Governare con l’insicurezza

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«Si può sospettare, dunque, che esista una segreta

carta costituzionale che al primo articolo reciti:

La sicurezza del potere si fonda sull’insicurezza dei cittadini»

 

Leonardo Sciascia Il cavaliere e la morte

(Adelphi, Milano 1988, p. 60)

 

È ormai di tutta evidenza che vogliono farci credere che il nostro Paese sia in procinto di essere stritolato in una tenaglia mortale costituita da un lato da una pressione ormai insostenibile proveniente da sud, costituita da orde di disperati che intendono impossessarsi del territorio nazionale, portando via pane e lavoro agli italiani, e, dall’altro lato, dall’indifferenza o dalla connivenza con tali orde di un’Europa che intende per sue oscure ragioni politiche emarginarci lasciandoci andare verso una deriva che ci avvicini all’Africa, staccandoci dal benessere del resto del nostro continente.

Questo il fulcro dell’azione del Governo che si autodefinisce del cambiamento, che pone in secondo piano ogni altro obiettivo programmatico, la cui priorità vien meno di fronte a quella di quest’estrema difesa della Patria. Ad essa va subordinata ogni altra considerazione, da quelle umanitarie alle altre relative alla conflittualità con gli altri governi europei e dunque al rischio dell’isolamento politico dell’Italia in seno all’Unione Europea. Che poi, ad opera del precedente ministro dell’Interno l’afflusso dei migranti che fortunosamente approdano alle nostre coste sia diminuito dell’ottanta per cento è una considerazione da buonisti, del tutto priva di significato.

Subito dopo il problema dell’invasione, viene quello della legittima difesa, concetto che si vorrebbe esteso ad libitum, a seconda delle necessità degli imputati, a coprire ogni uccisione di ladruncoli ad opera degli onesti cittadini che, finalmente armati, provvedano in autonomia a punire chiunque si introduca nella loro proprietà. Il modello è quello americano, inclusivo del diritto di armarsi per masse crescenti di cittadini ora disarmati.

È quindi la volta della sicurezza, intesa come esigenza di dotarsi dei più aggiornati dispositivi a difesa della proprietà privata (la regione Friuli Venezia Giulia ha stanziato 500.000 euro per la bisogna), oppure per l’esigenza di armare la polizia municipale, come si cerca di fare a Trieste dove, a mia memoria almeno, non c’è mai stata un’aggressione a mano armata nei confronti di un vigile urbano.

Il fervore presenzialista del Ministro dell’Interno, che deve avere un’insofferenza congenita per la scrivania del suo ufficio al Viminale, non arretra di fronte a nulla pur di individuare ulteriori ambiti dove impegnare il suo attivismo a tutela delle paure consce o inconsce degli elettori, così che non si è peritato di invadere il campo della collega alla Salute esprimendo dubbi, con la competenza scientifica che lo contraddistingue, circa una decina di vaccinazioni cui vengono sottoposti i bambini italiani.

Risultati elettorali e sondaggi sembrano voler premiare questa costante sottolineatura delle minacce alla serenità dei cittadini quotidianamente sventate da parte del nuovo Governo, che peraltro sembra attivo più che altro in termini di comunicazione, con diuturne presenze in televisione e sui social network, martellando con assiduità degna di miglior causa su pochi concetti elementari, dal richiamo al buonsenso a slogan del tipo “prima gli italiani”.

Purtroppo, la soluzione di problemi complessi richiede risposte complesse e non semplificate come quelle che possono stare in un cinguettio informatico, certo più adatto a esprimere un pensiero politico rozzo e una narrazione della realtà del tutto mistificante.