La madre di tutti i luoghi comuni
Editoriale | Il Ponte rosso N° 45 | maggio 2019
C’è un’affermazione che si sente più volte al giorno, ripetuta come fosse una verità incontestabile, secondo la quale “destra” e “sinistra” sono due concetti ormai inservibili e impraticabili, residuo di una concezione della vita associata ormai definitivamente tramontata con gli ultimi giorni del Novecento. Sarò un nostalgico, ma non la penso affatto così, e ogni volta che sento qualcuno dire che non esiste più né destra né sinistra, mi scatta in automatico la convinzione che chi parla è una persona “di destra”. Come utilizzassi una cartina di tornasole. Non è una scorciatoia del pensiero: da quell’erroneo assunto discende tutta una serie di equivoci che tendono a modificare la realtà, così che ogni meditato ragionamento cede il passo a una forzatura propagandistica che altera la percezione stessa di quanto la cronaca ci pone davanti agli occhi un giorno dopo l’altro.
Così, per esempio, la notizia che il cardinale Krajewski, elemosiniere del papa, ha riallacciato l’energia elettrica a un edificio occupato da 450 persone, tra cui 98 minorenni, può essere giudicato come un volgare furto oppure come un doveroso intervento dettato dallo stato di necessità. A seconda che si propenda per l’una o l’altra interpretazione, si compie una scelta necessariamente rubricabile come di destra nel primo caso, di sinistra nell’altro.
Per rimanere vicino a quello stabile, l’occupazione «clandestina» di un edificio può essere considerata un crimine perpetrato contro il diritto alla proprietà, oppure, ancora una volta, un’azione condotta in stato di necessità da parte di persone e famiglie altrimenti senza tetto. Anche qui, un’interpretazione di destra fa riferimento al principio sancito dal 2° comma dell’articolo 42 della Costituzione «la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge», in base al quale nessuno può prendere possesso di una proprietà altrui senza averne diritto. Per accedere invece a una diversa interpretazione, basterà proseguire la lettura della Carta, che afferma: «La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti». Può definirsi assicurata la funzione sociale di un edificio abbandonato? Se si risponde no, il diritto di proprietà richiamato da chi tende a criminalizzare gli occupanti non è tutelato giuridicamente. L’opinione, con la quale concordo, non è mia, ma di Paolo Maddalena, vice presidente emerito della Corte Costituzione, che nella sua analisi ha affermato tra l’altro: «Il problema è che, nella mente dei nostri politici, si è radicata l’idea che la proprietà privata nominale prevale sulle necessità urgenti e indilazionabili dei cittadini. Insomma, si tratta dell’idea neoliberista che, a quanto pare, ha oscurato le menti dei nostri governanti».
Si potrebbe proseguire per quasi ogni argomento che ci viene sottoposto dall’attualità, cosicché definiamo di destra il pensiero di chi ritiene giusto sospendere una professoressa che non ha vigilato sulle idee liberamente espresse in un lavoro dai suoi allievi, per opinabili che siano, mentre consideriamo di sinistra il richiamo alla libertà d’insegnamento sancita dall’articolo 33 della Costituzione. Sono ancora evidenti le collocazioni nella scelta di assimilare a scafisti le o.n.g. che chiedono di attraccare nei nostri porti coi loro carichi umani, oppure di considerarle benemerite e obbedienti all’obbligo morale e giuridico di tutelare la vita in mare. è di destra l’uscita di regioni e comuni dalla rete di pubbliche amministrazioni contro le discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale come pure la mancata concessione di una piazza al Gay Pride che invece è considerato da sinistra come un momento di rivendicazione di diritti umani e civili.
Insomma: quasi tutto nella vita associata è di destra oppure di sinistra e rendersene conto aiuta a pensare e ad agire con consapevolezza. Comunque la si pensi.