Magazzino 18 e premio Macedonio

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Lo Stabile di Trieste ripropone Cristicchi, Terzo Teatro organizza a Gorizia il Festival “Castello di Gorizia”

di Paolo Quazzolo

 

In occasione della ricorrenza del Giorno del Ricordo, celebrata ogni anno il 10 febbraio per conservare la memoria dell’esodo degli istriani, fiumani e dalmati e della tragedia delle foibe avvenuta al termine del secondo conflitto mondiale, il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia ha deciso di riallestire, a 10 anni dal debutto, uno spettacolo che ha lasciato una forte traccia emotiva, soprattutto nel pubblico delle nostre terre: Magazzino 18. Era il 2013 quando, al Politeama Rossetti, diretto dal regista Antonio Calenda che al tempo era anche direttore del nostro Teatro Stabile, Simone Cristicchi debuttava in uno spettacolo che proponeva una nuova formula teatrale, in seguito definita come “musical civile”. Restituendo quindi al teatro il suo antico compito di parlare alla società, raccontando storie dal forte impatto che spingono lo spettatore a meditare sugli sbagli e sugli orrori spesso commessi dall’uomo, Magazzino 18 offre, attraverso una formula in cui si alternano monologhi narrativi a brani musicali, uno spettacolo in cui vengono ripercorsi alcuni dei fatti più cruenti accaduti nel secondo dopoguerra a cavallo del martoriato confine orientale. Era il 1947 quando, a seguito del trattato di pace l’Italia, in quanto nazione che usciva perdente dal conflitto, perdeva vasti territori dell’Istria e della fascia costiera, che venivano ceduti all’ex Jugoslavia quale risarcimento dei danni di guerra. Il passaggio a una nuova nazione provocò l’esodo di quasi 300.000 persone che, poste di fronte a una situazione estremamente difficile e lacerante, scelsero di abbandonare le loro terre d’origine per proseguire la loro esistenza in Italia o addirittura in Paesi molto più lontani. Una tragedia cui si aggiunse ulteriore sofferenza, dal momento che gli esuli non sempre vennero accolti in modo solidale dalla madre patria, che in loro spesso vedeva un problema in più da aggiungere alle già numerose difficoltà di un difficile dopoguerra. Come ha detto il regista Antonio Calenda, «l’intento è quello di parlare di una grande tragedia della specie umana, quella delle trasmigrazioni forzate, dolorose, vuoi per la guerra, vuoi per le persecuzioni etniche o religiose e che purtroppo avvengono ancora oggi. […] E dove lo facciamo? In quel luogo adibito alla pietas che è il palcoscenico. Il teatro è il luogo dove si può parlare dei grandi dolori dell’umanità sublimandone il senso, facendo diventare metaforico, allusivo tutto questo, proprio perché ognuno esca con la sua porzione di catarsi».

E sicuramente Magazzino 18 riesce a suscitare un forte senso di catarsi soprattutto in quel pubblico che, per motivi di storia familiare, o più semplicemente perché partecipe della storia di questi territori, riesce a sentire il senso profondo di questo racconto scenico. Più difficile per coloro che, vuoi per lontananza geografica, vuoi per scarsa conoscenza dei fatti storici che coinvolsero le nostre terre, sentono distante uno spettacolo di questo genere. L’ho potuto verificare in prima persona quando, in occasione di una ripresa di qualche anno fa, portai ad assistervi un gruppo di colleghi giunti a Trieste per un convegno: la reazione fu da un lato di stupore per una storia poco o per nulla conosciuta; dall’altro un limitato coinvolgimento emotivo per quella che, purtroppo, viene ancora oggi percepita come una vicenda esclusivamente locale e non come un dramma che ha riguardato la storia recente del nostro Paese. Lo ha oscenamente e tristemente dimostrato una nota giornalista d’assalto che, non molti giorni fa, con un tweet, ha commentato «adesso basta rompere il c… con e le foibe?».

Alla prima, teatro esaurito in ogni ordine di posti soprattutto da un pubblico composto dai giovani delle scuole. Successo pieno per Cristicchi, per gli allievi della Scuola On Stage – School of Performing Arts di Trieste, per l’Orchestra della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste diretta da Valter Sivilotti che ha partecipato in via straordinaria alle recite al Rossetti e per il regista Antonio Calenda, salito sul palcoscenico al termine dello spettacolo.

 

Si è conclusa a Gorizia la trentaduesima edizione del Festival Teatrale “Castello di Gorizia” – Premio Francesco Macedonio, che il Collettivo Terzo Teatro (giunto al suo quarantacinquesimo anno di attività) organizza nel capoluogo isontino. Una manifestazione che, nel corso degli anni, non solo continua il proprio percorso con grande successo, ma è progressivamente cresciuta, facendo di Gorizia uno dei punti di riferimento per il teatro amatoriale italiano. Quello goriziano, infatti, è ormai considerato uno dei festival filodrammatici più importanti del nostro Paese, prova ne sia che non solo vi si esibiscono le compagnie migliori, ma la partecipazione è estremamente ambita, così come l’ottenimento di uno dei premi in palio costituisce motivo d’orgoglio per il gruppo che lo vince. Otto le compagnie finaliste che tra ottobre e febbraio hanno presentato sul palcoscenico goriziano i loro spettacoli, sottoponendoli al vaglio sia del pubblico (che ha diritto di voto), sia di una qualificata giuria. Il festival che si è da poco concluso è apparso tra i migliori degli ultimi anni, con una serie di spettacoli di ottimo livello, che hanno spaziato dal lavoro classico come La presidentessa di Veber ed Hennequin, La gatta sul tetto che scotta di Williams, Tre sull’altalena di Lunari, Qualcuno volò sul nido del cuculo di Wasserman, o la rivisitazione goldoniana a opera di Giovanna Digito La casa in tel canal; ma anche novità drammaturgiche quali Il raccolto di Giorgia Brusco (spettacolo vincitore della rassegna), L’acquario di Claudio Grattacaso o Prestazione occasionale di Francesco Brandi.

In occasione della serata conclusiva, nel corso della quale si è esibita la pirotecnica Microband, il terzo teatro ha voluto attribuire un premio speciale alla carriera a Riccardo Canali, attore goriziano di eccezionali qualità comiche, per lungo tempo al fianco di Francesco Macedonio e protagonista di tanti spettacoli prima sul palcoscenico del Politeama Rossetti poi su quello della Contrada.

 

 

Simone Cristicchi

in Magazzino 18