Il professor Nabokov e il paradiso

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L’educazione del gusto avviene per contagio di chimiche affinità elettive

di Francesco Carbone

 

«Sono un professore troppo poco accademico per insegnare cose che non mi piacciono. Ho una grande voglia di ridimensionare Dostoevskij.»

 

«Datemi il lettore creativo: questo è un racconto per lui.»

(Vladimir Nabokov, Lezioni di letteratura russa)

 

Pura goduria. Le Lezioni di letteratura russa di Vladimir Nabokov (Adelphi 2021) fanno fare pace con il mondo: certo saranno tenute lontane da tutte le scuole, dove la letteratura è usata per ammaestramenti morali, questionari a crocette ed esercizi di banale anatomia che fanno di qualunque cosa viva un cadavere buono per i discorsi più edificanti. Lì tutto s’insegnerà tranne che a godere, esperienza la più rara e aristocratica di fronte alla bellezza: evento non misurabile con griglie di valutazione, indicatori e descrittori – come sono stati addestrati a chiamarli i prof – che faranno cavare un po’di sangue dalle rape ma che sono come baci di una catastrofica principessa che trasforma in principi in rospi. Mentre il godimento dei suoi studenti è l’unico scopo che Nabokov si sia proposto.

Proviamo a riassumere questa didattica eccellente e assolutamente bizzarra per tutte le scuole del mondo. Il godimento per essere provato non richiede di sentirsi portatore di un qualche senso ulteriore; Umberto Galimberti ha scritto spesso che quando ci domandiamo il senso della vita – come l’Ivan Ilic di Tolstoj sul letto di morte – in realtà ci stiamo chiedendo il senso del dolore: l’eventuale senso del piacere occuperà i nostri pensieri prima o dopo, mentre non ci interessa affatto – ammesso che sia possibile – essere filosofici nel mezzo di una delle estasi che ci piacciono. «Godi, fanciullo mio» scrive Leopardi, evitando ogni predica ulteriore sulla cosa (finale del Sabato del villaggio). Il godimento è lo scopo, non il mezzo.

Dello specifico godimento letterario, Nabokov ci dà più volte l’anatomia: scorre lungo la colonna vertebrale, è un brivido («un brivido di soddisfazione artistica» scrive nel bellissimo Congedo alle sue Lezioni di letteratura, Adelphi 2018, già Garzanti 1982); fa rizzare i peli sulle braccia, lo si sente tra le scapole risalire fino al cervello; mentre «il cuore è un lettore singolarmente stupido» (Intransigenze, Adelphi 2015). Si potrà dare un voto al corpo dello studente che gode di un racconto di Cechov? – Eppure, antico enigma, un’educazione al godimento è possibile: «incominciamo a goderci un altro capolavoro», inizia la lezione su Madame Bovary; è una resa alla bellezza: «ci arrendiamo alla voce di Dickens: tutto qui» (Lezioni di letteratura): si potrà dare un voto a questa resa?

 

Non meno di una partita di calcio per l’intenditore, il godimento letterario è una questione di sapienza della struttura e di dettagli, di crescente intimità dei sensi con l’oggetto della nostra ammirazione: «lasciate che vi dia un suggerimento pratico: la letteratura, la vera letteratura, non dev’essere ingurgitata come una sorta di pozione che può far bene al cuore o al cervello – il cervello, lo stomaco dell’anima. La letteratura dev’essere presa e fatta a pezzetti, sminuzzata, schiacciata – allora il suo squisito aroma lo si potrà fiutare nell’incavo del palmo della mano, la potrete sgranocchiare e rollare sulla lingua con gusto; allora, e solo allora, il suo sapore raro sarà apprezzato» (Lezioni di letteratura russa). Non si potrà che parlarne per metafore; si può ridare a parole a chi non lo conosce il sapore della cioccolata? Lo stesso per la prosa stupefacente di Gogol’ o di Anna Karenina per i neofiti e gli insensibili.

 

L’educazione del gusto avviene per contagio di chimiche affinità elettive, per puro eros pedagogico, per straripante entusiasmo di un insegnante geniale che continuamente offre miracoli nella lettura di testi perfetti: come da una lampada scabra si farà risorgere dai musei letterari il Genio multicolore per i sapienti sfregamenti dell’imprevedibilissimo didatta. Percentuale di successo: l’uno per cento; comunque molto di più di Gesù, maestro dei maestri, che pure disponeva di miracoli ben più eclatanti e promozionali di un insegnante in un’aula. Il didatta imprevedibile si divertirà straordinariamente. In una lettera a Edmund Wilson, Nabokov all’inizio della sua esperienza d’insegnante scriveva: «credo di essermi divertito più io dei miei studenti», e in Intransigenze leggiamo che per preparare le lezioni aveva «accumulato una quantità incalcolabile di entusiasmanti informazioni analizzando una dozzina di romanzi per i miei studenti». Se si gode solo per contagio, il primo testimone di quel piacere sarà l’insegnante. Lo scopo sempre presente, sempre ribadito da Nabokov, è educare lettori di testi letterari: non buoni cittadini, non padri di famiglia molto morali, non efficienti funzionari di qualunque sistema. Il buon lettore lo è per la capacità di provare un piacere specifico che non serve ad altro che a quel godimento. La letteratura è «un puro lusso», e l’insegnante è un didatta che introduce al godimento di quei «meravigliosi giocattoli che sono i capolavori letterari» (Lezioni di letteratura).

Un proverbio inglese dice «it takes two to tango» (bisogna essere in due per ballare un tango): il professor Nabokov mette sempre in scena questo gioco a due tra scrittore e lettore, e riconosce che semplicemente non esisterebbe la letteratura senza lettori «creativi»: «è lui – il buon, eccellente lettore – che sempre e comunque ha salvato l’artista dalla distruzione per mani di imperatori, dittatori, preti, puritani, filistei, moralisti politici, poliziotti, direttori delle poste e saccenti. Lasciatemi definire questo ammirevole lettore. Non appartiene a una nazione o classe sociale specifica. Nessun direttore di coscienza e nessun club del libro può amministrare la sua anima» (Lezioni di letteratura russa).

 

Sul buon lettore, Nabokov scrive pagine bellissime: «di tutti i personaggi creati da un grande artista, i migliori sono i suoi lettori». Potrebbe essere questo il discrimine tra la buona e la cattiva letteratura. La cattiva letteratura scrive per lettori già pronti: lettori standard di scrittori comuni, fornitori di cliché, di trame che si svolgono esattamente come le prevediamo, con una lingua che mai s’inarca nella curva originale di uno stile. Cattiva letteratura è proprio quella che ci aspettiamo: «trite combinazioni di sostantivi ciechi e di aggettivi fedeli come cani» per cui «il cielo era azzurro, l’alba rossa, il fogliame verde, gli occhi della bellezza neri, le nuvole grigie e così via». «Il successo in tali casi (con i romanzieri da riviste a larga diffusione, ecc.) dipende in maniera diretta da quanto strettamente la visione che l’autore ha dei “lettori” corrisponde alle nozioni correnti, del tutto immaginarie, che i lettori hanno di sé stessi – nozioni attentamente infuse e sostenute da una regolare fornitura di chewing gum mentale messo a disposizione dai corrispondenti editori»; «solo il sano scrittore di second’ordine appare al grato lettore un saggio amico di vecchia data che sviluppa garbatamente le nozioni sulla vita del lettore stesso. La grande letteratura corre lungo il filo dell’irrazionale». Irrazionale è una parola chiave e indispensabile. Nelle Lezioni di letteratura russa Nabokov lo fa sentire nella differenza tra la prosa di Gogol’ in Anime morte e l’educata scrittura di Turgenev

Al contrario della letteratura ridotta a chewing gum, l’educazione alla lettura creativa – con scandalo per ogni ministero dell’istruzione – è un’educazione alla sorpresa e all’irrazionale. Leggere Il cappotto, ad esempio, per non restare a «pagaiare tra le ondine più gentili del misterioso mondo di Gogol’», richiederà «il tuffatore, il cercatore di perle nere, l’uomo che preferisce i mostri del profondo agli umbratili ripari sulla spiaggia»; solo lui troverà «ombre che collegano il nostro stato esistenziale a quegli altri stati e condizioni che avvertiamo in modo indistinto nei nostri rari momenti di percezione irrazionale» (Lezioni di letteratura russa).  E bisogna saper essere un mago della lingua per raccontare questi miracoli: «mescolo trionfalmente le metafore perché è esattamente a questo che sono destinate quando seguono il corso dei loro collegamenti segreti – che dal punto di vista dello scrittore, è il primo risultato positivo della disfatta del senso comune»; «ogni opera d’arte di grande rilievo è una fantasia, in quanto riflette il particolarissimo mondo di un particolarissimo individuo»; «e quanto più un uomo è brillante, quanto più è insolito, tanto più è vicino al rogo. Stranger rima sempre con danger» (Lezioni di letteratura).

 

Nabokov educa a una disciplina drastica, sempre sensuale, sempre vigile: «il lettore deve sapere quando e dove frenare la propria immaginazione, per cercare di aver chiaro il mondo specifico che lo scrittore mette a sua disposizione»: è un’educazione all’altro di cui avremmo tanto bisogno in questa età di narcisi suscettibili: «ho cercato di fare di voi dei buoni lettori che leggono libri non con lo scopo infantile d’identificarsi con i personaggi, non con lo scopo adolescenziale di imparare a vivere, e non con lo scopo accademico di indulgere alle generalizzazioni. Ho cercato di insegnarvi a leggere libri per amore della loro forma, delle loro visioni, della loro arte. Ho cercato d’insegnarvi a sentire un brivido di soddisfazione artistica, a condividere non le emozioni dei personaggi ma quelle dell’autore – le gioie e le difficoltà della creazione. Non abbiamo parlato di libri o a proposito di libri; siamo andati al centro di questi capolavori, al nocciolo vivo della questione» (Congedo in Lezioni di letteratura). Non parlando attorno al libro, ma da dentro, si educherà il lettore a sentire e seguire la «curvatura nello stile letterario come una curvatura nello spazio». Ogni grande autore è una singolarità irripetibile e riconoscibile. La letteratura è l’arte che produce quel particolare tipo di testi che – a differenza di un libro di ricette, di un discorso politico, di un articolo di giornale, del tweet di un politico o di uno influencer – non può essere parafrasato, se non al prezzo di ucciderlo. La letteratura, quando è grande, produce testi perfetti così come sono. Si può passare la vita a goderne e a cercare di capire come sono fatti. L’esergo che Nabokov scelse per le sue Lezioni di letteratura è «il mio corso è, tra le altre cose, una sorta di indagine poliziesca sul mistero delle strutture letterarie».

 

Indicibile sollievo: con Nabokov la letteratura non è mai ridotta alla postina di un messaggio: «quell’orrore degli orrori preso a prestito dal gergo di riformatori quaccheri». Per esempio, l’amatissimo Gogol’ – signore dalla vita e dalle idee alquanto grevi – non ha niente da dire ai boy-scout 4.0 che la scuola vorrebbe diventassero i giovani: «se siete interessati alle “idee”, ai “fatti”, ai “messaggi”, state alla larga da Gogol’. La terribile fatica di imparare il russo per leggere Gogol’ non sarà ripagata nel vostro tipo di valuta pesante. (…) Evitate, astenetevi, no… Mi piacerebbe avere qui una lista di ogni possibile interdizione, veto o minaccia. Cosa quasi inutile, naturalmente – giacché il tipo sbagliato di lettore di certo non arriverà mai fin qui. Ma do il benvenuto al tipo giusto – fratelli miei, miei doppi». Dove si vede un professore introdurre a un grande scrittore scrivendo da Dio.

 

Si educano le orecchie come un gourmet ha educato il suo palato ai sapori fini. Non contano nulla le buone intenzioni del cuoco se il piatto è scadente: così anche «l’arte è sempre specifica». Ogni grande opera letteraria «è un fenomeno di linguaggio e non di idee». Bisogna imparare invece a restare sempre sensualmente attaccati ai particolari: «accarezzare i particolari (…), i divini particolari» (Lezioni di letteratura); «qual è impressione complessiva che una grande opera d’arte suscita in noi? (Quando dico noi, intendo il buon lettore). La precisione della poesia e l’eccitazione della scienza.». «Nella grande arte e nella scienza pura il particolare è tutto» (Intransigenze).

 

Mentre la scuola corrompe gli studenti, facendo loro credere che la letteratura sia riducibile a una minestrina di blablà, per – nel meno peggio dei casi – «gente che parla dei libri invece di parlare da dentro i libri». Raccomandazione morale agli studenti: «non infarcite l’ignoranza con l’eloquenza»; mentre è proprio questo che accade, come se lo scopo segreto delle scuole di ogni ordine e grado fosse quello di formare degli improvvisatori, dei generici, degli arrangiaticci, mentre è nella conoscenza esatta di qualunque cosa il momento paradisiaco, l’Eureka che ci rivela a noi stessi.

 

Vladimir Nabokov

Lezioni di letteratura russa

a cura di Cinzia De Lotto e

Susanna Zinato

Adelphi, Milano 2021

  1. 467, euro 24,00