IL VIAGGIO IN ITALIA INIZIA A PORDENONE

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Anna Calonico

Quest’anno, al “momento più bello”, come viene definito Pordenonelegge su In città, una pubblicazione locale, otto autori sono stati invitati a partecipare a Viaggio in Italia, nuova proposta della manifestazione che intendeva mostrare al pubblico aspetti nascosti, “elementi marginali ma carichi di significato”, come prometteva il programma. Lo scopo era di far capire come nel mondo della globalizzazione i luoghi, soprattutto quelli turistici, vengono spesso spersonalizzati, resi sempre più simili gli uni agli altri per una sorta di bisogno dell’uomo di ritrovarsi ovunque vada: gli stessi negozi, le stesse insegne. A Pordenone, invece, era d’obbligo far vedere sì posti conosciuti al pubblico, ma in modo che risultassero posti nuovi, che esistono e che resistono.

Tra gli otto autori inseriti nel progetto, era presente un personaggio ben noto al pubblico della regione, Mauro Corona, con il suo ultimo libro I misteri della montagna. Definito romanzo, in realtà altro non è che un insieme di pensieri, tratti dai suoi quadernetti scritti in fitta calligrafia negli ultimi due anni, senza una trama precisa, senza personaggi definiti, se non la montagna, lo stesso Corona e i suoi fantasmi del passato. A detta dell’autore, questo è il suo libro più intimo, un ricordo di amici scomparsi e allo stesso tempo un incontro con se stesso, con l’età che avanza. Cerca il suo io interiore, il suo io attuale e più vero, tra perlustrazioni di valli e scalate alle vette più impervie, inseguendo il vento tra le foglie e l’eco che si perde in lontananza, lo cerca nella malinchetudine, un misto di malinconia e solitudine, un sentimento profondo, uno stato d’essere che nelle pagine del libro risulta anche molto poetico e a volte struggente: Stento a trovare il passo giusto per queste lontane riflessioni che provengono da quel mondo irripetibile che è l’infanzia. È difficile evocare l’infanzia senza che un nodo serri la gola. Almeno per me è così. Troppi ricordi tornano, molti belli e malinconici, altri che sarebbe meglio non s’affacciassero. E sono il numero maggiore (p. 11). Dopo queste righe iniziali, non resta che proseguire la lettura per trovare conferma, ma non mancano parole di fuoco e veleno contro chi, per ignoranza e sete di potere, ha reso la montagna sempre più un luogo di vecchiaia e solitudine, mentre un tempo era abitata da uomini forti, laboriosi, coraggiosi.

Il Viaggio in Italia presenta anche alcune città tra le più emblematiche: non può mancare, naturalmente, Roma, presentata da Sandra Petrignani con ben due libri. In E in mezzo il fiume. A piedi nei due centri di Roma, l’autrice ci accompagna lungo il Tevere, tra Testaccio, Gianicolo, Campo de’ Fiori, Trastevere, in compagnia di letterati, senzatetto, attori, negozianti…una passeggiata che non bada ai grandi monumenti ma ricerca le piccolezze: Una volta nel Tevere c’erano storioni, cefali, spigole, non solo ciriole, che sono giovani anguille […]. E c’è un verbo bellissimo del dialetto romanesco che oggi non si usa più, “ciriolare”. Vuol dire procedere sinuosi come un’anguilla, destreggiarsi nella vita, cavarsela insomma. (p.7) Anche nell’altro testo, Addio a Roma, la Petrignani ci accompagna a ciriolare, ma questa volta in un altro tempo: si va nella Roma dal dopoguerra all’assassinio di Pasolini, rivivendo gli anni cinquanta, tra povertà e voglia di riscatto, la frenesia e la passione dei Sessanta, l’epilogo amaro e appassionato dei Settanta. Ad accompagnarci è Ninetta, la versione femminile di Ninetto Davoli, una ragazzina immaginaria, (l’unico personaggio immaginario del testo) che ci presenta amori, gelosie, amicizie e litigi tra attori, letterati, pittori, gente di fama; tanto che il libro inizia ricordando Vacanze romane: una ciriolata che vede protagonisti gente comune e principesse. In entrambi i testi la capitale ci appare in tutta la sua confusionaria, molteplice bellezza, Perché davvero Roma continua ad essere come la volle Fellini: “una specie di giungla tiepida, tranquilla, dove ci si può nascondere bene” (p. 93).

E se a Roma è bello ciriolare, a Venezia Smarrirsi è l’unico posto dove vale la pena di andare.(p.13) Non preoccuparti, lascia che sia la strada a decidere da sola il tuo percorso, e non il percorso a farti scegliere le strade. Impara a vagare, a vagabondare. Disorientati. Bighellona. (p.12) Tiziano Scarpa nel suo Venezia è un pesce vuole farci capire la città attraverso il nostro corpo. Attraverso i nostri piedi e le gambe, che salgono e scendono ponti, adeguandosi al terreno e all’acqua alta; attraverso le mani, che quando si sale su una gondola afferrano i pali di legno conficcati in mare e si aggrappano agli avambracci del gondoliere, chiudi gli occhi e leggi con le dita la fisionomia delle statue, i bassorilievi, le modanature scanalate, gli alfabeti scolpiti nelle lapidi ad altezza d’uomo. Venezia è un ininterrotto corrimano Braille. (p. 42) E attraverso il cuore: Ci si innamora più facilmente a Venezia? (p.30) Pare di sì, forse per la bellezza del paesaggio, ma se lo sfondo è così affascinante, allora chi non è particolarmente attraente risulterà ancor più sgraziato, e quindi, che fare? Scarpa risponde con immediata, semplice ironia: Seduci a Porto Marghera! (p. 31 )

Torino, città affascinante, ci viene illustrata da Giuseppe Culicchia in Torino è casa nostra non attraverso il corpo ma, appunto, attraverso la casa. Una decina d’anni prima, l’autore aveva pubblicato Torino è casa mia, dove partiva dagli stereotipi della città per demolirli, ma, accortosi che nel frattempo la città se ne stava spogliando da sola, si è visto costretto a scrivere un ulteriore libriccino, spesso ripetendo cose già dette, ma senza nasconderlo anzi ribadendo il concetto a volte anche con ironia: la cucina a Torino continua a stare a Porta Palazzo, lo avevo già scritto in Torino è casa mia, lo so, ma mica posso rimangiarmelo, ché a Porta Palazzo c’è gente anche incazzosa; ad ogni modo non è più vero che a Porta Palazzo si trova tutto e il contrario di tutto. (p53) E poi c’è il salotto, Piazza San Carlo, che non ha più né gru, né scavatrici e nemmeno auto, ma solo tendopoli di manifestazioni varie; il giardino, perché, da ribadire, Torino non è soltanto una città grigia, industriale; e c’è lo studio, che è sempre Palazzo Nuovo, nonostante l’incredibile scomparsa di un tipo umano, il fighetto di Palazzo Nuovo. Non ce n’era più traccia. Poi mi sono ricordato che a Palazzo Nuovo non ci sono più né Giurisprudenza né Scienze Politiche. (p.100)

Sempre in Piemonte si può viaggiare con Guido Conti e Il grande fiume Po. L’autore spiega che è stato il mito di Fetonte, colpito dal fulmine di Zeus e caduto nel fiume che divenne la sua tomba, a ispirargli il libro, ma anche Esiodo, il primo a parlare del fiume usando le stesse parole riprese poi da Zavattini: “Po dai gorghi profondi”. Il libro è un viaggio nell’antropologia e nella scrittura, un viaggio di racconti, incontri, leggende, un viaggio reale ed intellettuale attraverso la voce e lo sguardo di narratori che lo hanno vissuto e raccontato, come Zavattini e Guareschi, attraverso le storie che lungo il suo corso hanno segnato storia e cultura di chi ci vive vicino. Ci sono personaggi famosi, grandi letterati, come, oltre ai già citati, Alberto Bevilacqua e il giornalista della Stampa Bruno Quaranta, e anche gente comune, che del Po ha fatto la sua vita: barcaioli, pescatori, traghettatori, personaggi strani e a volte inquietanti.

Napoli: città da vedere prima di morire, secondo un vecchio adagio, città da cui stare lontani, secondo Antonio Pascale nella sua ironica controguida Non scendete a Napoli. Sì, perché ormai nell’immaginario comune Napoli è il golfo, il Vesuvio, panni e peperoncini appesi fuori dalle finestre, malavita, gente che gesticola, musica, mandolino. Così la vedono tutti e tutti pensano di conoscerla perché così la immaginano, ma il messaggio di Pascale è semplice: se siete uno di questi “tutti”, non scendete a Napoli; andateci se volete vederla con occhi differenti, come quelli del bambino che Pascale immagina osservare la città dall’alto di Castel Sant’Elmo: che bella questa città (p. 25 ), direbbe, con la sua ingenuità e il suo sguardo smaliziato. Chiaro che, nonostante i ripetuti inviti a restarsene “in alto”, a Castel Sant’Elmo o a Milano, l’autore vuole invitare il lettore proprio in quei vicoli stretti in cui si può persino restare incastrati con la macchina…ma se si continua a guidare magari si arriva in cima, da dove si può vedere il mare.

Ancora due autori hanno portato a Pordenonelegge i loro luoghi: Loredana Lipperini con Questo trenino a molla che si chiama il cuore. La val di Chienti, le Marche, lungo i confini e Massimo Onofri con Passaggio in Sardegna. Quest’ultimo ci accompagna da Alghero a Porto Torres, da Nuoro a Tissi, da Cagliari a Samugheo, da Sassari a Villacidro in compagnia di scrittori e giornalisti, ad assaggiare pasti luculliani e a parlare di libri, tanti libri che messi insieme in quelle pagine formano una vera e propria dichiarazione d’amore per l’isola dei nuraghi. Definendosi sardo d’adozione, per scelta, il suo “passaggio” in Sardegna, che rievoca forse il “passaggio” di E. M. Foster in India, è come una camminata su sentieri differenti: quello letterario, quello geografico, quello enogastronomico, quello culturale: si arriva alla fine con un’ampia visione d’insieme, con la voglia di sperimentare di persona quanto letto.

Invece la giornalista di Repubblica riempie le sue pagine di malinconici ricordi che vanno alla ricerca di luoghi dell’infanzia, sempre uguali proprio mentre stanno cambiando continuamente. Sono luoghi di grande importanza personale per l’autrice, e le sue parole appassionate ci tengono incollati alla lettura, ma di poco rilievo per i turisti: Vaglielo a spiegare che al di là dei prati e dei pascoli e del radicchio e della patata rossa c’è altro (p. 30). C’è spazio anche per il rimpianto, per la polemica, per lo sdegno: il progresso avanza, e i paesini di montagna si spopolano, il progresso intontisce la gente, così che la “Quadrilatero” porterà ricchezza…o forse renderà ancora più isolati, sperduti, disabitati i paesini della Statale 77 che verranno attraversati da questa non meglio definita opera a quattro corsie? Ma nel suo libro vuole far vedere anche le cose positive e la sua ingenua determinatezza la porta a citare con orgoglio e speranza il film I cento passi: “e allora invece della lotta politica, la coscienza di classe, tutte le manifestazioni e ’ste fesserie bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza, aiutare a riconoscerla, a difenderla”. Un libro che è un’accurata bibliografia quello di Onofri, un testo fatto di luoghi del passato, del presente e del cuore quello della Lipperini.

Ma tutti, dalle Dolomiti a Roma, dal Piemonte a Venezia fin giù a Napoli passando per le Marche e le isole hanno espresso nelle pagine di Viaggio in Italia una quantità enorme e appassionata di emozioni prima ancora che di posti da visitare. Nessuno di loro è una guida per turisti, anzi forse tutti sono dedicati più a gente che in quei luoghi ci vive, ma è interessante leggere di strade, di palazzi, di persone come se fossero a portata di mano. Sono otto libri che non spingono a fare i turisti ma a vivere i posti in cui ci troviamo cogliendo ad ogni passo le piccolezze che, in fondo, sono quelle che ci fanno sentire “a casa” e che ci riempiono il cuore.

 

Sandra Petrignani, Addio a Roma, Neri Pozza, Vicenza 2012, pp. 322, € 16,50

Sandra Petrignani, E in mezzo il fiume. A piedi nei due centri di Roma, Editori Laterza, Roma-Bari 2010, pp. 129, €10

Tiziano Scarpa, Venezia è un pesce, Feltrinelli, Milano 2015, pp. 126 € 7,00

Loredana Lipperini, Questo trenino a molla che si chiama il cuore. La val di Chienti, le Marche, lungo i confini, Editori Laterza, Roma-Bari 2014, pp. 167, € 12

Massimo Onofri, Passaggio in Sardegna, Giunti, Firenze 2015, pp.271, € 12,00

Antonio Pascale, Non scendete a Napoli, Controguida appassionata alla città, Rizzoli, Milano 2015, pp. 225, € 15,00

Giuseppe Culicchia, Torino è casa nostra, Editori Laterza, Roma-Bari 2015, pp. 200, € 12,00

Mauro Corona, I misteri della montagna, Mondadori, Milano 2015, pp. 235, € 19