Giacomo Scotti tra due mari

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In mostra a Trieste l’opera di venticinque grafici, maestri del design del Novecento italiano

di Roberto Curci

 

Le loro opere, prima o poi, le hanno viste tutti: sui manifesti, sugli annunci pubblicitari nei giornali, sulle copertine di tanti libri o riviste. Ma i loro nomi non li conosce nessuno, meno s’intende gli addetti ai lavori e i fans-intenditori. O forse sì, quattro o cinque: Bruno Munari, Emanuele Luzzati, più difficilmente Erberto Carboni, Albe Steiner, Bob Noorda. Ma Grignani, Pintori, Confalonieri, Tovaglia,  Castellano, Lupi, Cerri e tanti altri sono cognomi che non dicono alcunché a quello che si suol definire il “grosso pubblico”. Eppure sono stati, tutti, grandi grafici (o designer) italiani della seconda metà del Novecento, e qualcuno (Carboni, Munari) anche della prima. Corresponsabili del nostro immaginario visivo collettivo.

A venticinque di questi creativi è dedicata la mostra “L’Italia e l’Alliance Graphique Internationale. 25 grafici del ’900”, organizzata dall’ERPAC, Ente Regionale per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia al Magazzino delle Idee di Trieste (dal 21 settembre fino al 6 gennaio 2023) in occasione dello svolgimento del settantesimo congresso dell’Alliance Graphique Internationale, l’associazione che dal 1951 riunisce i più prestigiosi professionisti dell’immagine a livello mondiale in un amichevole confronto di idee e suggestioni. Sono presentate nell’esposizione triestina oltre duecento opere tra manifesti, annunci pubblicitari, prodotti editoriali e altri stampati insieme ad alcuni bozzetti e schizzi progettuali, carteggi tra i membri AGI e documenti relativi alla vita dell’Associazione. Un percorso espositivo che fa riemergere e riscatta dall’anonimato grafici che con le loro invenzioni si sono insinuati silenziosamente nella nostra quotidianità, al servizio di case editrici, di teatri e musei, ma soprattutto di aziende quali Olivetti, Pirelli, Barilla, Campari, Stock, La Rinascente.

E sono appunto Olivetti e Pirelli a ritagliarsi gli spazi maggiori nella rassegna (curata da Carlo Vinti e corredata da un catalogo bilingue edito da Corraini). Giovanni Pintori (1912-1999) è il principale artefice di uno “stile Olivetti” fatto di nitore e rigore, al servizio soprattutto dei diversi modelli di macchine per scrivere prodotte dall’azienda  piemontese, alla quale dà un importante contributo ideativo pure Egidio Bonfante (1922-2004), maestro degli allestimenti di negozi e stand espositivi nonché della pubblicità aziendale nella fase di passaggio all’informatica.

A Pirelli e a Campari devolve memorabili manifesti Bruno Munari (1907-1998), talento multiforme, partito dal “secondo Futurismo” e approdato all’arte programmata, con un ventaglio di creazioni anche per diverse case editrici, l’Einaudi in primis. All’arte cinetica e all’Op Art guarda invece Franco Grignani (1908-1999), che esprime il meglio di sé negli esperimenti visivi ideati per lo stampatore Alfieri & Lacroix, ma che conosce una diffusione planetaria con la creazione del logo della Pura Lana Vergine.

Impossibile dar conto qui della produzione di ognuno dei grafici selezionati. Vale piuttosto la pena di rilevare alcune costanti del loro lavoro e del clima culturale in cui operarono. Risalta anzitutto l’attenzione pressoché comune al ruolo del lettering nell’economia del messaggio visivo, con una ricerca mirata agli elementi tipografici e alle diverse font, o caratteri, talora disegnati ex novo: in tal senso spicca la creatività dell’unico triestino presente in mostra, Pierpaolo Vetta (1955-2003), evidente ad esempio nelle opere devolute all’udinese Teatro Contatto nell’ambito del suo ruolo di designer nello studio Tassinari/Vetta .

Proprio al duo formato da Paolo Tassinari e Pierpaolo Vetta si deve altresì, dal 1995, il rinnovamento della veste grafica della rivista Casabella, altro punto di riferimento e coagulo degli operatori visivi dalla sua nascita e crescita, negli anni Trenta: anni ai quali Tassinari e Vetta si rifanno recuperando il formato e la testata ideati all’epoca da Edoardo Persico.

Altri snodi cruciali per quasi tutta la pattuglia dei grafici presenti in mostra sono lo Studio Boggeri, fondato a Milano nel 1933 da Antonio Boggeri e padre – si può ben dire – della moderna grafica italiana con la “scoperta” del fotomontaggio, e la già citata realtà cultural-industriale dell’Olivetti, frutto dell’illuminato idealismo di Adriano Olivetti. Esemplare in tal senso è il curriculum di Walter Ballmer (1923-2011), svizzero trapiantato a Milano, che dallo Studio Boggeri passa appunto all’Olivetti, realizzando tra l’altro una serie di manifesti interamente tipografici, che celebrano la presenza dell’azienda in vari paesi del mondo.

E le donne?, si dirà. Già, le donne. Non figurano tra i 25 privilegiati, però si meritano una nicchia. E portano i nomi di Lora Lamm e di Anita Klinz: nata ad Arosa, in Svizzera, la prima (1928); nata ad Abbazia, oggi in Croazia, la seconda (1925-2013). Autrice di tanti ottimi messaggi promozionali per Pirelli e per La Rinascente la Lamm, ideatrice di tante ottime copertine per il Saggiatore e per Mondadori la Klinz.

Due donne soltanto, ma formidabili. Alla prima è già stata dedicata nel 2013 una mostra monografica al Max Museo di Chiasso, la seconda attende ancora. Se la meriterebbe.

 

immagini:

 

1:

Pino Tovaglia

STOCK

manifesto, 1970

 

2:

Erberto Carboni

BARILLA

manifesto, 1952

© Archivio Barilla

3:

Walter Ballmer

OLIVETTI Valentine

manifesto, 1969

© Archivio Olivetti

4:

Emanuele Luzzati

Ubu re

Teatro della Tosse

manifesto, 1975

© Casa Luzzati

 

5:

Armando Milani

War-Peace

manifesto, 2003