La Contrada, Il Rossetti. A Gorizia si ricorda Macedonio

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Sono entrate nel vivo le stagioni dei teati giuliani

di Paolo Quazzolo

 

Dopo il debutto nazionale dello scorso maggio al Teatro Cometa Off di Roma, la nuova produzione della Contrada, Giovanna e il funambolico Alfredo, è approdata sul palcoscenico del Teatro Bobbio. Un testo scritto, interpretato e diretto da Francesco Magali assieme a una imprevedibile Ariella Reggio nel panni di Giovanna d’Arco. Si tratta di un testo che affronta con garbata leggerezza il tema difficile del disagio sociale e della pazzia, pur senza rinunciare del tutto, nell’ultima parte della pièce, a una dimensione più dichiaratamente drammatica. Alfredo, pittoresco e tenero personaggio che vive chiuso nel suo mondo infantile, vede materializzarsi davanti a sé uno dei suoi miti, Giovanna d’Arco. Ma quella che entra in scena non è la giovinetta condottiera arsa sul rogo ad appena 19 anni, ma una severa signora di una certa età, che desidera scambiare quattro chiacchiere con il protagonista, finendo per cacciare il naso nei cassetti di Alfredo e dichiarando di conoscere imbarazzanti situazioni intime del ragazzo. L’atto unico scorre via rapido e leggero tra battute divertenti, situazioni oniriche e un pizzico d’amaro che rimane al termine della rappresentazione. Applauditissimi i due bravi interpreti.

Di segno completamente diverso Il gabbiano di Anton Cechov, presentato al Politeama Rossetti dal Centro di Produzione Teatrale “La Fabbrica dell’Attore”. Si tratta di uno spettacolo ideato una ventina d’anni fa da Giancarlo Nanni e ripreso ora da Manuela Kusterman, che ne è anche interprete assieme a un affiatato gruppo di attori. Testo tra i più celebri e amati del grande drammaturgo russo, Il gabbiano è una riflessione sul difficile rapporto tra una madre attrice affermata e un figlio che ne cerca inutilmente e disperatamente l’attenzione. Un testo in cui prevale – come in tutto il teatro cechoviano – non tanto l’azione, quanto la tempesta interiore dei sentimenti che tormentano i singoli personaggi. Il dramma è stato rivisitato da uno spettacolo che è frutto di un lungo percorso laboratoriale e che propone una riflessione sulla storia delle rappresentazioni cechoviane, da quelle ideate a fine Ottocento da Stanislavskij, sino a quelle di Visconti, Strehler e Peter Brook. La platea triestina non è sembrata apprezzare eccessivamente questo spettacolo che, malgrado l’impegno profuso dagli interpreti, mostra i suoi anni. Ma è anche vero che l’allestimento conserva intatto un forte fascino che tuttavia fatica a giungere alla platea: la rielaborazione del testo e il percorso culturale proposto dal regista presuppongono, da parte dello spettatore, una perfetta conoscenza del testo nella sua versione originale, così come una altrettanto puntuale padronanza delle vicissitudini interpretative del Gabbiano. Ma, forse, il modo migliore per apprezzare questa messinscena è quello di lasciarsi andare alle visioni oniriche e alle sensazioni emotive che giungono dalla scena, senza pretendere di ritrovare, nella sua completezza originaria, il capolavoro cechoviano.

Si è conclusa pochi giorni or sono la ventisettesima edizione del Festival Internazionale “Castello di Gorizia – Premio Francesco Macedonio”, vetrina dedicata alle migliori compagnie filodrammatiche attive sul territorio nazionale e non. Assieme a quello di Pesaro, il Festival di Gorizia è ormai da tempo uno dei punti di riferimento, a livello nazionale, per le compagnie amatoriali e sul palcoscenico del Kulturni Dom (ormai da anni sede della manifestazione), si alternano gruppi provenienti da tutta Italia, il meglio del panorama nazionale con allestimenti che talora nulla hanno da invidiare alle produzioni dei professionisti. Negli ultimi anni il Festival si è gradualmente ampliato, offrendo al suo interno anche numerose serate fuori concorso e alternando agli spettacoli drammatici anche momenti musicali o di danza. Tra gli spettacoli in concorso si sono apprezzati alcuni grandi classici come i pirandelliani Sei personaggi in cerca d’autore proposto dalla compagnia “Al Castello” di Foligno, o la goldoniana Una delle ultime sere di carnovale presentata dalla “Trappola” di Vicenza. Ma non è mancato il teatro napoletano con Miseria e nobiltà di Scarpetta nella versione della compagnia torinese “Masaniello”, quello nord americano con Improvvisamente l’estate scorsa di Tennessee Williams della “Piccola ribalta” di Pesaro, o quello inglese con Camere da letto di Ayckbourn messo in scena da “Estravagarioteatro” di Verona. Fino alla serata dedicata al musical con una impegnativa messinscena dei Miserabili a cura della Compagnia “OGM” di Forlì. Al fianco degli spettacoli in concorso non sono mancate alcune serate di grande richiamo, come Mistero buffo di Fo interpretato da Ugo Dighero, Enigma di Stefano Massini con un’intensa Ottavia Piccolo, o la serata dedicata al flamenco Otra Mirada. E infine anche una manifestazione fuori sede, presso il Museo Teatrale “Carlo Schmidl” di Trieste, dedicata a Giorgio Strehler e alle sue sceneggiature per i Mémoires di Carlo Goldoni. Nel corso della serata finale, al Teatro Verdi di Gorizia, si sono tenute le premiazioni che hanno incoronato vincitore di questa edizione del Festival la “Piccola ribalta” di Pesaro con Improvvisamente l’estate scorsa.