Graziano Romio al museo Carà

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Antologica postuma dello scultore muggesano

di Walter Chiereghin

 

Nel museo dedicato a un illustre scultore quale certamente fu Ugo Carà, dopo che nel 2020 è stata allestita una mostra dedicata agli ottant’anni di Villibossi (v. Il Ponte rosso n. 58 del luglio 2020), è ora la volta di Graziano Romio, un altro artista la cui vita – conclusasi purtroppo pochi mesi fa, mentre anch’egli si accingeva a varcare la soglia degli ottant’anni – è stata intimamente legata a Muggia. è così viene presentata postuma “Con la pietra e con il cuore”, l’antologica dedicata al lavoro di questo infaticabile artefice negli spazi del museo, curata da Paolo Marani, aperta dall’11 marzo al 24 aprile.

Incentrata soprattutto sulla scultura, con la presentazione di una quantità di opere di vario formato, dalle dimensioni più ridotte al monumentale, a tutto tondo o a rilievo, l’esposizione offre al fruitore anche una significativa antologia di dipinti e opere su carta che dicono molto circa il percorso che Romio, autodidatta, ha intrapreso e mantenuto nel tempo nella sua attività di artista.

Tra i dipinti presenti in mostra vi è un piccolo pastello del 1953, la prima prova di cui si sia conservata testimonianza, creata in età preadolescenziale (sulla “dubbia soglia della vita” come la chiama Saba in una poesia, Bianca, poi espunta dal suo Canzoniere). L’operina ci dice innanzitutto di una predisposizione naturale ad esprimersi attraverso immagini con efficacia e proprietà, doti che si sarebbero poi confermate in tutto quanto l’autore avrebbe fatto per il resto della sua vita e proposto al pubblico in oltre quarant’anni di occasioni espositive. Una “carriera” suddivisibile in tappe di crescente impegno tecnico, dalla pittura degli esordi – oli ed acrilici inizialmente declinati in forme realistiche e poi espressioniste – cui seguì nel tempo una lunga stagione di attività incisoria, richiedente una più completa padronanza di tecniche – e strumenti – meno immediati del disegno e della pittura, per approdare infine alla scultura, ambito in cui confluiscono le abilità e le competenze acquisite da Romio tanto nella sua lunga esperienza figurativa quanto in quella artigianale, spesa nel campo dell’edilizia, che gli aveva assicurato una frequentazione assidua con la lavorazione di pietre, intonaci e legni, tale da assicurargli una solida base nel trattare i materiali sui quali ha fondato la sua esperienza di scultore.

L’esposizione muggesana consente, con la presentazione della versatile produzione dell’artista, di comprendere come le successive fasi del suo agire fossero tra loro collegate da un filo logico che partiva dall’idea e dalla volontà di rappresentarla dandole corpo, sulla tela o sulla carta o ancora nella manipolazione di materiali quali il marmo ed il legno. Ciò è avvenuto sempre comunque secondo un progetto esecutivo che procedeva per approfondimento, via via che l’autore, in tempi successivi,  si appropriava della tecnica necessaria a sviluppare la sua attività di pittore, dapprima, quindi di incisone e infine di scultore. Ognuno di tali passaggi, naturalmente, non escludeva quelli che lo avevano preceduto, com’è testimoniato anche, per alcune sculture esposte al Carà, dalla presenza di disegni o incisioni che non si palesano come schizzi ed abbozzi preparatori, ma come opere in sé concluse anche se limitate dalla bidimensionalità che verrà in seguito amplificata nelle tre dimensioni della versione plastica della medesima idea ispiratrice.

Nelle opere di scultura, in particolare, si è esercitata negli anni un’ammirevole perizia esecutiva nel trattamento e nella valorizzazione di materiali diversi fra loro e spesso abbinati a comporre in un’unitaria sintesi elementi compositivi eterogenei, dalle essenze lignee apportatrici per loro natura di calore all’insieme, a più algide pietre e marmi accuratamente selezionati e lavorati per fornire di volta in volta sfondo o primario punto d’interesse alla composizione tridimensionale, a tutto tondo oppure a rilievo. Nell’osservare alcune di tali opere non si può non essere distratti dalla virtuosistica perizia che s’indovina necessaria per realizzare, ad esempio, una lunga catena realizzata con precisione in un unico blocco di marmo di Aurisina, elemento avviluppato attorno a un pilastro in laterizi in Ricordo del passato, un’installazione del 2008, come in altri dettagli in cui la raffinatezza degli accostamenti tra materiali eterocliti o l’elegante sinuosità delle forme quasi ricamate nel corpo vivo di legni e pietre fanno pensare a un intento quasi calligrafico. Ma in genere si tratta di una distorsione prospettica nella contemplazione dell’insieme delle opere, che è contraddetta da una pluralità di esiti che s’indovinano quasi sempre corrispondenti al pensiero e all’emotività di un uomo che ha saputo conservare fino ai giorni della sua più avanzata maturità e nonostante le dure prove cui è stato esposta la sua storia personale, l’entusiasmo giovanile funzionale a riprodurre nell’opera un partecipe sentimento di stupefatta adesione al suadente richiamo della calda vita.

 

 

Graziano ROMIO

Nato a Pramaggiore (Venezia) nel 1942, è vissuto dapprima a Trieste, dov’è approdato con la famiglia nei primi anni del dopoguerra, e quindi a Muggia fino alla scomparsa nel 2021. Fin dagli anni della scuola, nella sua prima adolescenza, dimostrò vivace interesse e predisposizione per l’espressione figurativa, inclinazione che fu confermata per tutta la vita dall’impegno e dalla ricerca in ambito artistico, declinata sia nelle tecniche della pittura che in quelle dell’incisione e della scultura. Autodidatta, iniziò a esporre a Trieste nel 1978 e poi, negli anni successivi, allargando il raggio delle mostre personali o collettive a gallerie italiane (Udine, Venezia, Padova, Firenze e Roma), realizzando a più riprese esposizioni personali anche a Parigi. Nel 1992 fu inaugurato a Chiampore un suo gruppo monumentale dedicato ai Caduti della Resistenza, in guerra e sul lavoro.

 

 

 

Catena

(particolare)

malta, mattoni, marmo di Aurisina

installazione, 2008