Giuseppe Parini pioniere del giornalismo

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Un nuovo volume dell’Edizione nazionale delle opere dell’autore lombardo

di FulvioSenardi

 

Con una premessa di Silvia Morgana e per la cura di Giuseppe Sergio, studiosi entrambi di scuola filologica, ed entrambi attivi all’Università degli Studi di Milano, esce, per i tipi di F. Serra e nel quadro dell’Edizione nazionale delle opere di Giuseppe Parini, diretta da Giorgio Baroni, il volume che raccoglie gli articoli della Gazzetta di Milano quando di essa fu responsabile e redattore unico, per i cinquantadue numeri del 1769, Giuseppe Parini.

Come sintetizza S. Morgana nella Premessa, molteplici i meriti di questa edizione: in primo luogo mettere a disposizione degli studiosi un testo irreperibile, esaurita da tempo l’edizione Ricciardi del 1981, curata da A. Bruni; in secondo luogo diffondere la conoscenza di una tappa importante della vita, anche intellettuale, del Parini, assai poco nota eppure «snodo fondamentale nella vicenda biografica del poeta». Si aggiunga poi che la scelta di non normalizzare la lingua della Gazzetta, mantenendo le oscillazioni dell’originale, ne fa un testo importante anche per lo studio della lingua del Settecento, il secolo della rivincita dell’italiano nei confronti del latino, anche in ambienti e settori della cultura dov’esso aveva fino ad allora dominato. Non si mancherà di notare che l’anno della Gazzetta pariniana precede di poco la pubblicazione della Grammatica ragionata della lingua italiana (1771) di F. Soave, testo pensato per le scuole, e la soppressione dell’ordine dei Gesuiti (1773) che impegna lo Stato, ovviamente nei limiti delle convinzioni e della sensibilità del tempo, a farsi carico delle istituzioni educative. Come spiega bene il curatore, la notevole varietà di forme linguistiche che si riscontra nella Gazzetta, discende anche dalla «provenienza disparata delle fonti» da cui vengono attinti i materiali informativi (di due principali, la Gazzetta di Berna e la Gazzetta di Toscana vien fatta esplicita menzione), e «su cui la mano di Parini riesce a imporsi solo in parte» (p. 50). Sulla «lingua e sullo stile del Parini gazzettiere» si diffonde peraltro una delle sezioni più approfondite dell’articolata introduzione, a individuare, nei suoi principali tratti sintattici e lessicali, la dinamica che ne sottende l’evoluzione nel secolo dei Lumi, quando la lingua tende ad affrancarsi «da un modello di tipo letterario e toscanista, aprendosi a uno stile più sciolto e moderno» (p. 42). Comincia infatti allora ad affermarsi l’esigenza di rivolgersi ad un pubblico più ampio che in passato, e non più solo di “letterati”, con ovvie implicazioni sul piano espressivo, come aveva del resto annunciato, con la briosa spregiudicatezza che lo contraddistingue, Il Caffé, pubblicando nel 1764 la Rinunzia al Vocabolario della Crusca, di cui era autore Alessandro Verri. Spiega G. Sergio, in pagine indispensabili per cogliere gli aspetti salienti del breve percorso di “gazzettiere” del Parini, che questa esperienza dello scrittore «appare bilicata tra centonismo cronachistico e intento lato sensu militante, così corroborando, da prospettiva poco indagata, quella complessità e quella irriducibilità a formule sotto il cui segno la tradizione critica ha per lo più inquadrato Parini» (p. 16).

Da posizioni di riformismo moderato Parini non si sottrae all’impegno di operare a pro di un progetto di razionalizzazione della società, accompagnando – nella scia, sia pure con minore tensione innovatrice, di quel già citato Caffè, il foglio milanese degli anni 1764-1766 – l’opera progressista del Governo. Il quale, nella persona del ministro Firmian, dal 1759 governatore della Lombardia, riponeva una straordinaria fiducia nell’intellettuale lombardo, tanto da evitare alla Gazzetta le lungaggini e gli imprevisti della censura, garantendole un percorso libero d’impacci assolutamente eccezionale per l’epoca (fiducia ben riposta, del resto, visto il moderatismo e il rispetto dell’autorità caratteristiche del Parini). La forma che prende tale Gazzetta è quella di una panoramica di “politica interna ed estera”, come si potrebbe dire con espressione moderna, snodandosi nelle sue pagina ampie carrellata di notizie dal mondo raccolte secondo i Paesi di provenienza, con attenzione ai fatti notevoli, nel campo della politica, del commercio, della guerra (soprattutto le vicende della Corsica, dove Pasquale Paoli, soldato e intellettuale di ispirazione illuministica, si batteva per la libertà dell’isola; e della “misera Polonia”, dove, scriveva Parini, la “confusione è giunta all’estremo”, per essere stata coinvolta nel conflitto russo-turco del 1768-1774). Lo scopo dell’operazione è solo marginalmente quella di nutrire la curiosità dei lettori (siamo ben oltre il “diletto” secentesco), prevalendo invece l’esigenza di formare, tanto sul piano informativo che ideologico, un’opinione pubblica al corrente dei più gravi problemi nazionali ed internazionali, ribadendo nel contempo un orizzonte di valori che faceva perno, in un’ottica prettamente asburgica, sul concetto di “pubblica felicità”. Molto utili ovviamente gli indici dei nomi e dei luoghi, che consentono approfondimenti mirati. Incuriosirà i lettori giuliani, per esempio, il fatto che Trieste sia citata due volte, per ricordare il luogo dove fu assassinato Joachim Winckelman, che ebbe tra l’altro buoni rapporti con la famiglia Firmian, e per magnificare l’istituzione di un “comodissimo Lazzaretto”, voluto nella città adriatica dalla “nostra augustissima Sovrana”. Per altro è proprio a proposito dell’indice dei nomi che si deve muovere l’unico e minimo appunto al volume di cui si parla, e per il fatto di non aver specificato, a proposito di località considerate “italiane” (in senso geografico e culturale) la loro appartenenza statuale negli anni della Gazzetta (come invece, per esempio, per Praga: «Impero asburgico, ora Repubblica ceca»), con il rischio di qualche malinteso (Venezia e Trieste assegnate entrambe all’Italia) presso lettori meno avveduti (i quali del resto, mi si obietterà forse con ragione, è poco probabile che frequentino questo libro).