RIDERE IN DIALETTO

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di Liliana Bamboschek

Continua a farsi onore la Compagnia dei giovani dell’Armonia che ha presentato al Pellico dal 26 febbraio al 6 marzo la commedia Fora el dente… fora el dolor di Agostino Tommasi, da un’idea di Barillet e Grédy per la regia di Julian Sgherla. Un testo brillante messo in scena con freschezza d’idee e umorismo ha trovato ottima rispondenza nella recitazione scattante degli attori sorretta da una regia dinamica, attenta al susseguirsi incalzante delle battute e delle varie scene. Infatti l’azione si sposta continuamente dallo studio “Denti splendenti” in cui opera Roberto, aitante dentista con poca voglia di accasarsi, al vicino bar vegano “Iris & bisi” gestito dalla ragazza di cui si è innamorato. Le schermaglie fra i due coinvolgono a poco a poco anche il loro amici, i pazienti dello studio dentistico e la segretaria tuttofare. Il dentista dongiovanni, per continuare la sua piacevole vita da scapolo, finge di essere sposato, ma una bugia tira l’altra e alla fine si troverà anche a doversi inventare un divorzio imprevisto. Agostino Tommasi, Silvia Petrinco, Francesca Matcovich, Denir Rudes e tutti gli altri sembrano a proprio agio in questo incredibile e divertente guazzabuglio.

Al teatro dei Salesiani dal 5 al 13 marzo è andata in scena la compagnia Noi…e po’ bon in Magari a caval de mia suocera di Giorgio Fortuna, che ne ha curato la regia. Sempre in gran forma il gruppo dell’Astra, col sostegno di alcuni attori della Barcaccia, ha profuso tutto il suo impegno nell’interpretazione di una commedia di autentico stampo triestino. E quale argomento migliore avrebbe potuto scegliere? La suocera, protagonista di tante commedie, non si smentisce neanche stavolta mettendosi al centro di contrasti e dissapori coniugali con personalità dominante e una lingua priva di freno. È lei Adelina (Patrizia Serpo) il pomo della discordia fra la figlia Andreina (Lorena Loi) e il genero (Claudio Piuca) che fin dalle prime battute si guardano in cagnesco e se le dicono di tutti i colori. Finché in famiglia si pronuncia la parola divorzio e si ricorre all’intervento di un avvocato (Nevio Minto), un vero Azzeccagarbugli che abita nella stessa casa e da quel momento contribuisce a complicare la già intricata situazione. Se ne vedranno delle belle tanto che la commedia a un certo punto assume addirittura toni pirandelliani, ma non vogliamo scoprire troppo la trama. Gran divertimento del pubblico sia per le battute fulminanti che per la spontaneità e bravura di tutti gli interpreti.

La compagnia Ex allievi del Toti ha allestito al teatro Silvio Pellico (12-21 febbraio) Zio Ciano, el re de Sydney, adattamento in dialetto triestino firmato da Walter Bertocchi e per la regia di Paolo Dalfovo e Roberto Tramontini della commedia “Il re di New York” di Bruno Tabacchini e Biagio Izzo. Mentre i due autori napoletani ambientavano la loro storia in America all’epoca dei gangster di origine partenopea, la versione triestina si svolge, ovviamente, in Australia, terra di tanti giuliani emigrati negli anni ’50. I due protagonisti Berto (Walter Bertocchi) e Franca (Barbara Termini), fratello e sorella, sono eredi di Zio Ciano che gestiva a Sydney un bar di schietta impronta triestina. Ma nascono complicazioni e sorprese quando scoprono che il locale è frequentato da strani e loschi individui come Nick Cociancich (Claudio Petrina) e Jim Cantarutti (Marco Stener) e da donne di dubbia moralità (Paola Tramontini). La commedia diventa un’allegra farsa portandoci nell’ambiente della malavita tra un andirivieni di tipi equivoci, escort, polizia e perfino con la scoperta di un tesoro. Gli attori danno una connotazione simpaticamente caricaturale ai vari personaggi creando un clima da autentico film di gangster. Né manca il colpo di scena finale.