L’oro in bocca di Marko Kravos

| | |

di Roberto Dedenaro

Questo, fra i diversi titoli di Marko Kravos in traduzione italiana, è sicuramente quello più italiano, non perché io voglia togliere nemmeno un grammo della sua giusta, forte e corretta slovenità, ma perché da un lato la qualità delle traduzioni di Darja Betocchi, dall’altro il fatto che alcune poesie appaiono qui per la prima volta, rendono questa silloge un libro a sé stante, un’opera originale e non la traduzione di un volume precedente.

Le traduzioni di questo L’Oro in bocca sono, come detto, di Darja Betocchi meritano un discorso a sé: sloveno e italiano sono, infatti, due lingue piuttosto distanti e diverse, ed è complesso, a volte impossibile, rendere anche minimamente i valori metrici e ritmici di una lingua nell’altra, perciò al traduttore non rimane che affidarsi al significato del testo, accantonando del tutto la sua musicalità. Non serve, credo, ripetere quanto ciò ci allontani da una reale comprensione della poesia originale. Come ampiamente dimostrato di saper e di poter fare, con una precedente traduzione di Kosovel, la Betocchi ha letteralmente riscritto e reinventato in italiano i testi di Kravos, creando una scrittura densa e affascinante alla pari dell’originale. Certo tale operazione è stata anche facilitata dall’assenso dell’autore, più che soddisfatto dall’esito finale. Una nota nelle ultime pagine del volume, stesa dalla traduttrice, dal titolo Scabri monosillabi e rime ovvero che pesco pigliare se il verme vuole gli aculei, davvero bella e stimolante, il nome più citato è quello di Umberto Eco, chiarisce al lettore gli aspetti della traduzione e gli intendimenti che hanno guidato la traduttrice in questo difficile compito. Non si smetterà mai di sottolineare l’importanza dei traduttori e la necessità di favorire, anche da un punto di vista normativo, la pratica della traduzione che è propedeutica ad ogni politica della comprensione fra culture linguisticamente diverse e a Trieste dovremmo saperne qualcosa.

Marko Kravos è uno scrittore complesso e L’Oro in Bocca è soltanto l’ultimo di un lungo cammino di scrittura che comprende poesia, saggistica, opere per bambini, radiodrammi e altro ancora. È, dunque, un intellettuale triestino di tutto rispetto, anche se, forse, una certa ironia, l’amore dell’infantile e del fiabesco creano una barriera intorno a una comprensione più profonda del suo lavoro che è, sostanzialmente, un continuo interrogarsi sull’uomo e sulla qualità del suo tempo di vita, sia nei suoi aspetti pubblici che in quelli privati, in una dimensione di accettazione dell’esistenza come esperienza irripetibile da affrontare principalmente con gioia, senza negare per questo la negatività di certi momenti o di certe esperienze. Come nel precedente Il sale sulla lingua, L’Oro in Bocca torna sul mestiere del poeta, sul fare poesia, che è uno dei temi insistenti della riflessione poetica di tutto il secondo ‘900, che per Kravos si potrebbe riassumere nella esistenzialistica affermazione di manifestare la propria autentica presenza, con gli strumenti linguistici più adeguati, naturalmente. Kravos, che è un poeta di Trieste, ha attraversato contrasti e contrapposizioni feroci: il fatto che sia nato in Irpinia, dove i genitori erano stati esiliati come oppositori del regime mussoliniano, ne è già un esempio significativo. Forse proprio per questo la sua poesia esprime accettazione da un lato, ma anche fermezza negli ideali di pace e di convivenza fra gli uomini, nel rispetto della natura e degli animali, sorta di simboli antropicizzati di una religione sciamanica del dire. Ecco, se dovessi dire qual è l’aspetto centrale in questa, ma anche in altre, raccolte di poesia di Kravos direi la natura come categoria a cui tutto e tutti apparteniamo a cui inevitabilmente dobbiamo tornare, in una sorta di anti-leopardismo, ad una natura compiutamente madre. O forse questo è semplicemente il cammino di un pensatore laico che vede nei valori della pietas e dell’accettazione ciò che noi possiamo fare per sconfiggere il nostro rischio della presenza, come direbbe Ernesto De Martino, così per sopravvivere oltre ogni orrore del nulla semplicemente saltandoci dentro con una elegante e linguistica capriola.

 

Copertina:

Marko Kravos

Parole d’oro. L’oro in bocca

traduzione di Darja Betocchi

Beit editore, Trieste 2017

  1. 120 euro 12,00