Friedrich Hebbel secondo Slataper

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di Anitha F. Angermaier

 

Se si pensa a Scipio Slataper nel ruolo di studioso della letteratura teatrale, ciò che viene subito in mente è il suo libro su Ibsen, che apparve postumo nel 1916. Ma Ibsen è il punto d’arrivo, quanto si vuole importante e solo per un amaro scherzo del destino definitivo, di un percorso che ha un inizio lontano. Lontano e variamente articolato, perché potremmo in effetti parlare di una triplice radice: da una parte va ricordato l’interesse di Slataper per la letteratura tedesca e per il Romanticismo in particolare (approfondito anche sulla scorta del libro ad esso dedicato da Ricarda Huch, per restare, per una certa misura, in un’orbita “triestina”); dall’altra la fascinazione per autori (e personaggi) “eccessivi”, nei quali – la testa piena di grandi sogni di realizzazione letteraria e di successo pubblico – il giovane Slataper poteva identificarsi; da un’altra ancora la passione per il teatro, che si riconosce nei tentativi e abbozzi teatrali pubblicati già nel 1908 sulla Vita trentina e ben presenti fra gli inediti, e che trova successivamente espressione, con una messa a fuoco più matura ed oggettiva, nei due saggi intorno al teatro pubblicati a sua firma sulla Voce (dicembre 1911, gennaio 1912), la rivista fiorentina che fu la sede del migliore Slataper saggista.

Egli vagheggia un teatro che interpreti la vita nel suo mobile svolgersi e nei suoi insuperabili conflitti, che sia attento alla dimensione collettiva dell’esistenza moderna, che sia capace, per altezza di ideali e solennità religiosa, di parlare una lingua diversa da quella frivola e superficiale che caratterizzava la scena contemporanea. Pietra miliare e ambito di maturazione verso l’approdo ibseniano è il rapporto di Slataper con Friedrich Hebbel, di cui fa oggetto Lorenzo Tommasini in un’ampia e approfondita ricerca: La personalità eccessiva. Scipio Slataper e Friedrich Hebbel,

che ha visto la luce presso le edizioni ETS di Pisa. Su Hebbel Slataper comincia a ragionare insieme all’amico più caro degli anni di Liceo, Marcello Loewy, con il quale si metterà all’opera per una traduzione della Judith, la prima tragedia del drammaturgo tedesco e quella in cui i temi dell’ “eroico” e del “sacrificio” vengono meglio approfonditi e problematizzati, facile capire con quanto riscontro nell’animo di un giovane, lo Slataper, alla ricerca di se stesso e di un posto al sole nel mondo letterario. La traduzione, della quale Tommasini discute con ampiezza tanto relativamente alle fasi di elaborazione, quanto alle forme e ai contenuti, verrà pubblicata nel 1910 per i «Quaderni della Voce», e ad essa seguirà una scelta dei Diari di Hebbel, anch’essi da collocare, come precisa Tommasini (ed è qui in fondo la chiave del rapporto Slataper-Hebbel), sullo sfondo di «una profonda adesione ed immedesimazione personale», anche in prospettiva generazionale. Per qualche tempo – non si esagera a dirlo e Tommasini lo illustra bene – Slataper “vive” e “sente” in compagnia di Hebbel, una passione che però è anche purificazione. Ciò che si disse di Goethe, che avesse cioè, attraverso Werther, “bruciato” il proprio wertherismo, si potrebbe ripetere per Slataper. Nel novembre del 1912, quasi ad annunciare la chiusura di una fase di vita e di pensiero, il triestino scriverà: «ancora oggi, in fondo, io per Hebbel non so trovare, né in me né negli altri critici, altro giudizio che l’antico: uno spasimo di superbia intellettuale (Capaneo) prevaricante i confini della propria persona».

 

 

 

Lorenzo Tommasini

La personalità eccessiva.

Scipio Slataper e Friedrich Hebbel

edizioni ETS, Pisa, 2019

  1. 295, euro 29,00