La solitudine artistica di Smareglia

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Una biografia a tecnica mista firmata da Giuliana Stecchina

di Marina Silvestri

 

La biografia di Antonio Smareglia, nato a Pola il 5 maggio 1845 rispecchia la sua identità di uomo di frontiera e la complessità storica del periodo in cui operò. A scriverla è la concertista e docente Giuliana Stecchina, per quarant’anni titolare della cattedra di Arpa al Conservatorio Tartini di Trieste, fondatrice della scuola d’Arpa all’Istituto comunale di Musica di Gorizia, che ha insegnato Trieste, Milano, Urbino e Venezia; oggi all’università Jurai Dobrila di Pola. Antonio Smareglia e il suo mondo (edito dall’Associazione delle Comunità istriane onlus, Luglioprint srl., Trieste 2022). Una figura contrastata in vita e dimenticata in morte per una serie di motivi legati al “vitalismo caotico” che travolse il compositore, nonché a contingenze storiche che l’autrice evidenzia in uno spaccato d’epoca di grande interesse. Come scrive «Non sempre, nelle biografie, emerge con nitidezza l’articolato climax dei rapporti umani, dei luoghi e della loro storia, delle idee e delle scoperte coeve […] La scelta è caduta sotto una “tecnica mista” adatta a rappresentare, al di là dei fatti oggettivi, la soggettività di angosce e speranze, di amori e dissapori, di progetti e fallimenti».

Il libro è una carrellata di personaggi e ambienti; si incontrano la Scapigliatura e i suoi protagonisti con alcuni dei quali Smareglia strinse sincera amicizia, in particolare il maestro Franco Faccio, insegnate al Conservatorio di Milano che lo introdusse nei salotti, e Luigi Illica che delineò il libretto di Nozze istriane durante un soggiorno a Dignano. Smareglia tornava spesso a Dignano, il paese di cui era originaria la famiglia di ascendenze uscocche. «I luoghi polesani di Smareglia includevano geografie frastagliate, storia, leggende e miti in un amalgama spazio-temporale che abbracciava mare, terra, vestigia istro-romane e gesta uscocche». Un fattore identitario di cui il musicista andava fiero e si rispecchiano nella trilogia Oceano, Abisso e La falena su libretto di Silvio Benco. Si sentiva figlio della sua terra, come disse a Biagio Marin ispiratore dei Canti gradesi. «Io non avrei voluto calarmi né di qua né di là, perché […] siamo di questa terra così commista di genti di sangue diverse e ad essa appartengo: dove avrei dovuto calarmi? Mia madre era croata; da bambino ho imparato da lei tante belle canzoni croate; aveva una voce dolcissima e quando cantava io ne restavo affascinato».

La povertà, e nella seconda parte dell’esistenza la cecità afflissero Smareglia, come anche la passione per lo spiritismo. Giuliana Stecchina che è anche autrice di sceneggiati radiofonici e interviste, intercala all’analisi della società del tempo pagine di dialogo che tratteggiano momenti privati, in particolare il mondo dell’infanzia in cui si formò l’ispirazione e la creatività del Maestro. Puntuale è la ricostruzione degli “schieramenti artistico-culturali” che andavano dagli impresari agli editori che ingaggiavano la claque per osannare e fischiare, dove tanto negli intellettuali che nel pubblico forte era la contrapposizione fra i verdiani e i wagneriani. Ed è proprio in questo humus che il compositore, riconoscendosi nel sinfonismo tedesco e definendo Verdi un “chitarrista” – sebbene poi ne riconoscesse la grandezza – si inimicò Giulio Ricordi. Un clima avvelenato in cui prese forma la diceria sulla iella. Troppo amava le «frasi lapidarie» dette senza «cognizione di causa o sensibilità o educazione». L’autrice va oltre la nuda biografia, si interroga su quali furono i fattori che portarono alla “solitudine artistica” del Maestro che oggi ancora perdura e ne focalizza alcuni fra i quali l’ostracismo degli irredentisti e del mondo ebraico (avendo sostenuto il libello di Wagner Il giudaismo nella musica) e l’essere «impossibilitato dalla situazione politico-geografica-culturale a diventare il massimo rappresentante di una scuola nazionale che sublimasse una tradizione popolare (come avvenne per Sibelius, Dvoràk, Grieg e Smetana)». La critica ebbe difficoltà a inquadrare la sua musica di confine.

 

Giuliana Stecchina

Antonio Smareglia

e il suo mondo

Associazione delle

Comunità istriane onlus

Trieste 2022

  1. 184, s. indicazione

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