Il nascondiglio

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di Marina Silvestri

 

«Qualcosa che urgeva da anni e che aveva bisogno di essere messo sulla carta come a isolare un paradigma, un cànone da cui poi altre cose sono nate: angosce, turbamenti, felicità, stupori, estasi, paure, ecc.», osserva Elvio Guagnini nella nota che introduce il libro di Annamaria Ducaton Il nascondiglio. Il ricordo. Un testo denso in cui l’autrice rivela un episodio del passato tenuto celato fino ad oggi e da oggi “imprescindibile” per comprendere l’opera pittorica e i precedenti lavori di scrittura della nota ed apprezzata artista.

Ducaton ripercorre nel ricordo la fuga da Trieste con la madre nella primavera del ’44, per sottrarsi ai rastrellamenti tedeschi e alle persecuzioni nei confronti delle famiglie di origine ebraica, i giorni passati nascosta nella cantina della casa dei nonni paterni a Maniago, il tragico epilogo: al rientro a Trieste seppero che il padre era morto di  polmonite. «Ci venne incontro il capostazione signor Senor, un nostro ex inquilino, con un ombrello. Mio padre non c’era ed io vidi quest’uomo che guardava mia madre senza parlare e ciondolava il capo a destra e a sinistra. Mia madre capì subito, io no». Un racconto scolpito, una scrittura spoglia, affinata, rarefatta, un ricordo mantenuto gelosamente vivo da quella bambina che ci guarda dalla foto di copertina dentro il labirinto che il destino le ha assegnato. Al padre Guido è dedicato il libro: «non è facile vivere senza un genitore – dichiara Ducaton nell’intervista inclusa nel testo – perché il padre è la storia. Le mamme non sono la storia. Non ricordo la sua voce, non lo ricordo camminare, non lo ricordo vicino a mia madre. La sua figura è qualcosa di sospeso che non mi dà tranquillità, mi dà inquietudine e la sua assenza mi ha spesso dato insicurezza. Ho dovuto vincere questa insicurezza con il tempo, ragionando e non so fino a che punto ci sia riuscita».

I luoghi nel quali si snoda la storia Spilimbergo, Meduno, Maniago, Monterale Cellina, hanno per l’autrice un forte valore evocativo «un mondo così dolce nella campagna e così duro, aspro, drammatico con le sue montagne millenarie crollate decine di migliaia di anni fa sotto la furia delle acque e dei sismi», quasi fossero l’immagine della sua anima: solchi profondi scavati dalle emozioni di allora in cui si è incanalato il flusso della vita. L’inquietudine, l’ombra presente nelle sue tele popolate da creature multiformi, suggellate dal mistero, come se nel “nascondiglio” si fosse creato l’universo fantastico di Annamaria Ducaton.

Nei libri precedenti, in particolare All’ombra del mango, Soledad, un enigma, e Tropico, dominava il colore, l’empatia per la terra, il senso del magico di latitudini diverse dalla nostra, queste pagine invece, come scrive Guagnini, fanno entrare «in una di quelle stanze private di cui è costituita la nostra vita: quelle dove ci sono le ragioni delle nostre scelte e comportamenti, le spiegazioni di molti nostri atti e opere». Giorgio Voghera aveva scritto: «Annamaria Ducaton ha avuto da madre natura una eccezionale capacità di esprimersi, come manifestazione del suo carattere felicemente estroverso. Uno stile chiaro e semplice lontano dall’originalità forzata che a volte gli autori ricercano». Questo libro è diverso, parla di un dolore profondo, oggi superato dalla scrittura. Nell’intervista l’autrice afferma di essere allo stesso tempo partecipe e distaccata. «Partecipe, sì. Quando ho letto il racconto finito, ho provato veramente dei brividi, e ti dirò che mi sono meravigliata perché non ho pensato di essere io la protagonista, ma una lettrice qualsiasi. Mi sono venute le lacrime agli occhi. Ho avvertito una grande emozione che mi ha turbato: ho espresso proprio quello che volevo esprimere».

La sintassi è essenziale. È una scrittura fisica, nuda e immediata vicina alla dimensione materica delle suo opere. Un materia che per  Annamaria Ducaton pulsa di vita e di cui coglie la dimensione spirituale. La storia si scioglie nel ciclo della natura, delle stagioni, delle esistenze di cui la nostra è solo un frammento. Una dimensione del vivere che le ha permesso di superare il dolore e guardare oltre l’orizzonte con curiosità. Un testo generato dalla solitudine della pandemia, nel silenzio, che ha fatto diventare dirompenti i ricordi.

 

Annamaria Ducaton

Il nascondiglio. Il ricordo

Luglio editore, 2022

  1. 56, euro 13.00