Ex libris odontoiatrico

| |

Claudio Stacchi ha pubblicato un bel volume sugli ex libris dei suoi colleghi dentisti

 

Dall’invenzione della stampa a caratteri mobili ad opera di Gutenberg nel 1455, il libro ha cessato di essere un oggetto di gran lusso, consentendo anche ai borghesi alfabetizzati di creare delle piccole biblioteche domestiche, possibilità che in seguito di sarebbe progressivamente allargata includendo altre classi sociali in conseguenza della produzione seriale connessa alla nuova straordinaria invenzione. Subito dopo, vien da pensare, nacque la perversa genìa dei parassiti da biblioteca, la vil razza dannata degli amici che chiedono un libro in prestito che poi non restituiranno mai più, agevolati nel loro furto dal fatto che un libro stampato non si differenzia da tutti gli altri che fanno parte della medesima edizione.

Fuori di celia, appare del tutto probabile che il legittimo desiderio di veder personalizzato un volume da parte di chi ne è proprietario, risponde anche al desiderio di lasciare una traccia di tale possesso che duri quanto il libro stesso, come noto un oggetto che il più delle volte ci sopravvive, che testimoni soprattutto di un interesse, talvolta di un’autentica passione che ha spinto ad acquisirlo e poi magari a rimanere ammirati per il contenuto, a leggerlo e rileggerlo, ad averne cura. Per attestare la proprietà di un volume sarebbe sufficiente un segno convenzionale, una sigla, uno stemma araldico, una firma, un timbro (come usa ancora oggi per le opere di biblioteche pubbliche), ma era fatale che qualcuno pensasse prima o poi di creare un identificativo su carta, da incollare sul foglio di guardia a suggello dell’appartenenza a un determinato proprietario, il cui nome è pure stampato sul foglietto, di solito accompagnato dalla scritta ex libris, dai libri, appunto. Che poi l’esecuzione calcografica della piccola opera su carta coinvolgesse anche artisti di chiara fama è testimoniata dal primo ex libris documentato, una xilografia del 1516, opera nientemeno che di Albrecht Dürer.

Tutto ciò, e molto altro, ci viene raccontato da Claudio Stacchi, medico chirurgo specializzato in odontostomatologia, docente all’Università di Trieste, ma soprattutto, per quel che riguarda l’economia di questo articolo, collezionista seriale d’arte, e in particolare di ex libris, dei quali in molti casi è egli stesso committente. Lungi dal richiudersi nella contemplazione compulsiva delle sue collezioni, Stacchi si è dedicato anche a un’attività di promozione dell’interesse per questo genere d’arte grafica, facendosi promotore e curatore di esposizioni (v. Il Ponte rosso n. 22, marzo 2017 e n. 34, maggio 2018) e della pubblicazione di un pregevole libro d’arte Di questo e di molti altri mondi, in cui quattro incisori di vaglia si confrontano con altrettanti testi narrativi di Howard Phillips Lovecraft (v. Il Ponte rosso n. 33, aprile 2018).

Questa volta l’attenzione di Stacchi si concentra su un sottogenere a lui molto vicino in quanto legato alla sua esperienza professionale e, coadiuvato da due altri esperti che anche nelle precedenti occasioni espositive ed editoriali avevano collaborato con lui, Giuseppe Conti e Luigi Bergomi, realizza un saggio articolato, esauriente e ovviamente dotato di un adeguato apparato iconografico: Nel segno del dente. Breve storia dell’ex libris odontoiatrico. Il volume nasce dall’esigenza di individuare un’area di riferimento circoscritta, dal momento che ovviamente oltre cinque secoli di pregevoli grafiche compongono un patrimonio visivo sterminato, mentre invece lo sviluppo relativamente recente dell’odontoiatria scientifica consente di limitare l’indagine a un arco temporale assai più ristretto, che si addentra poco più in là del XX secolo.

La relativa ristrettezza del campo d’indagine ha consentito ai contributori di approfondire adeguatamente l’esposizione, mettendo a disposizione del lettore significativi ragguagli circa i motivi iconografici che si rincorrono in questa particolare tipologia di ex libris. I profani (in tutti i sensi) apprendono così che uno dei soggetti più ricorrenti e l’icona di Santa Apollonia di Alessandria d’Egitto, martire del secondo secolo, cui sono stati strappati con tenaglie tutti i denti, prima che lei stessa salisse spontaneamente al rogo. La santa, rappresentata quasi sempre con le tenaglie della sevizie cui fu sottoposta, ricorre in numerose opere di pittura e naturalmente è un elemento iconografico ricorrente con molta frequenza negli ex libris degli odontoiatri, essendo tra l’altro patrona della categoria. Ora sanno a che santo votarsi anche coloro che stanno dalla parte sbagliata del trapano. Ma naturalmente la fantasia di artisti e committenti non si limita figurazioni agiografiche, estendendosi anche a scene di genere, spesso alleggerite da una sorridente ironia, a un gusto per il grottesco o persino a rappresentazioni di scene di esplicito o suggerito erotismo.

Il volume voluto e curato da Claudio Stacchi, con i rilevanti contributi degli altri due co-autori, si qualifica dunque come una guida completa e stimolante alla materia trattata, un piccolo ma esauriente manuale di Storia dell’arte in questo circoscritto, non facile e a prima vista persino poco accattivante settore, aperto tuttavia a contributi di rilevante interesse.

 

 

Claudio Stacchi

Nel segno del dente.

Breve storia

dell’ex libris odontoiatrico

prefazione di Roberto Di Lenarda

Edra, Milano 2021

  1. 74 ill., euro 49,00