Giovanni Cavazzon alla Biblioteca Statale Isontina

| | |

di Marco Menato

 

Quando osservo i disegni di Giovanni Cavazzon mi domando come da una mano, anatomicamente uguale a mille altre, possano uscire dei segni così significativi e superlativi. Nella pittura ad olio, per esempio, errori e incertezze sono nascosti e corretti con abbastanza facilità e mestiere, mentre nel disegno su carta tutto questo è impossibile, l’artista non deve sbagliare e il dialogo con la materia è costante e visibile, l’osservatore quasi entra nel delicato garbuglio dei segni e partecipa della gioia creativa dell’artista. L’eccezionale perizia che Giovanni Cavazzon pone nel ritratto e in particolare nella costruzione della figura femminile è nota a un pubblico ormai nazionale e la mostra (é la prima volta che Cavazzon espone a Gorizia) offre una larga messe di queste prove: viene quasi voglia di accarezzare le figure disegnate “con il pennino”, di sentirle sussurrare, di immaginarle nella vita quotidiana, al nostro fianco, silenziose e volubili presenze.

Scrive Cavazzon: «Giovane pittore com’ero, ho provato una grande emozione nell’accorgermi di un fenomeno importantissimo: qualsiasi strumento venga usato per lasciare una traccia, esso diventa il prolungamento della mano; perciò la mano esegue il segno in modo diretto e sincero, non contaminato dal fare creativo. E se è vero che per mezzo della calligrafia di una persona se ne individuano le caratteristiche psicologiche e morali, è altrettanto vero che attraverso la lettura di un disegno si riconoscono le emozioni, le qualità ed i sentimenti espressi dall’autore». La mostra è inserita in un percorso che si snoda in alcune biblioteche italiane: inaugurata nell’ottobre 2015 nella Biblioteca nazionale di Firenze, la maggiore biblioteca italiana, è stata trasferita poi a Vasto nella biblioteca comunale “R. Mattioli”, dall’8 al 23 aprile a Gorizia, in quel Friuli che molti anni fa accolse come professore di educazione artistica Giovanni Cavazzon (nato a Luino nel 1938, ma di formazione parmense), e il prossimo anno sarà ospitata negli splendidi spazi della Biblioteca Angelica a Roma e… rimane il tempo di qualche sorpresa.

Le biblioteche, negli ultimi anni, hanno subito così consistenti tagli nei loro già magri bilanci, che ne è stata forse per la prima volta messa in discussione la stessa esistenza e significato nei confronti di un futuro illusoriamente digitale e a portata di click. La prodigiosa mano di Giovanni Cavazzon, sposata a rara sensibilità (e mi riferisco per esempio al trittico “Nido violato”), ci insegnano ancora una volta che la presenza umana non potrà mai essere soppiantata da sofisticati apparati tecnologici, così come le biblioteche, sia come monumenti cartacei sia come moderne “piazze del sapere”, continueranno ad accompagnare gli uomini nel loro cammino verso la conoscenza.

In occasione dell’esposizione goriziana, Cavazzon ha aggiunto alcuni disegni dedicati al simbolo di Gorizia, il Castello, visto da angolature suggestive e poco utilizzate dalla tradizione artistica locale.

La mostra è accompagnata da un catalogo in italiano e in inglese, con testi di Maria Letizia Sebastiani, Gianfranco Aquila, Franco Ferrarotti, Giovanni Cavazzon e Anna Pascolo, curatrice della mostra; il comitato scientifico è formato da Arnaldo Colasanti, Philippe Daverio e la stessa M. L. Sebastiani, allora direttore della Biblioteca nazionale fiorentina.

A corollario della mostra, giovedì 14 aprile nella sala della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, Cavazzon ha tenuto una conferenza dal titolo assai impegnativo “Personaggi di Tiziano e Picasso letti da un ritrattista d’oggi”: una carrellata veloce e appassionata di alcuni grandi ritratti del passato quasi (si direbbe) messi a confronto con i suoi, un coraggio che almeno per me è stato sicuramente ripagato.

E ora attendiamo da Giovanni Cavazzon la conclusione del suo nuovo progetto dedicato alle Muse: ne parleremo!