GIOCARE COL PENSIERO, COL TEMPO

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El zogatolo: nuovo libro di versi di Liliana Bamboshek

 

Dopo aver dato alle stampe qualche anno fa un libro contenente l’intera sua opera in versi, Rincorrere il vento (ed. Il Murice, Trieste 2012), un’instancabile Liliana Bamboschek propone ora una silloge di versi dialettali, segnando così il ritorno a un registro linguistico di cui aveva già dato prova di sé con Trieste soto sora (Società Artistico Letteraria, Trieste 1983) e poi con El cantonzin (Fiorini, Verona 1986). Il neonato volumetto s’intitola invece El zogatolo, ma non inganni il titolo né la veste grafica della prima di copertina, che può indurre a confonderne il contenuto con quello di un testo per l’infanzia, anche grazie a un disegno di gusto retrò (di Manuel Zuliani)che ritrae un bambino su un monopattino.

L’introduzione di Elvio Guagnini ci avverte subito che si tratta di ben altro e subito dopo è la stessa autrice, con la prima poesia – eponima dell’intero volume – che ci avverte della connotazione immateriale del “giocattolo” cui ha inteso riferirsi, ossia il pensiero, “che el se sburta avanti de bruto / come se ’l fussi un fiol / che no ghe basta mai”. E su cosa si esercita questo assillante pensiero? Sul tempo, in primo luogo, sullo sbigottimento che ingenera in tutti coloro che se lo vedono scorrere inarrestabile tra le dita, ma la Bamboschek non si limita a questa constatazione: le sue liriche esplorano ogni dettaglio del misterioso oggetto, del tutto astratto. Di tale suo “zogatolar” col pensiero, il lettore può assaporare il gusto del tempo già trascorso – nelle sue declinazioni di bene e di male – mentre riemerge dalla memoria, dalla individuale biografia di ciascuno di noi, ma può anche, seguendo l’autrice, provarsi a preconizzare i tempi di là da venire, il nostro futuro e quello che si farà presente dopo di noi, si sorprende a interrogarsi persino su di cosa era fatto il tempo prima che ci fosse ciascuno di noi a fruirne.

È una poesia che affronta, senza parere, grandi insolute e probabilmente irrisolvibili questioni che spesso sconfinano nel filosofico, ma lo fa con lo strumento di una voce lirica piana e rasserenata, che talvolta si piega a offrirci una consolazione : “El tuo tempo te se lo ga grampà / finalmente adesso el xe salvado / el sarà tuto tuo perché nessun / poderà portartelo mai via / in quel momento che ’l se fermerà” (El Tempo, p. 13). E su tutto, su tutte le riflessioni che ricercano un senso e una spiegazione del nostro trascorrere, aleggia il dubbio circa la vanità delle nostre ricerche, gli strafalcioni della nostra modesta, fuorviata, inconcludente immaginazione: “Passeremo dentro tunel de tempo / che servirà a verzerne la strada / per andar verso altri universi / senza saver de esserghe za stadi” (Ultima destinazion, p. 55). E ancora, sull’inanità del nostro sforzo di comprendere: “… se finissi per esser spetatori / ciapai in un giro che no capimo / picio toco de un grande macchinario / che poco alla volta ne mastruzerà / e semo i soli a domandarse perché”.

È un periodare poetico privo di amarezza: non c’è traccia di rivolta interiore contro l’ineluttabile scivolare via dei nostri giorni, né di rassegnazione a una condizione precaria e labile che ciascuno è costretto a subire come una condanna. Al contrario: la Bamboschek rivela in molte sue pagine un fortissimo attaccamento alla vita, che continua a scoprire con stupita meraviglia in quanto le sta attorno, nel mare (Un gnente, p. 23; El mar, p. 25; Sol e vento, p.35), nel variare del tempo atmosferico (E dopo, p. 29; Colori, p. 31, Un fil de arieta, p. 45), nelle stelle (El ciaro, p. 77), in una coppie di innamorati isolati in mezzo alla folla (Quei do, p. 83), gli affetti familiari (La mia giornada, p. 19; Xe do putei, p. 48; soprattutto Agosto, p. 79, un’indelebile memoria della maternità).

Tutto assieme, quanto viene evocato nel libro concorre a offrire la testimonianza di una vita vissuta con consapevolezza e con un contagioso entusiasmo, tali da convergere in quanto ci è offerto come un riassunto, come un epilogo cui aspirare, come un raggio di sole, nell’ultimo verso dell’ultima poesia; “Dentro adesso xe scopiado el seren”.

 

 

Copertina: Liliana Bamboschek, El zogatolo. Poesie in dialetto triestino con versione italiana a fronte, Battello stampatore,, Trieste 2015, pp. 92, euro 10