Ex libris di guerra

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di Walter Chiereghin

 

La Biblioteca statale isontina ha ospitato dal 17 maggio al 1 giugno, in concomitanza con le manifestazioni di èStoria, la mostra “Segni di guerra, l’ex libris europeo nella prima guerra mondiale”, a cura di Claudio Stacchi, Luigi Bergomi e Giuseppe Cauti. Un’occasione importante per prendere visione di un’imponente collezione di opere grafiche di piccolo formato, create da una pluralità di artisti europei, in larga prevalenza di area centroeuropea, ispirate tutte al tema della guerra, a partire dagli anni in cui essa fu combattuta e poi per il resto degli anni Venti, con propaggini anche contemporanee che raggiungono letteralmente i giorni nostri.

Il tema della guerra è talmente incombente nella sensibilità degli artisti e dei committenti che è interessante notare come l’evento “guerra”, come osservano i curatori, «si configuri come un carattere affatto peculiare come soggetto exlibristico: è uno dei pochi casi (se non l’unico), in cui il tema del foglietto travalica e sovrasta l’identità del titolare, rappresentata dai suoi interessi e dalle sue passioni, per imporsi prepotentemente come totalizzante leit motiv della vita di quegli anni, al di sopra e dominante su tutto il resto». Simpatica eccezione, al solito, il narcisismo di Gabriele d’Annunzio, che però è in questo caso del tutto incolpevole, dal momento che le opere esposte che lo riguardano sono frutto di un concorso del 1988, organizzato a Pescara da Giuseppe Cauti nel cinquantenario della morte del poeta.

Una notazione che appare necessaria per quanto si osserva anche a prima vista, sorvolando a volo d’uccello le opere esposte, è che la grande maggioranza di esse privilegiano l’orrore per l’«inutile strage» rispetto al trionfalismo patriottico inneggiante a valori (o disvalori?) nazionalistici e militaristi. Ciò è naturalmente sempre più evidente man mano che ci si allontana dallo scoppio della guerra nel 1914 per addentrarsi nell’oscuro cunicolo della guerra di sterminio e di posizione, passando dalle immagini di gladi ed allori, di sciabole sguainate, di guerrieri virilmente eretti a fronteggiare il nemico, per transitare con consapevole mestizia a espliciti richiami della morte, a cumuli di teschi, a scheletri che abbrancano i soldati, alla composta disperazione di donne colpite duramente dal lutto. Talvolta, come nel caso del tedesco Ludvig Hesshaimer (1872-1956) è lo stesso autore che si esprime in un senso nei primi anni di guerra, per poi abbandonarsi alle sconsolate figurazioni di segno opposto negli anni successivi.

Moltissime e accurate sono le informazioni che si possono ricavare dal bel catalogo, che tuttavia riporta un’introduzione storica, opera di Francesco Bergomi, saggio a dir poco opinabile nei contenuti, che si richiamano in gran parte all’opera dello storico negazionista tedesco Ernst Nolte e di altri autori di attendibilità altrettanto sospetta.

Molto sarebbe ancora da dire su questa bella mostra, ma preferiamo lasciare lo spazio a qualche immagine in più.