Io e Camus

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di Silvia Zetto Cassano

 

«Le formazioni aiutarono i nostri concittadini a non ritirarsi davanti alla peste e li persuasero in parte che, se c’era la malattia, bisognava fare il necessario per combatterla. Siccome la peste, in tal modo, diventava il dovere d’alcuni, apparve realmente quello che era, ossia una faccenda di tutti».

 

Quando, tanti anni fa, lessi la prima volta La peste, non capii. Forse ero troppo giovane e volevo che la peste non ci fosse e non sapevo, come so ora, che c’è sempre. Forse allora non dava segni di sé così violenti, forse ero capace di oppormi fuggendo, cercavo e trovavo nicchie, giochi e allegrie e sogni. I segni del morbo li vedevo, ma facevo finta di credere che vivere fosse qualcos’altro, che la peste non si esprimesse in così tante forme e che non smettesse mai.

Per questo, allora, quel libro non mi piacque affatto; il dottor Rieux, mi sembrò un uomo freddo e senza sentimenti. Ora so cosa sia un coraggio senza sventolii di bandiere e senza urla. Il dottor Rieux non piega le ginocchia davanti a un dio barattando con lui la sua paura  in cambio di un po’ di consolazione. Il dottor Rieux, che mai si concede di dire la parola ‘amore’.

 

«– L’uomo non è un’idea, Rambert

L’altro saltò dal letto, col viso infiammato dalla passione.

– È un’idea, e un’idea mozza a partire dal momento in cui l’uomo si distoglie dall’amore. E appunto noi non siamo più capaci d’amore. Rassegniamoci, dottore: aspettiamo di diventarlo e se veramente non è possibile, aspettiamo la liberazione generale senza giocare agli eroi. Io non vado più in là.

Rieux si alzò con aria improvvisamente stanca.

– Lei ha ragione, Rambert, ha proprio ragione, e per nulla al mondo io la vorrei distogliere da quello che sta per fare, che mi sembra giusto e buono. Ma bisogna tuttavia che le dica: qui non si tratta di eroismo, si tratta di onestà. È un’idea che può far ridere, ma la sola maniera di lottare contro la peste è l’onestà

– Che cos’è l’onestà? – disse Rambert con aria improvvisamente seria.

– Cosa sia in genere, non lo so; ma nel mio caso, so che consiste nel fare il mio mestiere».

 

 

Foto 1:

Albert Camus

 

Foto 2:

Bergamo, marzo 2020