Italese e altre schifezze

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di Roberto Barocchi

 

L’Italiano, si sa, è una bellissima lingua, forse la più bella del mondo. È la quarta lingua studiata, non per la sua importanza, ma per la sua bellezza.

Eppure noi italiani ci diamo da fare per corromperla infarcendola di barbarismi e solecismi. In questo hanno una grave responsabilità i giornalisti che ne usano a piene mani facendo credere ai lettori che sono parole belle d eleganti (potremmo dire anche fiche).

Oggi va di moda dire e scrivere fake news per false notizie, spending rewiew per revisione della spesa, stakeholders per portatori di interessi, flat tax per tassa piatta, bail in per autorifinanziamento e qualche altro centinaio di anglicismi. Oppure si usa un acronimo inglese per indicare qualcosa che si dice in italiano: AIDS per sindrome da immunodeficienza acquisita il cui acronimo, come usano i francesi, è SIDA.

Ogni lingua è piena di prestiti da altre lingue, sia sotto forma di calchi omonimici (bidè, dal francese bidet, divano dal persiano e poi arabo divan) che eteronimici (grattacielo da sky scraper). Ma i prestiti sono corretti quando manca il corrispondente italiano.

Esistono tuttavia termini stranieri ormai entrati nell’uso che sarebbe ormai difficile eliminare: ad esempio computer in luogo di calcolatore (ma i francesi dicono ordinateur), scanner che in italiano suonerebbe scanditore, mouse che in italiano suonerebbe topo e che gli spagnoli e francesi, più rispettosi delle loro lingue, chiamano ratón e souris.

SOLECISMI

Ai barbarismi si aggiungono altre parolacce come i falsi spagnolismi: murales, silos, vigilantes anche al singolare (il murales, il silos, il vigilantes mentre nello spagnolo si dice el mural ecc.) oppure le parole italiane ma orrende piantumare invece di piantare e piantumazione invece di piantagione o piantata. Tanti anni fa chiesi al compianto professor Giovanni Nencioni, presidente della Crusca, che pensasse della parola piantumazione. Mi rispose “Io ‘un l’ho mai sentita, Mi sa di piantume, cioè di mostri”.

Sul Piccolo di Trieste si legge spesso “altipiano carsico”. Non è considerato un errore dire l’altipiano e neanche gli altopiani, ma a me pare un’ineleganza. Sarebbe meglio dire quindi l’altopiano e gli altipiani.

LE PAROLE “MASTICOSE”

Una parola come piantumazione ha preso il sopravvento su piantagione o piantata perché riempie di più la bocca facendo credere di essere più importante. Possiamo dire, con un neologismo che forse ho inventato io ma è italianissimo e non mi pare brutto, che è più “masticosa”. Per dare importanza a quello che si dice si tende a enfatizzare usando parole più complesse o più iperboliche come “un attimino” che è un non senso perché un attimo è una frazione di tempo già piccolissima.

Anche l’uso dello scanditore (scanner in italiese) ha prodotto alcune parolacce: si sente infatti dire scannare (ohibò), scannerizzare (bleah!), scansionare: il termine giusto a mio parere è scandire; si usa poi dire scannerizzazione o scansionatura, mentre ritengo che si debba dire scansione.

Un altro caso è la sparizione, soprattutto dagli articoli di giornale, del verbo fare sostituito da effettuare. Nulla più si fa, ma tutto si effettua.

NON È CULTURA NÉ ERUDIZIONE

Usare barbarismi e solecismi può essere considerato esercizio di erudizione e quindi di cultura (confondendo l’erudizione con la cultura che è cosa un po’ diversa). In realtà è un esercizio di non cultura perché denota superficialità e poco controllo delle parole che si usano.