Crossroads alla Gong

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A Nova Gorica l’incontro in galleria di due artisti di frontiera: Andrej Furlan e Franco Vecchiet

di Patrizia Bigarella

 

Il 7 ottobre, nel tardo pomeriggio, il direttore di questa rivista ed io eravamo in macchina diretti a Nova Gorica per raggiungere la Gallerjia GONG, di Nataša Kovšca, presso la quale Franco Vecchiet e Andrej Furlan hanno allestito la loro mostra. Attraversammo alcune strade semi-periferiche di Gorizia, ma quello che mi sorprese veramente fu Nova Gorica, mai visitata prima, che nel mio immaginario doveva somigliare in qualche modo a Gorizia e costituirne la prosecuzione oltre il confine, ormai poco più che simbolico. Invece no. Nova Gorica è una città completamente diversa, il suo sviluppo urbanistico e architettonico ha escluso la storia remota e i quartieri della città sono per lo più edificati attorno a grandi palazzi in cemento a vista. La cosa che mi stupì piacevolmente, invece, furono i parchi: rigogliosi di piante, con alberi secolari, molto ben tenuti, ad uso dei cittadini e dei loro bambini.

Il posto che cercavamo era al numero 20 di Kidričeva ulica, ma – da non credere – non riuscivamo a trovare la galleria. Tutte le vie sembravano chiamarsi Kidričeva, e il numero 20 era invisibile, la strada lunga, larga e trafficata, la via poco illuminata e le radici degli alberi sempre pronte per l’inciampo. Vergognandoci un po’, abbiamo dovuto telefonare per farci venire a prendere. Così siamo entrati in una piccola piazza pedonale, già percorsa poco prima, ignari di essere nella zona giusta, con una fontana illuminata e il bar “Fabrika”: la galleria è lì dietro.

Questo, per quanti decidessero di andare a vedere la mostra, che a mio avviso vale la pena.

La Galleria, affollatissima, si trova al primo piano: bianca, minimalista e ben articolata. Costruita con materiali essenzialiaccostati con sapienza; nuova di zecca. Incredibilmente, sembrava che i due artisti, il fotografo e l’incisore, portassero avanti un progetto simile, un mondo parallelo che si teneva per mano, fatto di segni, incroci, punti, grovigli ed erosioni. La mostra è intitolata “Stičišča/Crossroads”.

 

Andrej Furlan vive e lavora tra Lubiana e Trieste. Attivo presso il France Stele Research Institute of Art History ZRC SAZU, si occupa principalmente di documentazione, fotografia e design. Insegna fotografia nel Dipartimento di Storia dell’Arte all’Università di Maribor. È stato curatore di più di 40 mostre e ha esposto in mostre collettive e personali di un certo rilievo.

Furlan, in questa esposizione, sembra aver fotografato delle texture per stamparle, poi, su lastra di metallo. L’erosione del metallo, creata dall’acido per la stampa. si è inserita all’interno della fotografia creando delle striature e dei grumi dal sapore rugginoso. Foto ed erosione sono diventate un tutt’uno. Un effetto decisamente interessante. Altri supporti che sembravano essere di gesso, invece, fungevano da base per fotografie di incisioni su materiale murale, la cui serie venne titolata Amor iuventutis. Quasi tutte le opere sono di formato quadrangolare di dimensioni ridotte da 27×27 a 39×39 centimetri. Anche la scelta del formato quadrato non mi sembra essere casuale. Poi vi è la serie Horizontes, anch’essa su supporto murale, che esprime la potenza di questi inquietanti orizzonti in bianco/nero. La gamma cromatica scelta dall’artista va dal bianco al nero, mentre la ruggine viene accostata al marrone e al celeste.

Finiamo parlando di Mare nostrum, che sembra esprimere una terra sofferta dagli eventi climatici contemporanei e anche qui si parla di foto e stampa plastificata atta a contenere l’acqua di un mare in distruzione. Interessante e originale esposizione fotografica, inerente a un progetto di ricerca concettuale unito ad abilità tecnica.

 

Franco Vecchiet, artista triestino, dopo gli studi condotti a Urbino, Lubiana, Venezia e Parigi, ha diretto la galleria TK, insegna alla Scuola Internazionale di Grafica a Venezia e alla Scuola dell’Acquaforte “Carlo Sbisà” a Trieste. Ha insegnato anche all’Accademia di Parigi e all’Università dell’Indiana negli Stati Uniti. Ha esposto in vari Paesi in Europa e America e ricevuto premi internazionali.

Vecchiet tratta l’incisione con una maestria che è patrimonio di pochi. L’incisione sperimentale è la sua passione e ossessione, qualunque cosa gli passi tra le mani è degna di essere trattata come una lastra d’incisione. L’apertura sperimentale, il pensiero fine e la voglia di giocare hanno fatto di lui un artista di grande interesse contemporaneo. In questa esposizione accosta, una a fianco all’altra, incisioni di piccolo formato (27x27cm) realizzando una fascia, meglio, una strada, che percorre una delle pareti della galleria per girare l’angolo verso un nuovo spazio. Questa strada verrà definita Continuum. A questo scopo l’artista utilizza matrici di diversa natura: linoleum, metallo, cartone e ne cattura le linee e il groviglio dei segni incisi dal tempo nella quotidianità. Stampando questi elementi appartenuti a una scuola, a un’accademia e a laboratori di Paesi diversi traccia la storia di quotidiani paralleli di un’intera epoca. Le incisioni, così piene di significato, vengono stampate su carta, stoffa e materiali diversi e collocate in un continuum.

Molto divertente è una serie di elementi minuti 3,5×3,5cm, che lui chiama Tigerprint, stampata a colori su carta vetrata che inizia e finisce con un cubo di eguale dimensione. L’amore per il gioco è la sua componente più genuina e divertente. Vi sono inoltre incisioni di grande formato di non comune bellezza, stampate su strati sovrapposti di cartone o carta da stampa.

Aver visto tutto questo fa capire all’osservatore che il viaggio nella bellezza, nella ricerca e nella purezza di pensiero, nonostante i tempi difficili che stiamo vivendo, non solo è possibile, ma vale la pena di essere perseguito.

 

1.

Franco Vecchiet

Copertone di camion

linoleografia, 2022

 

Andrej Furlan

Consecutio temporum V

stampa su metallo, 2022