Due inediti in triestino

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Da una raccolta ancora “in fieri”

di Claudio Grisancich

 

Sfruttando il privilegio che ci deriva da una consolidata amicizia, pubblichiamo due inediti in triestino di Claudio Grisancich.

 

per ‘n’oradela

 

per ‘n’oradela un branzin freschi de

pescada l’andava co’l suo giani tra-

verso piaza grande in cavana drio el

vescovado a l’antica mormorazione

al professor el pesse i ghe lo spinava

anita ordinava metà per omo ‘na

porzion de risoto co’ i caperozoli

radiceto de contorno e un quartin de

bianco giani lissando pian la tovaia

‘scoltava tra i rumori sofigai che

‘rivava de la cusina anca le vose

che se rimandava i nomi de lori do

aventori stuparich el professor e

l’anita pitoni

                                                    

                                                   6 giugno 2016 h.19.26

 

dopo el concerto

 

dopo el concerto de la sua poesia

e tuti atorno “maestro” un domanda

“la ne darà ancora poesie tanto bele?”

“chissà” el disi “a dirlo sarà la vita

che me ‘speta” vegnindo via el pensa

a un poeta de tanto tempo prima che

le sue el diseva esser piaghe sempre

‘verte ne la sua povera carne

                                                                     1 giugno 2016 – h. 11.25

Per una piccola orata

 

Per una piccola orata un branzino freschi / appena pescati andava col suo Giani at-/traverso Piazza Grande, in Cavana, dietro il / vescovado, “All’antica mormorazione” / al professore il pesce veniva spinato / Anita oridnava, metà per ciascuno, una / porzione di risotto alle vongole /

Radichi etto di contorno e un quartino di / bianco Giani lisciando piano la tovaglia / ascoltava tra i rumori soffocati che / arrivavano dalla cucina, anche la voce / che si rimandava i nomi di loro due / avventori: Stuparich il professore e / l’Anita Pittoni.

 

Dopo il concerto

 

Dopo il concerto della sua poesia / e tutti attorno “Maestro”, chiede uno / “ce ne darà ancora poesie tanto belle?” / “chissà “ dice “a dirlo sarà la vita / che mi spetta” venendo via pensa / a un poeta che tanto prima delle / sue diceva essere piaghe sempre / aperte nella sua povera carne./