Il robot perturbante 7
Giugno 2018 | Giuseppe O. Longo | Il Ponte rosso N° 35 | nuove tecnologie
In un libro di Silva Bon la vita e il pensiero dello scrittore di Pola
L’editore del libro, l’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia, unisce alla meritoria opera di indagine scientifica e di pubblicazione di saggi di storia contemporanea di notevole rilevanza la sua vocazione a svolgere un ruolo attivo come luogo d’incontro tra gli studiosi. Questi, approfittando della sua biblioteca, intessono nei locali di Villa Primc una fitta rete di rapporti interpersonali che favorisce lo scambio di informazioni e pareri e, il più delle volte, lo sviluppo di rapporti umani solidali e culturalmente fecondi. Tra i molti altri, si sono incontrati presso quella biblioteca, negli anni Ottanta, la storica Silva Bon (tra l’altro – come sanno i nostri lettori – apprezzata collaboratrice del Ponte rosso) e un intellettuale, Guido Miglia, come lei nato dall’altra parte di quel confine con la Jugoslavia che tanta parte ha avuto nelle vicende storiche dal dopoguerra a oggi, come pure nelle vicende biografiche, nella psicologia e nelle emozioni di quanti sono stati coinvolti nella diaspora istriana. In quell’incontro ormai lontano del tempo è forse da individuare l’origine dell’interesse della Bon per la vita e l’opera di Miglia, che si concreta oggi con la pubblicazione di un libro a lui dedicato, Guido Miglia. Rivivere l’Istria, edito, manco a dirlo, proprio dall’Irsml Fvg,
Il lavoro è stato reso possibile nella sua completezza, una volta di più, dall’Istituto, dove dal 2012, grazie all’idea della signora Ariella Parlatti, vedova dello scrittore, di depositare le carte d’archivio del coniuge, è costituito un Fondo archivistico a lui intestato. A tale fonte, assieme ad altre ugualmente autorevoli (quali l’archivio del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno) ha attinto la Bon per completare la sua ricerca, del tutto infruttuosa o quasi, invece, nei fondi archivistici delle diverse associazioni degli esuli istriani, come pure in quelli della Rai e delle scuole dove Miglia aveva prestato la sua opera come insegnare e quindi come preside, che lo vide impegnato all’Istituto tecnico commerciale “Marinoni” di Udine negli anni non facili della contestazione studentesca e quindi al “Grazia Deledda” di Trieste, presidenza che lo impegnò fino alla quiescenza nel 1977.
Guido Miglia nacque a Pola nel 1919, nella città appena passata sotto la giurisdizione del Regno d’Italia, da un padre operaio e da una madre contadina inurbata. Prima di laurearsi in Lettere nel 1942 con Carlo Bo all’Università di Urbino, discutendo una tesi su Cervantes, aveva insegnato come maestro elementare in una piccola località nei pressi di Gimino, all’interno dell’Istria. «Continua a insegnare, ma sono gli anni di guerra e lui partecipa ed è coinvolto nella Resistenza italiana a Trieste. Porta avanti le sue idee socialiste e riformiste: è antifascista, anticomunista, antinazionalista» (p. 28). Costretto a lasciare la sua Pola in quanto ricercato per la sua attività di oppositore del regime, vi fece ritorno alla fine della guerra, diresse dalla fondazione, nel ’45, L’Arena di Pola, organo del Comitato di Liberazione, attività che lo impegnò fino alla firma del trattato di pace del febbraio 1947. Il giornale, largamente diffuso tra la popolazione di lingua italiana, si batté contro l’annessione dell’Istria alla Jugoslavia e, dopo la firma del trattato di pace, indicò la via dell’esodo come inevitabile per gli italiani della regione. Trasferitosi a Trieste, riprese l’attività di insegnante e di preside; assieme a Giacomo Bologna, Giorgio Cesare, Guido Botteri e altri fondò nel 1954 la rivista Trieste che diresse sino al 1959. Scrisse per alcuni giornali, tra cui L’Avanti!, Il Piccolo e La Voce Libera e, oltreconfine, La Voce del Popolo, La Battana e Panorama. Collaborò per lunghi anni con la RAI, per la quale curò numerose rubriche, tra cui “Voci e volti dell’Istria”, una delle più conosciute e popolari trasmesse dalla Sede di Trieste. Fu inoltre promotore (nel 1982) del Circolo di cultura istro-veneta “Istria”. Morì novantenne a Trieste il 14 febbraio del 2009.
Nella sua opera di pubblicista, acutamente indagata dalla Bon, sono rinvenibili i dati distintivi del suo pensiero tanto politico che culturale. In particolare nei suoi interventi sulla rivista Trieste cerca un filo logico nelle sequenze che, dalla fine della guerra al Memorandum d’intesa dell’ottobre 1954, condussero alla definitiva perdita anche della Zona B, individuando la responsabilità nella mancata comprensione delle autorità italiane delle ragioni degli istriani e nell’assenza di una politica rigorosamente determinata per fronteggiare validamente le pretese di Tito. Alla fine del 1959, Miglia cedette a Guido Botteri la direzione di Trieste ed iniziò poco dopo la sua collaborazione con la sede Rai di Trieste «con le pagine scritte dei racconti istriani, alcuni tradotti anche in lingua slovena e ritrasmessi da Radio Trieste A; nonché con la cura di una rubrica mensile intitolata “Anni che contano: colloqui con i giovani”, anche questa per la Rai. Si delinea così il molteplice filone di interessi di Guido Miglia, espressi negli anni Sessanta e Settanta con la scrittura di elzeviri sul mondo istriano; di articoli più squisitamente politici e di articoli che parlano del mondo della scuola, specialmente per il quotidiano Il Piccolo» (p. 37).
A fianco e in qualche modo a completamento della sua attività pubblicistica, anche l’opera narrativa di Miglia vede in molte pagine l’Istria come protagonista, e risulta facilmente rinvenibile nella sua scrittura la coscienza di quanto in lui (e in quanti come lui dovettero lasciare la terra natale) abbia agito la violenta cesura che era implicita nella scelta della diaspora. D’altra parte, come ci informa la Bon, egli fu tra i primi, fin dalla metà degli anni Cinquanta, a ripercorrere le strade al di là del confine e a stabilire o rinnovare un rapporto diretto con la penisola che gli diede i natali. Acquistò anche da un tale Bepi Taliàn una batana, piccola imbarcazione in legno tipica delle coste istriane, che tenne ormeggiata a Veruda, con la quale usciva frequentemente restando sottocosta, per esplorare una volta di più quella terra cui era tanto legato. Anche da questo minimo cabotaggio costiero, dagli incontri, narrati soprattutto nei suoi Bozzetti istriani, con i rimasti, che «hanno dovuto misurarsi e scontrarsi con uomini ed espressioni culturali tanto diverse e distanti. A tutte queste sofferenze, a questi conflitti Guido Miglia guarda con pacatezza, senza odio, immerso nella comprensione totale delle esperienze umane, per quanto estreme, vissute da ogni parte» (p. 48).
Il saggio di Silva Bon si sofferma sui Bozzetti e poi sugli altri libri pubblicati da Miglia, fornendo al lettore preziose informazioni e testimonianze circa la loro genesi, spesso confortata dall’interesse di alcuni dei maggiori letterati e intellettuali di area giuliana: Pierantonio Quarantotti Gambini per i Bozzetti istriani, Biagio Marin soprattutto per Dentro l’Istria. Diario 1945-1947, forse il libro più importante pubblicato in auto edizione nel 1973, preceduto e accompagnato da un fitto carteggio tra l’esule istriano e il grande poeta gradese, e poi Marino Vocci e Fulvio Tomizza, prefatore affettuoso per L’Istria una quercia, edito dal Circolo di cultura Istria, che lo pubblicò nel 1994.
Il lungo e certo non facile lavoro di ricerca compiuto da Silva Bon è approdato alla fine a un saggio di rilevante interesse e spessore, utilissimo a chi intenda conoscere non soltanto la vita e l’opera di questo importante intellettuale istriano, ma anche a rischiarare ulteriormente molte pagine della storia di queste terre, di quello che è stato il non breve cammino di Miglia, dei vari ambienti culturali nei quali si è mosso, delle personalità con le quali è entrato in contatto, ma soprattutto della testimonianza fervida e di grande lucidità della quale, come istriano costretto ad abbandonare la sua terra, è stato portatore.
Silva Bon
Guido Miglia. Rivivere l’Istria
Istituto regionale per la storia
del movimento di Liberazione
Trieste 2018
- 158, euro 18,00