I settant’anni di Magnum Photos

| | |

Una grande mostra all’Ara Pacis di Roma curata da Clément Chéroux

di Michele De Luca

 

Per trovare in Italia una grande ricognizione complessiva sulla storia e sui protagonisti della leggendaria agenzia “Magnum Photos”, bisogna riandare indietro negli anni 1991-92, quando, con il titolo “In our time. Il mondo visto dai fotografi di Magnum” venne proposta a Roma (Palazzo delle Esposizioni) e a Milano (Rotonda di Via Besana) un’eccezionale mostra che ne raccontava grossomodo i suoi primi quarant’anni di vita e di storia. Dopo di che tantissime mostre o pubblicazioni si sono concentrate unicamente sui protagonisti più famosi. Ora la Magnum ha compiuto settant’anni ed è stata “festeggiata” con una grande mostra (“Magnum Manifesto”, curata da Clément Chéroux) all’Ara Pacis di Roma, che ne ha rievocato l’attività svolta anche in questi ultimi tre decenni, gettando uno sguardo nuovo e approfondito sulla storia e sull’archivio dell’Agenzia.

Nell’aprile del 1947, al ristorante del MoMA di New York, ebbe luogo la riunione da cui doveva nascere la Magnum. Concepita come un collettivo dai membri fondatori quali Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, David “Chim” Seymour, Rita e William Vandivert e Maria Eisner, l’agenzia nasceva con criteri ben precisi: i fotografi avrebbero conservato non solo i diritti sulle proprie fotografie e mantenuto il controllo editoriale sulle loro foto, ma sarebbero stati incoraggiati a realizzare progetti e percorsi creativi indipendenti. Come infatti scriveva dei “fondatori” nel 1948, prima di farvi parte, Werner Bischof : “è gente libera, troppo indipendente per legarsi ad una rivista”. Come ha poi scritto Fred Ritchin, docente – tra l’altro – alla New York University, nel catalogo, edito da Rizzoli, della mostra al Palazzo delle Esposizioni, “nonostante l’aspetto commerciale, la Magnum è stata creata per valorizzare la finezza e la forza espressiva delle foto realizzate da persone di talento, consentendo loro nello stesso tempo di operare indipendentemente in seno a un gruppo solidale e affiatato”.

Sono criteri che informano tuttora l’attività della più famosa delle agenzie fotografiche di tutti i tempi, che in quasi mezzo secolo ha tenuto fede infaticabilmente alla difesa dei diritti d’autore e dell’integrità editoriale del lavoro dei suoi fotografi, definendo gli standard del fotogiornalismo in tutto il mondo. Nel corso della sua storia i fotografi di Magnum hanno continuato a registrare gli avvenimenti internazionali, la grande cronaca, i temi specialistici; a ritrarre i personaggi della politica, della scienza, dell’arte e del mondo dello spettacolo. Le loro foto, apprezzate per lo stile personale dei singoli professionisti e per l’approccio culturale che le connota, vengono proposte e riproposte in pubblicazioni di ogni genere in ogni paese del globo.

I fotografi di quest’agenzia ormai mitica (tra i nomi più famosi della storia della fotografia) sono stati e continuano ad essere testimoni del nostro tempo, consegnando ai contemporanei e ai posteri la memoria visiva della storia mondiale a partire appunto dal 1947. Da allora sono state prodotte e archiviate milioni di immagini, una ricca ed accurata selezione delle quali è stata presentata alla mostra dell’Ara Pacis, dando, in un percorso espositivo di grande suggestione con stampe di grande formato (accanto alle quali, però, degli assemblamenti di numerose foto di piccolissimo formato per di più soffocate in anguste cornici) la possibilità di ripercorrere la grande “avventura” di Magnum. Dopo le schiaccianti esigenze della seconda guerra mondiale, Magnum s’impegnò a fornire ai suoi fotografi i mezzi per viaggiare, osservare, registrare e creare, senza peraltro costringerli a dipendere da un direttore o da scelte editoriali di giornali o riviste. E tanto meno da direttive da parte della stessa agenzia. Non esiste, infatti, uno “stile Magnum”, ma modi diversi di concepire e praticare la fotografia e il fotogiornalismo, com’è ancora testimoniato dalle foto selezionate per questa mostra, ed è possibile meglio approfondire seguendo gli itinerari biografici, professionali e creativi di ciascun autore. Va detto quindi che la Magnum è sopravvissuta e continua a esistere e a rinnovarsi continuamente non solo perché, per le vicende che l’hanno vista protagonista, ha potuto cingersi di un’aura di avventura e di gloria, ma anche perché i suoi fotografi sono brillantemente riusciti ad essere interpreti e testimoni della loro epoca, articolando il loro modo di pensare e di ritrarre la vita, la cronaca e la storia in campi totalmente distinti nel pubblico e nel privato. Proprio l’ampiezza e la diversità delle loro “visioni”, costituiscono un patrimonio unico, o, come dice ancora Ritchin, “un’incredibile sfida nella storia della fotografia”.

Il successo quindi della Magnum è stato ottenuto non solo perché, per le vicende che l’hanno vista protagonista, ha potuto cingersi di un’aura di avventura e di gloria, ma anche e soprattutto perché fino ad ora i suoi fotografi sono brillantemente riusciti ad essere interpreti e testimoni della loro epoca, ad articolare il loro modo di pensare e di ritrarre la vita e la storia in campi totalmente separati come il pubblico e il privato. Proprio l’ampiezza, la diversità e la ricchezza delle loro vedute nell’arco di sette decenni, densi peraltro di grandi eventi e cambiamenti in tutti i settori dell’esperienza umana, costituiscono un patrimonio unico, un ineguagliabile “archivio della memoria”. La mostra all’Ara Pacis ha avuto il merito di “storicizzare” piuttosto che di “mitizzare” il “fenomeno Magnum”, raccontando – come avvertono i curatori – una storia che “poggiasse certo su immagini, ma anche su parole. Perché il testo occupa in Magnum Photos un posto fondamentale. Dopo le prime conversazioni, infatti, è attraverso gli scambi epistolari che lo spirito dell’agenzia si è formato”. Sono stati rintracciati quindi testi, interviste, lettere, appunti o racconti di fotografi per cercare di mostrare quali siano state le posizioni, etiche ed estetiche, dei fotografi dell’agenzia, i quali hanno contribuito a dare forma alle evoluzioni culturali con il loro sguardo impegnato, ironico, critico e sempre originale.

Foto: Elliott Erwitt, New York 1953 – Elliott Erwitt © Magnum Photos/Contrasto