Eredità colpevole di Diego Zandel

| | |

di Fulvio Senardi

 

Con un nuovo romanzo, Eredità colpevole (Voland, Roma 2023) Diego Zandel giornalista, narratore e giallista di lungo corso, organizzatore culturale e direttore editoriale si è assunto l’impegno di condurre nuovamente i lettori in questa nostra porzione d’Italia, così poco nota al resto del Paese, nonostante la recente e non sempre competente promozione dei temi del confine orientale a oggetto di dibattito (e di scontro) politico-culturale.

Al protagonista (Guido Lednaz, dal trasparente anagramma del cognome dello scrittore) Zandel affida un duplice compito: in primo luogo quello, connesso all’intreccio, di condurre un’inchiesta per portare la luce della verità laddove la giustizia ha fallito, per “difetto di giurisdizione”, in rapporto a dei crimini perpetrati in Istria contro gli italiani. Per tali delitti è indiziato Josip Strčić, già membro dell’OZNA, la polizia politica della Jugoslavia di Tito (lecito domandarsi se nella scelta del cognome Strčić non ci sia la volontà di lanciare una frecciatina a quel Petar Strčić, storico croato in prima linea nel rivendicare l’eterna e integrale croaticità delle terre dell’Adriatico orientale, fino a proporre di ribattezzare Francesco Patrizi come Frane Petrić e Francesco Vidulich come Franjo Vidulić). L’altro compito del protagonista è quello di illustrare, in alcune ben amalgamate pagine del libro che tendono, pur nel breve cartiglio, alla forma-saggio, le vicende dell’Esodo con tutto ciò che di tragico le ha preparate (e seguite, posto che l’arrivo in Italia di migliaia di istriani e fiumani non ha trovato un Paese pronto alla generosa accoglienza di connazionali colpiti da un destino doloroso). Ne consegue che per un giuliano la lettura del libro, anche a prescindere dalla coinvolgente trama “gialla”, implica un nuovo attraversamento di luoghi della memoria illuminati da una luce radente e cupa perché segnata dall’ombra della morte, della prevaricazione, dell’esilio; per qualsiasi altro italiano, si auspica, un invito ad approfondire la storia dei margini orientali in quella tragica porzione di Novecento che qualche storico ha definito di guerra civile, durata dal settembre 1914 al maggio 1945, e culminante, quando tacquero le armi, in brutali operazioni di “semplificazione etnica”; una coda alla guerra combattuta la cui esplicita finalità era realizzare quella coincidenza di etnia e stato che ha snaturato la complicata etnografia dell’Europa di mezzo (meravigliosamente complicata, va aggiunto, per le potenzialità di convivenza tollerante e di apertura all’altro che portava in sé), aprendo ferite a tutt’oggi mal rimarginate (laddove non ci sia stata, come non vi fu in Italia, appunto, una mirata pedagogia).

Non c’è ovviamente revanscismo nell’angolo visuale scelto da Zandel, anzi; coerentemente con le battaglie intellettuali condotte dallo scrittore, uomo di pacificazione, il suo alter ego romanzesco vuole nettamente distinguersi da chi ancora coltiva nei confronti degli slavi d’Istria e di Fiume un (auto-lesionistico) sconfinato rancore: «per me invece, essendo ormai giunti alle terza o quarte generazioni nate e cresciute lì, come mio figlio era nato a cresciuto a Roma sentendosi a tutti gli effetti romano, questa gente non era più da considerare occupante straniero, ma rappresentava ormai un’entità nazionale, politica e amministrativa con cui avviare un dialogo di pace e di collaborazione nel rispetto reciproco». Questo dunque l’importante succo etico del libro, quello che vorremmo restasse come un seme che può dare frutto nell’animo del lettore, naturalmente dopo che si sia deliziato seguendo le intricate indagini di Guido Lednaz.

 

 

 

Diego Zandel

Eredità colpevole

Voland, Roma 2023

  1. 244, euro 19,00