GLI ANGELI SVOLAZZANO A PORDENONE

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Li incontri in tutti i luoghi del centro storico di Pordenone: sono le ragazze e i ragazzi, riconoscibili per il retro delle loro magliette dov’è stampato un bel paio d’ali; che assolvono i doveri di accoglienza e di cura dei visitatori, fornendo indicazioni, risolvendo piccoli problemi di organizzazione, accompagnando gli ospiti più illustri e spaesati nei luoghi deputati all’incontro con il pubblico. Sono gli angeli sorridenti di Pordenonelegge, angeli custodi cui spetta la loro consistente fetta di merito per la riuscita della manifestazione.

Già quest’aspetto, l’idea che c’è sempre qualcuno vicino e pronto a darti una mano, oltre alla vestizione gaia della città impavesata di bandiere, scritte e cartelli giallo neri, fornisce a prima vista l’idea di un’organizzazione attenta e scrupolosa, in grado di far fronte a un afflusso quotidiano di decine di migliaia di persone, molte delle quali giovani o giovanissime, che affollano festosamente le vie e le piazze del centro storico di una cittadina che, sino a pochi anni fa, viveva di un’economia industriale ed era ricordata dalle cronache in prevalenza per le vicende della Zanussi, del grande stabilimento di Porcia, alle porte del capoluogo.

Il successo di questo festival letterario e di altre importanti manifestazioni culturali che sono ospitate nella città della Destra Tagliamento ne ha ridisegnato completamente l’immagine. Ora a Pordenone ci si può andare per Pordenonelegge, ma anche per una mostra alla nuova Galleria d’Arte Moderna e contemporanea“Armando Pizzinato”, alla nuovissima Galleria Harry Bertoia, per seguire “Le giornate del cinema muto”, o una delle molteplici attività culturali legate alla fruizione di film d’essai messe in cantiere da Cinema Zero e dalla sua Mediateca, per seguire una lezione divulgativa di scienze nell’ambito della rassegna annuale “Scienzartambiente”, per vedere uno spettacolo o godere di un concerto al Teatro Verdi, vecchio di dieci anni soltanto, con una capienza della sala maggiore di oltre novecento posti. Una così articolata proposta di iniziative di successo, amplificata anche dalla vicinanza di Villa Manin di Passariano, da un Ente Fiera che, tra l’altro, produce anche “Arte Pordenone”, salone annuale d’arte contemporanea, non sarebbe pensabile se dietro a tale fioritura non fosse stata attiva la concorrente volontà politica di ricercare un’affermazione della città in un ambito, quello della cultura, che non era propriamente il suo cavallo di battaglia. Una sfida apparentemente disperata, che invece risulta vinta alla grande, probabilmente per la volontà convergente della classe dirigente pordenonese, che ha fatto sì che pubblico e privato individuassero e perseguissero obiettivi comuni, centrati uno dopo l’altro.

Tutto questo costa? Si capisce che costa, ma, per citare il dato di una recente ricerca dell’Università Bocconi sulla festa del libro di Pordenone, per ogni euro investito il festival ne produce sette, con buona pace di quelli che pensano che la cultura non si mangia.