di più o meno piccole sillogi, ciascuna a sé stante, documento ciascuna dei momenti dell’itinerario dell’uomo, dell’anima di uno che declina e va oltre, lasciando a tutti il senso dell’oltre: E anche el vento tase, La granda aventura, La luse sconta, A le fose, La vose de la sera, Lontane rade. Anna De Simone le ha lette man mano che venivano pubblicate a cura della sottoscritta o addirittura nella condizione di inedite man mano che venivano trascritte; due di queste sono leggibili infatti solo nelle lettere di Anna. Inediti sono anche i passi da lei citati , di un Diario mariniano tuttora inedito e a lei dato in lettura. Marin infatti è sempre stato prodigo di suoi scritti a chi dava segno di attenzione profonda alla sua parola.

“I maestri in ombra” , la collana inaugurata con questa pubblicazione dall’editore del Ponte del sale, ha il merito di mettere in luce Anna come interprete, fra i maestri appunto.

A mettere in luce la personalità di Anna e il carattere del dialogo è poi Giovanni Tesio, con una presentazione vivace ed elegante, interpretativa, dal titolo accattivante, La donna dei doni e l’ uomo dei canti. Edda Serra in quanto curatrice presenta due corpose note, una di presentazione di contesto, l’altra archivistica.

Le lettere di Anna a Marin e tutto l’intero carteggio, inediti, fanno parte dei documenti dell’archivio privato di Biagio Marin destinati da Gioiella Marin Englen, figlia del poeta, a implementare il Fondo Marin della Biblioteca Civica Falco Marin di Grado, fondato a suo tempo dallo stesso poeta.

 

 

Anna De Simone e

Biagio Marin

Lasciami il sogno

Carteggio 1982 -1985

a cura di Edda Serra

prefazione di Giovanni Tesio

Il Ponte del Sale Editore, Rovigo 2020

pagine 323, euro 32,00

[1]    Biagio Marin, Pan de pura farina, a cura di Adriano Guerrini, con la traduzione ed il commento di Giovan Battista Pighi, SanMarco dei Giustiniani, Genova 1976, la scelta è di Edda Serra, secondo disposizione dell’autore;

      id , Nel silenzio più teso, introduzione di Claudio Magris , scelta e note a cura di Edda Serra, Rizzoli editore, Milano 1980, tradotto poi in francese da Laila Taha Hussein per L’ age d’homme, Collezione dell’UNESCO, Vevey1983