“L’ISTITUZIONE INVENTATA” DI FRANCO ROTELLI

| | |

Piero Del Giudice

 

L’istituzione inventata è il voluminoso libro-oggetto che Franco Rotelli consegna in pubblico sul processo di riforma radicale degli insediamenti psichiatrici a Trieste. Lo fa datando dall’incarico assegnato nel 1971 dalla coraggiosa amministrazione provinciale di Michele Zanetti a Franco Basaglia per la direzione dell’Opp (Ospedale psichiatrico provinciale, il manicomio) di Trieste. Nome e cosa scomparsi dal linguaggio comune, dalla nomenclatura istituzionale (contestuale l’immissione sul mercato degli enormi spazi già reclusonari), dalla Storia. “Un giorno, non sapremo più esattamente che cosa ha potuto essere la follia” (Michel Foucault).

Inizia allora, a Trieste, la cosiddetta ‘rivoluzione basagliana’ per un’istituzione sanitaria che abbia al centro la cura della persona. È storia di liberazioni di individui e comunità, di arricchimenti e rivelazioni. Comincia più di quarant’anni fa: dietro le mura, dentro i reparti cintati del manicomio ci sono, a Trieste, 1200 internati. Persone con malesseri temporanei, persone nate con lesioni, alcoolisti, anziani senza famiglia, minori senza famiglia, prostitute, nomadi, vagabondi, marginali, inquieti ribelli sociali, gente con una propria parabola ed esperienza di vita e gente che la vita non l’ha mai vista, cresciuta e vissuta dietro le grate, ciurma della nave dei folli – le loro grida si sentono fuori le mura -, testimoni della segregazione e lontananza.

Tra discepoli, allievi e sodali, Basaglia indica – alla vigilia della morte – nel 1980, come suo successore a Trieste Franco Rotelli. È questo giovane psichiatra – già prima al manicomio di Colorno (Opp di Parma), poi a Castiglione delle Stiviere (manicomio giudiziario) – il più convinto della necessità di una radicale riforma, dopo il fondatore. Sarà Rotelli il continuatore e l’inventore delle successive e anche ansiose cadenze della riforma sanitaria complessiva nella città giuliana e nel territorio circostante. Sarà lui, sino alla riforma territoriale successiva, il coordinatore dei servizi di salute mentale. Dagli interni dei reparti si è passati intanto, in dieci anni, ai Centri di Salute Mentale territoriali (nel libro la ‘scoperta del territorio’, testo del primario Mario Reali), il malato è fuori, non più ‘cosa’ reclusa, ma fruitore di servizi. Dal nulla di esistenza al lavoro in cooperative sociali, dalla tortura voltaica dell’elettroshock, dalle gabbie, dai letti di contenzioni, dalle botte, dai getti d’acqua gelida con gli idranti, dall’interno dei reparti, a domiciliazioni normali, ad appartamenti nel tessuto urbano, all’agorà: “all’effettiva possibilità di un suo potere nella vita della città […] che possa costituire il terreno di crescita dei diritti, di arricchimento di risorse per l’intera comunità” (F. Basaglia).

Rotelli costruisce questo Almanacco con un sapiente bricolage: testi e disamine proprie e altrui, cadenze di riflessioni sulla follia, atti amministrativi e legislativi del processo riformatore, irruenze di organi d’informazione che eccitano la vulgata sulla follia e molte immagini: fotografie del passato di reclusione, del presente di liberazione, degli oggetti prodotti dal lavoro creativo e febbrile messo in campo, immagini della rivolta e delle nuove relazioni e comunicazioni. Il libro si apre con due protagonisti della fascinosa, tragica, antica, saga della follia. Antonin Artaud (1896-1948) – commediografo, scrittore, attore di teatro francese, nota la sua importanza nella storia della letteratura e noti i ricoveri in manicomio nella sua biografia – e Augusto Tamburini (1848-1919) una delle figure dominanti i luoghi della psichiatria, prima della riforma. Scrive Artaud ai suoi curanti: “Ci leviamo contro il diritto, attribuito a uomini di vedute più o meno ristrette, di sanzionare mediante l’incarcerazione a vita le loro ricerche nel campo dello spirito […] gli ospedali per alienati, lungi dall’essere dei luoghi di cura, sono prigioni spaventose dove i detenuti forniscono una mano d’opera gratuita e sottomessa, dove le sevizie sono regola”. Scrive Tamburini: “I nichlisti di Russia, i Mormoni e i Metodisti d’America, gli incendiari di Normandia del 1830 ed or ora quelli della cosiddetta Comune Parigina che come dimostra Lombroso sulle notizie fornite da Laborde può in gran parte ridursi ad una piromania (mania incendiaria epidemica) […] tutti questi esseri capacissimi di destare tali epidemiche alienazioni e che non sono che malati o sempre pronti ad ammalare costituiscono oggi una generazione di agitati sociali che il Lombroso reclama si affidino al manicomio criminale. V’ha qui una lesione al diritto, alla giustizia? No certamente: è una questione di profilassi, d’igiene sociale [contro] un focolaio attivissimo di infezione sociale”.

Di fronte allo scontro di classe della seconda metà dell’Ottocento la scienza si allinea e indica il luogo di reclusione degli insorgenti, dei riotings, degli ‘agitati sociali’. Il nazismo, senza una evidente insorgenza della scienza, li eliminerà direttamente. Libro di conflitto, libro aperto, non specialistico, questo di Rotelli.

Trieste conosce ancora, ne ha memoria (molti protagonisti sono vivi), la vicenda della liberazione dal manicomio, nonostante le mutazioni della città. Il problema non è allora la storicizzazione, ma l’attualità di alcuni cardini di quella riforma, cardini su cui si regge il pensiero riformatore che continua ad alimentare il lavoro nell’oggi di Rotelli (consigliere regionale, presidente della Commissione sanità e patrocinatore della recente riforma regionale). Se è possibile una sintesi essi sono: a) la ‘relazione’, b) il rovesciamento del concetto di ‘inutilità’ e di ‘scarto’, c) la ‘internità’ come presupposto della conoscenza.

In esergo al libro l’Autore installa ed elenca 500 nomi e cognomi in ordine alfabetico, a significare la moltitudine di protagonisti e testimoni del processo di modificazione del reale avvenuto. Solo con il lavoro collettivo è possibile l’opera. Così l’autore denuncia le solitudini autoriali, dirigenziali e specialistiche. I temi della ‘inutilità’ e dello ‘scarto’ sono centrali. Trapela negli scritti di Rotelli la lode di ciò che questo assetto sociale dichiara comunemente inutile, cioè non produttivo. Lode per ciò che è fuori, fuori rimane e contrasta le tabelle di produttività, di pil, di spread, di economicismo ermetico quale valore della persona associata. Si tratta di una società fondata sull’astrazione dalla realtà e sulla non-conoscenza. Tale astrazione è determinata da ed è necessaria all’accumulazione del profitto e inseguimento del profitto. Il folle è una persona inutile e perciò reclusa, il folle è individuo con tempi propri, finalità propria, propria immaginazione e creatività. Rimettere il folle, l’inutile al centro del discorso è l’invenzione di questo Autore. Analogo il tema dello ‘scarto’ (“umanità all’ultimo stadio” di Tadeusz Kantor, autore di teatro che i basagliani introducono a Trieste alla fine degli anni Ottanta; e noto passo evangelico per cui “la pietra che i muratori hanno scartato, quella è la pietra angolare”). È l’umanità scartata (lithos akrogoniaios) che va recuperata e rivalorizzata, questa sarà la ricchezza e la novità di un assetto sociale inedito.

Poi l’ansia dell’‘interno’. Interno dei reparti più remoti del manicomio (e della fabbrica) da cui la psichiatria prima della riforma si tiene ben lontana delegando al bastone degli infermieri e dei capireparto la normalizzazione.

Concetto questo, dell’interno, che appartiene a tutto il movimento del ’68, in cui anche si inscrive questa storia – nei manicomi, nelle fabbriche e nei quartieri e in ciò che rimane delle campagne – per uno scoperchiamento della realtà e per un reale processo di conoscenza.

Così, nelle sue vocazioni portanti, il movimento di liberazione dal manicomio e l’invenzione di soccorsi e ausili temporanei e territoriali per l’individuo in precario equilibrio, si caratterizza come eretico e in aperto conflitto con la società com’è.

 

Franco Rotelli (a cura di), L’Istituzione inventata, Almanacco. Trieste 1971-2010, Alphabeta Verlag, Merano, 2015, pag. 320, € 29