LA MUSICA HA PERDUTO PIERRE BOULEZ
gennaio 2016 | LUISA ANTONI | MUSICA | Ponte rosso N° 8
La scomparsa del compositore francese
di Luisa Antoni
Per me, allora giovane studentessa, iscritta a Filosofia a Trieste, la scelta di occuparmi nella tesi di laurea di Pierre Boulez è stata dettata dalla possibilità di riunire Musica e Filosofia. Tale scelta mi ha portato a indagare a fondo il pensiero di Boulez e mi ha dato modo di allargare gli orizzonti del mio pensiero. Uno tra i primi articoli bouleziani che mi ha colpito era intitolato Schönberg è morto!. Nel 1952, alcuni mesi dopo la morte di Arnold Schönberg, uno dei fondamenti della musica contemporanea postbellica, Boulez diede alle stampe l’articolo (ripubblicato in Note di apprendistato), in cui spiegava il perché il maestro austriaco fosse artisticamente oramai sorpassato, scandalizzando il mondo musicale. Si trattò di una delle sue prime uscite pubbliche mostrano il vero volto di Boulez: una mente indipendente e il coraggio di dire ciò che pensa.
Pierre Boulez è stato musicista, direttore d’orchestra, compositore e intellettuale, forse quello che più chiaramente ha indagato li pensare musicale del secondo Novecento. Il suo mondo musicale, caratterizzato da una severità di pensiero costruttivo, non ha semplicemente una dimensione risonante, sonora, ma si integra con la dimensione riflessiva la cui base è il pensare la musica e i concetti musicali.
Nato nel 1925 a Montbrison nella Francia del Sud Boulez abbandonò lo studio della Matematica e fu ammesso alla classe di armonia di Olivier Messiaen, altra pietra miliare della musica contemporanea, grazie a cui ricevette una preparazione di prim’ordine, con lo studio del contrappunto. Studiò inoltre la tecnica dodecafonica con uno dei primi studiosi di dodecafonia, René Leibowitz.
La sua data di nascita lo colloca in un periodo molto sensibile, si ritrova a lavorare in piena guerra, prima, e subito dopo nel dopoguerra, in un’Europa devastata da crateri e profonde ferite non solo nel mondo fisico ma soprattutto in quello spirituale. Gli artisti si ritrovano a ricostruire e tentare di riannodare fili che si erano strappati nelle vicende belliche. La seconda guerra mondiale aveva segnato un profondo solco tra un ‘prima’ e un ‘dopo’, solco che farà germogliare una nuova stagione, quella dell’«Internationale Ferienkurse für Neue Musik» di Darmstadt, cittadina tedesca, dove si ritrovano giovani compositori europei (da Maderna a Nono, Stockhausen, Berio) e pongono le basi per quella che sarebbe diventata la main stream della musica nei decenni a venire. Un gruppo, formato da delle individualità forti, che dopo qualche anno si disgrega portando però nelle rispettive nazioni idee forti. Tra quei giovani Boulez è probabilmente il più polemico. Il suo percorso compositivo passa attraverso la dodecafonia verso il serialismo integrale, l’aleatorietà controllata e la musica concreta. I suoi primi passi di emancipazione dalle tecniche seriali si manifestano nella Sonatina per flauto e pianoforte (1946) e della Seconda sonata per pianoforte (1948).
https://www.youtube.com/watch?v=qfUvCbYhNGU
Il suo progressivo allontanamento dal serialismo lo porta a rivalutare e recuperare – reinterpretandole in una maniera molto personale – le lezioni di Stravinskij e Debussy e lo porta a uno dei brani più significativi del secondo Novecento Le marteaux sans maitre del 1954.
https://www.youtube.com/watch?v=7JIAVneYYoM
Mentre procedendo oltre fa proprie le suggestioni portate da Cage e ipotizza che la composizione musicale possa essere un work in progress; così lo troviamo in Pli selon pli e nella terza Sonata per pianoforte.
L’incredibile vitalità di Pierre Boulez lo porta a essere uno tra i più interessanti e nitidi direttori d’orchestra ma anche il fondatore nel 1977 dell’IRCAM (Institut de recerche et de coordination acoustique/musique), uno dei centri di irradiazione della musica contemporanea oggi.
Pierre Boulez è stato uno tra i più importanti ricercatori di musica nuova, oltre al suo ricco catalogo di opere, ci ha lasciato una discografia che lo vede nelle vesti di direttore (e che comprende anche compositori inaspettati come Haendel e Wagner), ma ci ha lasciato anche delle costellazioni di pensiero musicale espresso a parole che non ha eguali tra i compositori suoi coetanei.